L'imprenditore Stefano Roscini

di Ivano Porfiri e Enzo Beretta

Arrestato su ordine del gip di Pescara l’imprenditore folignate Stefano Roscini, 49 anni, noto in provincia anche per aver sostenuto il quotidiano locale Nuovo Corriere Nazionale. Le accuse contestate riguardano l’associazione per delinquere, tentata estorsione, falso ideologico, corruzione della pubblica funzione, induzione indebita e turbata libertà degli incanti. Tra pubblici ufficiali, tecnici progettisti e imprenditori sono sette i destinatari della misura cautelare: insieme a Roscini gli altri due umbri coinvolti si chiamano Giampiero Piccotti, 80 anni, ex colonnello dell’Esercito, e Angelo Riccardini, geometra 55enne, entrambi di Gubbio.

L’inchiesta di Pescara L’operazione «Earthquake» del Corpo forestale dello Stato ha acceso i fari sulla gestione della ricostruzione post-sisma in Abruzzo del 6 aprile 2009, più in particolare su quella degli edifici privati nei Comuni di Bussi sul Tirino (Pescara) e sulla scuola elementare V. Clemente di Bugnara (L’Aquila). Secondo l’accusa il Piano Abruzzo, così era stato definito da alcuni degli indagati, prevedeva l’accaparramento degli incarichi di progettazione degli aggregati edilizi del cratere, in maniera da acquisire un’indebita posizione di monopolio degli affidamenti dei lavori. Secondo l’accusa attraverso la corruzione di pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio (tecnici dei consorzi privati aventi diritto alla ricostruzione finanziata dallo Stato) le ditte sarebbero state costrette ad erogare somme di denaro per poter entrare nel cerchio magico degli appalti.

Numeri, lavori, auto L’inchiesta, relativa a fatti che vanno dal 2010 al 2016, ha portato al sequestro preventivo di 331 mila euro considerati profitto del reato di corruzione. Il buon esito dell’istruttoria per la richiesta del contributo – si è appreso – veniva garantito dal responsabile dell’Ufficio Tecnico della Ricostruzione n. 5 del cratere aquilano che come contropartita della vendita degli atti del proprio ufficio otteneva la promessa della corresponsione di denaro (importi pari al 5% del valore degli appalti, per un importo di circa 29 milioni di euro) oltre alla corresponsione di utilità come lavori edili gratuiti presso un’abitazione di proprietà, la disponibilità di un’auto e l’assunzione di un familiare presso una ditta affidataria dei lavori.

L’imprenditore coraggioso Le indagini hanno preso il via dalle dichiarazioni di un imprenditore umbro aggiudicatario di tre mega-appalti al quale era stata chiesta dal direttore dei lavori una tangente del 12 per cento: 960 mila euro. «Ha rifiutato tale proposta, ritenuta per sé eccessivamente gravosa, rinunciando dunque all’appalto con enorme danno economico per la propria impresa».

«Sostanziale monopolio» Scrive il gip che gli indagati hanno elaborato un programma per realizzare profitti illeciti. Come? Mediante l’assunzione di numerosi incarichi per progettare aggregati edilizi, assumendo in questo modo una «posizione di sostanziale monopolio» che ha consentito di imporre condizioni alle ditte costruttrici, costrette a erogare soldi per ottenere incarichi ed entrare nel giro. Dal Piano Abruzzo sequestrato a Piccotti e «teso ad assicurarsi la gestione dei futuri lavori di ricostruzione degli aggregati edilizi» spuntano i «nuovi accordi scelta soggetti attuatori progetti e imprese» ma anche le preoccupazioni sui «contrasti deleteri per gli affari». In un’agenda Roscini ha invece appuntato il «patto di non concorrenza». La «linea d’azione» è stata pianificata anche in un incontro svolto a Perugia. In una lettera il perito Riccardini scrive: «Il risultato finale sarà garantito soltanto dal mantenimento dei ruoli organizzativi e gerarchici noti». Secondo il giudice abruzzese Gianluca Sarandrea è «evidente che tutte le ditte appaltatrici sono state segnalate direttamente dai tecnici Emilio Di Carlo e Marino Scancella ai presidenti degli aggregati i quali si sono limitati a comunicare i dati alle assemblee dei consorziati per la votazione di rito». Ancora: «Le ditte facenti parte del consorzio Ges.com hanno ricevuto commesse di lavori per un totale di 29 aggregati pari ad un valore di 29,5 milioni sui 39 aggregati totali».

«Socio occulto» Nel maggio 2012 viene costituito il consorzio Ges.com utile a «gettare le basi per la realizzazione delle dinamiche corruttive». «Socio occulto» è «anche» Roscini («procuratore legale della Ulisse Immobiliare Srl, Roscini Impianti Srl e consorzio Ges.com») il quale «aveva finanziato tutta l’attività propedeutica all’acquisizione delle commesse per 300 mila euro» che «il futuro consorzio gli avrebbe dovuto restituire».

