Vincenzo Bosco, 40 anni da compiere

di Enzo Beretta

L’inchiesta sulla morte di ‘Bonzetto’ va avanti. La Procura di Perugia vuol vederci chiaro sul decesso di Vincenzo Bosco, avvenuto il 26 aprile scorso all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia dove era entrato per sottoporsi a una semplice settoplastica per raddrizzare il setto nasale deviato. Dopo l’anestesia e i primi problemi respiratori il 39enne romano era stato sottoposto a Rx e Tac: gli esami avevano evidenziato nei bronchi la presenza inquietante di un ago da insulina lungo un paio di centimetri. 

Le indagini Dopo aver iscritto nel registro degli indagati i nomi di due otorinolaringoiatri, altrettanti anestesisti e due infermieri il sostituto procuratore Franco Bettini aveva assegnato la consulenza al medico legale Massimo Lancia e al collega Andrea Arcangeli, specialista in anestesia e rianimazione. Le conclusioni furono positive per gli indagati: «L’operato dei medici anestesisti rianimatori dell’Azienda ospedaliera di Perugia che ebbero modo di prestare la loro assistenza a Vincenzo Bosco – si legge – fu pienamente rispettoso delle linee guida e delle buone pratiche mediche. Si può affermare con assoluta certezza che nessun elemento di responsabilità può essere loro ascritto. Un’attenta lettura della documentazione clinica ha permesso di escludere in modo certo negligenze o superficialità nella condotta medica e nelle decisioni cliniche adottate». E aggiungevano: «Le cause del decesso sono da ricondursi a una grave insufficienza respiratoria acuta secondaria ad una polmonite, favorita dalla presenza di un corpo estraneo (ago da insulina) localizzato nel bronco sinistro in un paziente affetto da molteplici patologie tra cui epatite cronica da Hcv, asma bronchiale, epilessia, obesità. È verosimile che la polmonite sia stata favorita anche dalla recente infezione virale da Sars-Cov-2» ma, in ogni modo, «Vincenzo Bosco era affetto da patologie pregresse che avrebbero sconsigliato l’esecuzione dell’intervento chirurgico previsto». 

I CONSULENTI: «L’AGO? FORSE INGOIATO DURANTE UN’INIEZIONE»

Supplemento di consulenza Il pm è andato comunque avanti mediante un supplemento di consulenza, nel quale gli stessi Lancia e Arcangeli il 24 gennaio specificano, tra le altre cose: «Per quanto riguarda l’anestesia quale possibile momento in cui ha avuto inizio il processo patologico che dopo qualche giorno è esitato nel decesso, si può affermare che la fase di induzione dell’anestesia, seguita dall’intubazione endotracheale del paziente e dall’inizio della ventilazione a pressione positiva, ha sicuramente rappresentato un evento che ha contribuito ad alterare il precario equilibrio che aveva consentito, fino a quel momento, il mantenimento di un sufficiente compenso respiratorio. Bisogna però considerare che il quadro polmonare che si documentò con l’esecuzione della Tc del torace mise in evidenza, oltre al corpo estraneo di tipo metallico, anche la presenza di una estesa area di consolidamento polmonare che interessava globalmente il polmone sinistro. Il quadro descritto corrisponde ad una grave polmonite che comprendeva nella sua globalità il polmone sinistro. Tale situazione avrebbe, con tutta probabilità, provocato nel giro di qualche giorno un quadro di scompenso respiratorio il cui esito finale sarebbe stato, verosimilmente, lo stesso che poi effettivamente ebbe a verificarsi. In pratica, si può affermare che l’induzione dell’anestesia abbia, verosimilmente, anticipato un evento patologico che di li a pochi giorni si sarebbe con tutta probabilità ugualmente manifestato. L’infezione Covid 19 aveva determinato l’insorgenza di una grave polmonite sicuramente favorita dalla fragilità del paziente».

Vincenzo Bosco, ‘Bonzetto’ per gli amici, aveva 39 anni ed era un tifoso della Roma

Interrogatori In questi giorni gli indagati sono stati interrogati in Procura: alcuni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, altri hanno replicato alle domande del pm. Nonostante le conclusioni degli esperti all’esito dell’accertamento tecnico non ripetibile, come detto favorevole agli indagati, e alcune istanze di archiviazione già depositate alla cancelleria della Procura, il magistrato sembra intenzionato ad andare avanti. L’inchiesta potrebbe perfino riservare altre novità con nuove iscrizioni nel registro degli indagati. Sono impegnati nelle difese gli avvocati Maria Bruna Pesci, Giancarlo Viti, Melissa Cogliandro, Ilario Taddei e Riccardo Fasi. 

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