di Daniele Bovi
«Asfissia perinatale grave», «paralisi cerebrale con encefalopatia multicistica da sofferenza anossico-ischemica» ed «epilessia farmaco resistente». Sono queste alcune delle gravi patologie che hanno provocato a una neonata, venuta al mondo nel gennaio 2011 all’ospedale Santa Maria della misericordia di Perugia, un’invalidità del 90 per cento. La colpa, secondo la Procura della Corte dei conti dell’Umbria, è di un’ostetrica per la quale mercoledì è stata richiesta la condanna a un risarcimento di 800 mila euro.
Il caso Come ricostruito nel corso dell’udienza che si è tenuta di fronte alla Sezione giurisdizionale, presieduta da Piero Carlo Floreani, per questo episodio l’Azienda ospedaliera nel maggio 2016 ha corrisposto alla famiglia della piccola un risarcimento di 800 mila euro, poi ‘coperto’ dalla Regione alla quale ora l’ostetrica, secondo la Procura, dovrebbe restituire i soldi. Per il pm Francesco Magno il danno erariale è addebitabile a titolo gravemente colposo: per la Procura c’è stata una grave disattenzione da parte dell’ostetrica, che non avrebbe interpretato a dovere alcuni parametri e poi non avrebbe richiesto l’intervento del ginecologo e del medico di guardia. Questo sarebbe provato anche da sei consulenze mediche. Oltre a ciò, per la Procura a differenza di quanto sostenuto dalle difese il parto non sarebbe stato a rischio.
La difesa A difendere l’ostetrica è l’avvocato Antonio D’Acunto che in primis ha voluto sottolineare un elemento «di equità sostanziale: non si possono chiedere 800 mila euro a una persona che ne guadagna 1.800 e che, quindi, non potrà mai restituirli. È una cifra monstre che non sta né in cielo né in terra». Per l’avvocato è ampiamente dimostrato che si trattava di un parto a rischio (indotto in via farmacologica) per il quale la professionista non può essere considerata responsabile: «L’ostetrica – ha sostenuto D’Acunto – non può essere lasciata sola, è il medico che deve spiegare cosa bisogna fare in questi casi». Per D’Acunto manca poi la prova della mancata chiamata dell’ostetrica, motivo per cui la difesa ha chiesto che vengano sentiti dei testi per ricostruire con precisione l’accaduto e che venga commissionata una consulenza tecnica d’ufficio. Secondo una perizia della difesa poi «c’è l’altissima probabilità che il danno non derivi da quella, chiamiamola, omissione. Si potrebbe trattare di problemi di molto antecedenti al parto». Nelle prossime settimane arriverà la decisione della Sezione.