Il ‘sistema’ La necessità di costituire un consorzio di imprese per raggiungere l’obiettivo di assumere una posizione pressocché di monopolio nell’affidamento dei lavori di ricostruzione – è spiegato nell’ordinanza – derivava dal fatto che, se è vero che le ditte appaltatrici, tramite i progettisti locali potevano offrire la propria disponibilità sul mercato, poi in concreto la gestione dell’attività di progettazione e amministrativa andava assicurata. I progettisti locali avevano acquisito commesse che non avrebbero potuto portare a termine e, dunque, nella consapevolezza del loro affidamento a terzi, in contropartita della disponibilità dei lavori ottenuti dai presidenti dei consorzi tramite rapporti fiduciari personali, potevano garantire il buon esito dei pagamenti dei Sal e il positivo esperimento delle pratiche di ammissione al contributo, «atteso il rapporto corruttivo tra Ges.com e Angelo Melchiorre (pubblico ufficiale, responsabile della fase amministrativa di ammissione al contributo statale, ndr), assumendo una posizione di illecito controllo del mercato delle opere della ricostruzione, sottratte alla libera concorrenza».

Ghost-writers In questo presunto schema gli umbri Piccotti e Riccardini, intercettati, individuavano i tecnici «ghost-writers». Per loro «la gestione della progettazione è fondamentale poiché gestire la progettazione significa avere modo di indurre le ditte appaltatrici» (vittime di «una sorta di estorsione») a versare una percentuale di denaro oscillante tra il 17 e il 20 per cento del valore della commessa». Tutto ciò mentre i progettisti locali «avrebbero incassato la parcella intera senza svolgere nessuna attività».

La figlia assunta Dalle indagini emerge anche l’assunzione della figlia di Melchiorre presso la ditta Sacit Srl di Catania di proprietà della famiglia Roscini, «a partire da gennaio 2013, ovvero lo stesso mese in cui Piccotti ha rimodulato la percentuale di denaro da corrispondere a Melchiorre». Il contratto a tempo determinato di pochi mesi prevedeva uno stipendio lordo di 1.800 euro ma alla Forestale non risulta che la giovane si sia mai recata nel capoluogo siciliano. Commenta con la madre «di essere stata assunta da una società che non sa nemmeno dove sia» ma da gennaio 2013 ad agosto 2014 risulta una retribuzione totale di 38.615 euro».

I super-compensi Risulta dalle carte che l’architetto Emilio Di Carlo, pescarese, abbia ottenuto «ben 17 incarichi di progettazione di altrettanti aggregati» da ditte consorziate Ges.com per un importo di 542.877 euro. Negli uffici perquisiti di Roscini ecco l’«accordo riservato» stipulato dieci giorni prima della nascita di Ges.com tra Piccotti e il professionista: «Per tutte le opere che il consorzio realizzerà nel Comune di Bussi, che andranno a buon fine e comporteranno i relativo pagamento, il consorzio corrisponderà ad Emilio il 2 per cento». Secondo le indagini «le dazioni» di Roscini a Di Carlo «risultano in parte mascherate con la retribuzione che la ditta Rosafin» dell’imprenditore folignate effettua alla moglie assunta a tempo indeterminato ma mai vista dalla collaboratrice che da sei anni lavora con Roscini. Che, secondo gli accertamenti, si reca a fare spesa o in farmacia a Pescara anziché in ufficio ad Assisi. L’altro architetto Scancella, affidatario di 15 incarichi, incassa 154 mila euro. Ma da un file Excel rinvenuto nel pc di Roscini, denominato Copia di lavori Abruzzo 101214, sono riportati tutti i lavori a Bussi, le percentuali, i ghost-writers: «Il totale dei lavori affidati nel Comune di Bussi, secondo tali dati, è di 17,4 milioni».

L’auto a noleggio Nelle carte è anche spiegato che Roscini ha pagato 2.637 euro ad una società di Sulmona per il noleggio di un’auto Lancia Musa utilizzata da Melchiorre.

Le parole dell’avvocato Mario Monacelli «Per quanto riguarda il geometra Riccardini siamo assolutamente convinti di dimostrare l’assoluta estraneità ai fatti che gli vengono contestati – dichiara il penalista Mario Monacelli -. Nelle sedi opportune faremo chiarezza sulla posizione dell’indagato e posso già anticipare che avanzeremo istanza di revoca della misura».

L’attacco della Lega Nord «E’ vergognoso – scrive in una nota Emanuele Fiorini della Ln – quanto sta emergendo in relazione all’indagine del Corpo Forestale dello Stato per presunte frodi e affari loschi riferiti alla ricostruzione post-sisma dell’Aquila. Speculare sui disastri e sulle disgrazie delle persone è un crimine orribile e ci auguriamo che i colpevoli siano puniti severamente».

2 replies on “L’editore, il geometra e l’ex colonnello: le accuse agli umbri arrestati per gli appalti in Abruzzo”

  1. speriamo che tutto il lavoro svolto ,,,,,intercettazioni,indagini ecc.,,,,,((e i soldi spesi per tutto ciò)))) non vada cancellato da qualche giudice

  2. Com’è andata a finire la vicenda? Se ne sa più nulla degli imprenditori coinvolti?

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