di Francesca Marruco
La diga di Montedoglio è crollata perché «è stata costruita con materiali non conformi». Sono le parole del procuratore capo di Arezzo Carlo Maria Scipio che insieme all’assegnatario del fascicolo, il magistrato Roberto Rossi, hanno portato avanti l’indagine aperta dopo il crollo di una porzione di diga avvenuto il 29 dicembre dello scorso anno.
Potevano cedere anche altri conci «Non c’è stato nessun sisma dietro il crollo di Montedoglio, nessun fattore esterno che lo ha determinato, dipende tutto da fattori interni comuni a tutti i conci», hanno detto ancora i magistrati che hanno illustrato alla stampa lo stato delle indagini dopo il deposito della consulenza chiesta dalla procura. «Quello che è successo al concio crollato – hanno sostenuto ancora i magistrati – secondo le conclusioni dei periti, poteva succedere anche a tutti gli altri». Gli esperti nelle loro conclusioni hanno parlato infatti di «difetti di costruzione e nei materiali usati» che «possono interessare altre porzioni dell’opera di scarico superficiale».
L’INTERVISTA AL PROGETTISTA: QUALCUNO HA SBAGLIATO
L’acqua e il cemento A contribuire al crollo del concio sarebbero state le infiltrazioni d’acqua che hanno trovato terreno fertile in una costruzione non fatta ad opera d’arte. L’acqua si sarebbe infiltrata nel cemento fino a ad arrivare ai ferri che alla fine non hanno fatto più presa, sfilandosi di fatto dalla struttura e facendo crollare tutto.
Cercare le ditte L’inchiesta fino ad ora è stata contro ignoti, ma visti i risultati della consulenza, si indirizzeranno ora verso tutte le imprese che dagli anni 70 in poi hanno messo le mani nella costruzione della diga. «Il nostro lavoro inizia adesso» hanno sostenuto ancora i magistrati evidenziando la necessità di rintracciare tutte le ditte che si sono susseguite nella realizzazione dell’opera. Per verificare se esistano o meno profili penali a loro carico. Il reato ipotizzato fino ad ora contro ignoti è «disastro colposo», e bisogna controllare se era possibile prevedere l’eventualità di un crollo visto come sarebbero stati fatti i lavori.
Presto i lavori di recupero Quanto alla diga attualmente contiene acqua per metà della sua portata. La parte interessata dal crollo verrà dissequestrata a giorni per permettere di eseguire i lavori che dovrebbero riportarla alla normalità. «Cronologicamente è la nostra priorità – ha riferito Scipio – un’estate è passata senza grossi disagi, ma è impensabile che possa trascorrerne un’altra». I materiali riguardanti il crollo invece rimarranno sotto sequestro e verranno spostati in un altro posto per ulteriori indagini
Dottorini e Brutti: inquietante «Se le conclusioni della perizia disposta dai pubblici ministeri di Arezzo fosse confermata, saremmo di fronte ad un disastro prevedibile e inquietante per le motivazioni che lo hanno provocato. Adesso occorre effettuare controlli sistematici sull’intera struttura, compresa la parte interrata, per escludere in modo perentorio e circostanziato che i materiali e le modalità di costruzione del resto dell’invaso siano gli stessi utilizzati per la paratia che ha subito il crollo». Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale e Paolo Brutti, consigliere e segretario del partito, intervengono sui risultati della perizia predisposta dalla procura di Arezzo sul crollo di Montedoglio. «Va aggiunto – spiegano poi i due – che il crollo strutturale della paratia è un evento rarissimo, se non addirittura unico. I terribili incidenti occorsi alle dighe, in tutto il mondo, sono sempre stati originati da frane o cedimenti di terreno, mai delle strutture in cemento armato, che dovrebbero essere tarate per sollecitazioni di gran lunga superiori al massimo della capienza. Il crollo è dunque un evento incredibilmente grave che solo una serie di coincidenze fortunate non ha reso micidiale per le popolazioni limitrofe».
Cirignoni: tutelare la sicurezza Il capogruppo regionale della Lega Nord, Gianluca Cirignoni interviene sulle «notizie che giungono dalla procura di Arezzo in merito all’esito delle perizie eseguite per appurare le cause del crollo, avvenuto quasi un anno fa, alla diga di Montedoglio. Stando a questi referti – osserva l’esponente del Carroccio – si è trattato di una concatenazione tra difetti di costruzione e inadeguatezza dei materiali usati, confermando i più cupi presagi e lasciando letteralmente sconcertati per la leggerezza e l’approssimazione con cui si è costruito un invaso di tale portata sopra la testa di decine di migliaia di persone». A questo punto – sottolinea il capogruppo leghista – «la priorità non è riportare l’invaso alla sua capienza, ma garantire e tutelare la sicurezza della popolazione della Valtiberina toscana e dell’altotevere umbro, procedendo con circospezione e puntigliosità ad una verifica generale sulla tenuta della struttura nel suo complesso senza tralasciare nulla». E proprio su questo punto, Cirignoni annuncia la presentazione di una interrogazione urgente con la quale chiede di conoscere, per iscritto, se «la Giunta regionale vorrà attivarsi in tal senso. E’ ovvio a questo punto – conclude – che nessuno, nemmeno il nuovo ‘baraccone’ istituito dalle Giunte di Umbria e Toscana, potrà pretendere di utilizzare l’acqua di Montedoglio senza tener conto delle legittime istanze di sicurezza della popolazione».
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