Alla fine è stato più esemplificativo lo sfogo di Paolo Brutti contro il suo stesso consigliere comunale Stelvio Zecca di tutto il resto. «Ti invito a smettere di dire cazzate», gli ha detto in faccia, con la sala che applaudiva, a testimoniare che i vertici dell’Italia dei Valori sono tutt’altro che soddisfatti della condotta eccessivamente prudente tenuta in consiglio comunale nei confronti degli incidenti di una settimana fa. «Perugia SIcura», si chiamava l’iniziativa, promossa dal capogruppo Idv in Provincia, Franco Granocchia, presenti il già citato segretario regionale Brutti, il capogruppo in Regione Dottorini, Aviano Rossi e i consiglieri comunali Cardone e Zecca.
E’ in corso una guerra L’Idv chiede provvedimenti duri per tutti coloro che delinquono, compreso chi affitta appartamenti in nero a personaggi legati al mondo dello spaccio o della malvivenza (per i casi più gravi Granocchia prende in considerazione perfino la confisca dell’immobile), con Dottorini che chiede politiche di presidio più attive ed evolute e Brutti che prefigura ipotesi di reato anche per chi consuma droga, portando così acqua al mercato dello spaccio («lo si è fatto per i clienti delle prostitute, non è improprio immaginare di fare la stessa cosa anche per chi consuma cocaina e continua a farlo senza porsi il problema di smettere»). Anche il vicepresidente della Provincia Rossi ha detto che a Perugia è in corso una guerra e che alla guerra ci si va attrezzati, chiamando dunque in causa il Governo centrale.
Come la mafia Una linea che l’Idv tiene da tempo, paragonando il fenomeno dello spaccio a Perugia a quello della mafia a Palermo: con le debite proporzioni, a Perugia la droga ha portato criminalità, connivenze, paura dei cittadini, impoverimento culturale ed economico (drastico il calo di iscritti dell’Università), il tutto grazie anche alla sottovalutazione del problema, un atteggiamento che ricorda molto i commenti dei cittadini alle prese con la mafia, sempre restii a riconoscere il fenomeno. «Non a caso – rincara Brutti – il mercato della droga a Perugia è in mano a mafie alloctone, nigeriane, albanesi, magrebine, che in questi anni si sono incistate nel territorio urbano». Altra novità, la pagina Facebook chiamata Perugia Sicura (http://www.facebook.com/PerugiaSIcura), a cui l’Italia dei Valori ha volutamente tolto il proprio simbolo di partito per offrire un’opportunità a tutti i cittadini di postare foto e segnalazioni sullo spaccio in città e non solo, un presidio pubblico che privilegi le denunce ai commenti e testimoni i luoghi del crimine cittadino.
Perugia SIcura L’intento dei promotori è quello di convogliare in forma più costruttiva la protesta in rete, facendo da ausilio alle forze dell’ordine e al tempo stesso certificando la propria richiesta di aiuto con ora e giorno della chiamata. «Perché sarà anche vero che esistono cittadini mitomani – dice Granocchia – ma ce ne sono molti di più che telefonano chiedendo aiuto e nessuno se li fila. In rete, quantomeno, resterà la traccia della segnalazione». Dovesse avere successo l’iniziativa, con i dati a disposizione sarà possibile costruire una mappa della città disegnata dagli stessi cittadini, ovvero da chi sconta in prima persona il problema, aggiornata di continuo in tempo reale.