di Enzo Beretta 

Pioveva, quel giorno. Il 2 marzo 2003, vent’anni fa, veniva ucciso il sovrintendente capo della polizia ferroviaria Emanuele Petri, assassinato durante un controllo sul treno Roma-Firenze all’altezza di Castiglion Fiorentino da quelli che si sarebbero rivelati i nuovi capi delle Brigate rosse, ossia Mario Galesi, morto nella sparatoria, e Nadia Desdemona Lioce, arrestata e tuttora in carcere per gli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi. 

Le parole di Alma Alma, la moglie di Petri, dice: «Per noi è Lele, per lo Stato mi sono convinta sempre di più che è stata la persona che insieme ai colleghi che ha fermato le Brigate rosse. La fine delle Brigate rosse è iniziata quella mattina durante quel normalissimo controllo di routine, sfociato in una disgrazia assurda. Quella mattina è finito tutto, sono finite le speranze e tutto ciò che c’era prima». Qual è il ricordo di quel giorno? «Ho dei flash che cerco di mettere insieme come un puzzle però mancano alcuni pezzi. Alcuni tornano al loro posto, altri no, e forse non ci torneranno mai. La mia vita con Emanuele sarebbe stata diversa, avevamo in mente di fare insieme diverse cose e invece sono qui da sola. Mi manca sempre di più ed è incredibile che siano già passati vent’anni perché a me sembra passato un attimo».

Medaglia d’oro al valor civile Emanuele Petri, medaglia d’oro al valor civile alla memoria, aveva 48 anni. Salito sul Roma – Firenze 2304 controllando i documenti di due passeggeri, notò qualcosa di strano e contattò la centrale. Erano i terroristi Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce. Galesi, vistosi scoperto, puntò l’arma al collo di Petri e poi fece fuoco. Bruno Fortunato, collega del sovrintendente Petri, fu determinante nel rispondere al fuoco e colpì Galesi, che poi morì. Fortunato, pur ferito gravemente, insieme all’altro collega Giovanni Di Fronzo riuscì ad arrestare la Lioce, poi condannata all’ergastolo.

La cerimonia Questa mattina alla cerimonia per ricordare i venti anni dalla morte del sovrintendente Petri presenti a Castiglion Fiorentino il capo della polizia Lamberto Giannini e il sottosegretario di Stato all’Interno Nicola Molteni. Viene deposta una corona d’alloro in memoria del poliziotto, alla presenza della vedova Alma e del figlio Angelo. La famiglia ha donato un defibrillatore alla Casa Circondariale di Arezzo. La cerimonia si sposta quindi a Tuoro sul Trasimeno (Perugia) dove risiede la famiglia Petri.