Nicola Alemanno

di Chiara Fabrizi

Il Comune di Norcia perde anche il secondo round della battaglia legale sul parcheggio di Porta Romana finanziato con 820 mila euro dell’emergenza terremoto. Sì, perché il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso dell’ente e confermato la sentenza con cui il Tar dell’Umbria, un anno e mezzo fa, aveva considerato carenti le motivazioni alla base del decreto firmato dal sindaco Nicola Alemanno per l’occupazione temporanea d’urgenza dell’area, dando ragione ai cittadini proprietari dei 13 mila mq al centro dell’atto sindacale e del processo. Il municipio di Norcia è stato condannato a pagare 5 mila euro di spese legali ai privati. Vicenda chiusa? Probabilmente no, perché il gruppo di opposizione Noi per Norcia ha reso noto che la giunta ricorrerà alla procedura ordinaria di espropriazione in base a una delibera del marzo scorso.

Norcia, parcheggio di Porta Romana A impugnare la pronuncia di primo grado era stato naturalmente il Comune di Norcia, ma i giudici della Quarta sezione hanno bollato come infondate le tesi sostenute dall’ente, rappresentato dall’avvocato Massimo Marcucci, a cominciare da quella con cui venivano contestati gli atti sui quali i privati avevano chiesto e ottenuto l’annullamento. Secondo la difesa del municipio, infatti, i proprietari dei terreni destinati a parcheggio avrebbero dovuto contestare due ordinanze del Capo del Dipartimento di Protezione civile, anziché il decreto del sindaco. Ma come chiarito dal collegio (presidente Lopilato) quei provvedimenti «non individuavano nello specifico l’area dell’intervento, limitandosi a indicare la zona di riferimento, genericamente definita come “Porta Romana”». Da qui il ragionamento dei giudici, secondo cui «è da escludere che il Comune di Norcia fosse esonerato dall’obbligo di motivare e  ponderare tutti gli interessi in gioco», nel momento in cui ha proceduto all’occupazione temporanea d’urgenza dei 13 mila mq.

Comune perde battaglia legale In questo quadro, infine, il Consiglio di Stato giudica «non sufficienti i meri rinvii alle ordinanze di Protezione civile contenuti nel decreto del sindaco», semplicemente perché «non sono in grado di assicurare idoneo supporto motivazionale» e di conseguenza disattendono «l’obbligo del Comune di esporre le ragioni che hanno condotto a individuare proprio quell’area». Anche i giudici di secondo grado, dunque, condividono la sentenza del Tar in ordine «al difetto di istruttoria, per mancata valutazione di altri siti, e di motivazione sula scelta dell’area». La Quarta sezione, infine, fa notare, al pari di quanto fatto dal collegio dell’Umbria, sia che «l’area a parcheggio da sostituire temporaneamente misurava 2.328 mq, mentre quella occupata avrebbe una estensione di circa 13 mila mq», sia che i terreni dei privati per diventare area di sosta «necessitano di opere di regimentazione e mitigazione delle acque superficiali e sub-superficiali, non preventivate né quantificate». Ergo: ricorso respinto e Comune condannato a pagare le spese legali.

Opposizione: «Giunta procede con l’esproprio» Il gruppo di opposizione Noi per Norcia, guidato dal capogruppo Giampietro Angelini, fa poi notare che «il 22 marzo scorso la giunta comunale ha deliberato di ricorrere alla procedura ordinaria di espropriazione ‘senza ulteriore adozione di appositi atti di giunta’ qualora il pronunciamento del Consiglio di Stato fosse stato avverso al Comune di Norcia», così come è stato. La mossa dell’amministrazione viene giudicata «un evidente accanimento» su un progetto che la minoranza considera «un ulteriore, deleterio e inutile consumo di suolo che non tiene affatto conto della possibilità di recupero delle aree già presenti nel territorio e che oggi sono state temporaneamente occupate da strutture di delocalizzazione che dovranno essere smontate non appena effettuata la ricostruzione».

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