La sede della Corte dei conti (©Fabrizio Troccoli)

di Daniele Bovi

Sono stati uno shock settico da peritonite biliare e una broncopolmonite batterica le conseguenze di una lesione provocata a un paziente che, nel 2013, è morto all’ospedale di Terni dopo un normale intervento di colecistectomia laparoscopica. Il caso è stato trattato mercoledì davanti alla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Umbria, presieduta da Piero Carlo Floreani. Complessivamente sono cinque i medici chiamati a comparire davanti alla magistratura contabile, per i quali la Procura chiede la condanna a un risarcimento di 740 mila euro a favore della Regione.

Il caso Il pubblico ministero Francesco Magno ha messo in evidenza le criticità, riscontrate sia prima che dopo l’operazione, e che «l’estrema diligenza e cura» evidenziata dalle difese andrebbe in contrasto con il fatto che due imputati su cinque hanno scelto il rito abbreviato. La Procura ha messo poi sul tavolo le relazioni mediche di parte e della compagnia assicurativa, dalle quali è emersa la lesione al dotto biliare provocata durante l’operazione. Lesione nonostante la quale «i convenuti hanno scelto – ha detto Magno – di non convertire l’operazione; fatto che avrebbe permesso di avere una più ampia visione del campo operatorio».

La difesa Di tutt’altro avviso ovviamente le difese secondo le quali l’assicurazione ha confezionato sì «un ottimo prodotto, ma a vantaggio del convenuto dato che c’è tutto l’interesse a scrivere quanto affermato». Per i legali però ci sono «altrettanti autorevolissimi pareri che dicono l’esatto contrario: come fa allora la Corte a scegliere da quale parte stare?». Tutti motivi per i quali la difesa ha chiesto una consulenza tecnica d’ufficio così «da stabili se ci sono o meno responsabilità e colpa grave». Nulla dimostrerebbe a proposito di quanto accaduto poi, secondo gli avvocati, il fatto che due dei convenuti abbiano scelto il rito abbreviato.