Non ci sono forme di radicamento stabili di strutture criminali di tipo mafioso in Umbria, ma le sue caratteristiche di benessere sociale hanno aperto a possibilità di ‘lavaggio’ di denaro sporco. E’ quanto emerge dalla relazione del secondo semestre al parlamento della Dia. Insomma sono state esaminate attività e strategie per il riciclaggio di capitali illeciti in un fiorente tessuto economico sociale, caratterizzato da piccole e medie imprese.
Queste infiltrazioni sono state anche favorite dalla presenza di numerose famiglie di detenuti, appartenenti alla Ndrangheta e alla camorra, che sono rinchiusi nelle carceri di Terni e di Spoleto. Pur di garantire la vicinanza ai cari arrestati, queste famiglie hanno colto l’occasione per trasferirsi in contesti più favorevoli, come l’Umbria. Si tratta prevalentemente di famiglie di origini calabresi e campane. Sono state registrate presenze di affiliati alle ndrine Mannolo, Zoffreo e Trapasso di San Leonardo di Cutro, provincia di Crotone, e della ndrina Comisso di Siderno, in provincia di Reggio Calabria. E’ stata inoltre documentata l’operatività di affiliati alla criminalità organizzata campana, e quindi ai clan dei Casalesi, dei Fabbroncino e dei Terracciano. Inoltre sono stati documentati attività messe in piedi da sodalizi stranieri, prevalentemente costituiti da nigeriani e albanesi, interessati al traffico della droga, all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione.
Nel Capoluogo di Regione è stata da tempo riscontrata la presenza di soggetti contigui ad alcune ndrine calabresi che risulterebbero attivi nelle infiltrazione del settore economico e nel traffico degli stupefacenti. E’ stato compiuto un sequestro di asset societari e rapporti finanziari per un valore stimato di circa 8 milioni di euro riconducibili agli eredi di un esponente di vertice della cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro e a un imprenditore calabrese, entrambi esponenti di riferimento della ndrangheta nel territorio umbro. A Perugia, inoltre, è stata riscontrata anche la presenza di alcuni soggetti ritenuti vicini a clan di camorra. La provincia di Perugia si confermerebbe un qualificato snodo per il mercato illecito della droga, gestito per lo più da organizzazioni criminali, anche straniere.
Secondo quanto emerge dalle attività investigative, esisterebbe una ripartizione di ruoli e di aree d’influenza tra
diverse matricí straniere. I sodalizi nigeriani risulterebbero attivi nell’aprovvigionamento dell’eroina, quelli albanesi per la cocaina. Gli albanesi peraltro, mostrano un elevato grado di organizzazione che consente loro la gestione dell’intero ciclo, dall’approvvigionamento generalmente eseguito in Olanda, fino alla lavorazione e quindi, alla conclusiva attività di spaccio. I grossi profitti del traffico della droga vengono reimpiegati nella nascita di aziende, quali negozi commerciali, ristoranti, attività turistiche, in Umbria come in Albania.
Viene anche ricordato che il Prefetto di Perugia ha emesso 2 provvedimenti interdittivi a carico di altrettante società ritenute a serio rischio di infiltrazione mafiosa.