di Chiara Fabrizi
Sono stati liberati alle 4.30 del mattino, 3.30 ora italiana, dopo lunghi ed estenuanti negoziati condotti dal console Ana Cecilia Bonilla Taviani. Gli otto italiani, tra cui il folignate Fabrizio Figoli, e i due spagnoli ostaggio dei 4.500 operai egiziani della Ceramica Cleopatra di Ana Sokha, nel distretto di Suez, stanno bene. Fonti dell’Ambasciata italiana riferiscono che la squadra di tecnici è già stata trasferita al Cairo e tra qualche ora potranno tornare in Italia.
La liberazione nel cuore della notte Alcuni spiragli per la trattativa si erano registrati già nella prima serata di ieri quando le autorità diplomatiche al Cairo, su indicazione della Farnesina, hanno avviato una serie di contatti con i più alti dirigenti del Consiglio Supremo delle forze armate e con il ministero degli Esteri egiziano. Poco dopo la mezzanotte i rappresentanti sindacali degli operai egiziani hanno ceduto e alle 4.30 del mattino, 3.30 ora italiana, gli otto italiani e i due spagnoli sono usciti dalla fabbrica di Ana Sokha, Suez.
Fabrizio torna a casa La gioia della buona notizia si è immediatamente diffusa nella città della Quintana dove Fabrizio Figoli 36 anni, marito e padre di un bimbo piccolo, è particolarmente conosciuto. Tra i familiari e amici nelle ultime ore era cresciuto quel senso di apprensione e insicurezza. A metà mattinata, invece, la notizia della liberazione e la gioia di vedere al più presto Fabrizio, da qualche tempo trasferitosi in Emilia per lavoro.
«Stanno bene e sono tranquilli» I dieci consulenti tecnici, dopo controlli medici e sanitari, sono stati accompagnati dalle autorità diplomatiche italiane nella capitale egiziana. «Stanno bene, sono tranquilli e ringraziano l’Ambasciata per il lavoro svolto», questo riferiscono all’Ansa alcune fonti della Farnesina. Ma durante il sequestro la paura, specie per i familiari in Italia con cui tuttavia gli ostaggi sono sempre rimasti in contatto, è stata grande. In particolare, giovedì gli otto italiani, tenuti sotto sequestro all’interno della sala conferenze della fabbrica egiziana, apparivano particolarmente stanchi e provati.
Le rivendicazioni degli operai egiziani I lavoratori della Ceramica Cleopatra erano in protesta da sabato, ma solo lunedì, al momento della partenza della squadra di consulenti italiani e spagnoli, è scattato il sequestro. I dieci tecnici sono stati accompagnati nella sala conferenza e, salvo per il primo giorno, hanno sempre ricevuto un trattamento discreto. I 4.500 operai egiziani hanno organizzato la protesta, sfociata poi in un sequestro, per tornare a chiedere, come già fatto un paio di mesi fa, il riconoscimento di due giornale di riposo settimanali, l’aumento dell’indennità di rischio e il pagamento di indennizzi per gli anni passati.