di Ivano Porfiri
Il modo migliore di capire è vedere e ascoltare. Umbria24.it ha deciso di proporvi il racconto per immagini della manifestazione di Roma, sia nella prima parte pacifica, che nella degenerazione violenta. Le pubblichiamo in tre distinte fotogallery di Sergio Saggiomo, Chiara Fabrizi e Matteo Baglioni. E vi riferiamo di voci inquietanti dal corteo.
Tanti umbri C’erano tanti umbri nella follia di Roma. Tanti umbri tra i manifestanti pacifici, ma c’erano umbri anche tra i violenti. Nessuno è stato arrestato, ma diversi testimoni riferiscono che nel momento dello scontro verbale tra le due anime del corteo hanno visto e sentito voci familiari. Ve le riferiamo con tutte le cautele che servono in queste occasioni, tutelando l’anonimato di chi dopo aver visto la furia devastatrice, legittimamente, non vuole esporsi. Di certo ora le forze dell’ordine sono al lavoro per identificare chi ha la colpa di aver devastato Roma e l’immagine di una rivendicazione legittima di diritti.
LA PRIMA FASE DEL CORTEO: ALLEGRIA E LE PRIME AVVISAGLIE DEL PEGGIO (di Sergio Saggiomo)
CRONACA DELLA GUERRIGLIA (di Chiara Fabrizi)
LA GUERRA DI ROMA VISTA DALLA PANCIA DEL CORTEO (di Matteo Baglioni)
Caschi neri, voci familiari «Nel momento in cui il corteo cercava di respingere i violenti, tra quelli con i caschi neri ho sentito distintamente due persone parlare perugino». Era alla manifestazione degli «indignados» insieme alla sua fidanzata, un ragazzo umbro. Indignati come ta stragrande maggioranza delle persone presenti al corteo di Roma: arrabbiati ma non violenti. Di fronte si sono trovati bestie, avanzi di galera, che hanno messo a ferro e fuoco la città con una strategia premeditata e le forze dell’ordine, probabilmente concentrate su altri possibili bersagli dei violenti che si sono fatte trovare impreparate dal lato di via Labicana e San Giovanni in Laterano. «Alcuni black bloc erano umbri, anzi peruginissimi – conferma un’altra ragazza – e anche tra i più esaltati». Starà alle forze dell’ordine ora confermare queste voci.
Il giorno dopo Il giorno dopo la follia, Roma intanto si è risvegliata profondamente ferita. Le strade intorno a piazza San Giovanni mostrano i segni della battaglia ingaggiata da centinaia, forse migliaia di teppisti con le forze dell’ordine. Tra le immagini che hanno colpito di più quella della Madonna distrutta gettata a terra. I mezzi della nettezza urbana stanno completando il lavoro di ripulitura iniziato al termine degli scontri. Ma restano le auto e i cassonetti bruciati, i tratti di selciato divelti per fare dei sampietrini proiettili, le facciate delle banche, dei negozi e degli alberghi assaltati annerite dal fumo degli incendi.
Caccia ai teppisti Il conto dei danni è ancora tutto da fare, mentre quello dei feriti è rimasto fermo a circa una settantina, di cui tre gravi, tra black bloc, manifestanti e forze di polizia. Venti le persone fermate, 12 quelle arrestate: queste ultime cifre sono destinate a salire nelle prossime ore e nei prossimi giorni, quando altri responsabili delle violenze saranno identificati grazie ai filmati delle telecamere e alle testimonianze. La maggior parte dei teppisti hanno fatto ritorno alle città di provenienza e si cercherà di individuarli grazie alla collaborazione con le autorità locali.
Queste le ultime parole dell’attuale presidente del consiglio, emerse dalle intercettazioni dell’inchiesta di Pescara: “Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c’è un’alternativa…”.
E poi ancora: “Poi quando in Parlamento decidono qualcosa che alla sinistra non va, interviene il presidente della Repubblica che intanto non te la fa fare prima… come quella delle intercettazioni… e poi passa tutto alla Consulta, che hanno occupato, e con undici giudici la bocciano (…)”
Potete verificare quì’:
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/17/news/berlusconi_lavitola-23345546/?ref=HREA-1
Ora io vi chiedo, le forze dell’ordine sono a difesa dello Stato, giusto? E cos’è lo Stato oggi? Da chi è rappresentato il governo italiano?
Se le parole del presidente del consiglio le avesse pronunciate qualcuno di noi – lei Direttora o voi eminenti opinionisti – che cosa ci sarebbe accaduto? Come minimo ci avrebbero accusato di essere degli eversori e probabilmente ci avrebbero già arrestato senza darci nemmeno il tempo di fiatare. Viviamo uno Stato, quello rappresentato dalle istituzioni, che non solo non è in grado di garantire più la sicurezza di una pacifica manifestazione, ma ci toglie giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, la possibilità di lavorare, studiare, vivere un presente ed un futuro dignitosi. Poi viviamo un altro stato, ma sarebbe più giusto dire un altro paese, fatto di milioni di persone in difficoltà, licenziate, ricattate, sfruttate, senza prospettive, in grado di avere un’occupazione stabile solo oltre i 40 anni, quando circa la metà della nostra vita l’abbiamo già vissuta, ma che nonostante tutto, quando occorre, alzano ancora la testa e fanno sentire la loro voce. E allora?
Allora in questo quadro si riempiono i giornali, tutti, solo ed unicamente con i resoconti degli scontri di piazza e degli arresti, avvenuti per altro non solo a Roma
(http://www.corriere.it/esteri/11_ottobre_16/times-quare-incidenti-indignati_751ccd16-f7dd-11e0-8d07-8d98f96385a3.shtml)
per non parlare di quelli avvenuti fino ad oggi in Grecia – a testimonianza che il disagio per la vita che facciamo è ormai emerso in tutte le sue forme, in qualche caso, putroppo, anche violente. Sulla stampa cartacea e on line di questi giorni ho trovato veramente poche righe sui contenuti della manifestazione di Sabato, e sulle centinaia di migliaia di persone scese a Roma da tutta Italia. I giornali nazionali soprattutto, fanno a gara nel delineare un profilo dei “violenti”. Nessuno fa a gara invece a delineare un profilo dei manifestanti: la loro età, il loro lavoro, le loro provenienze, le loro difficoltà quotidiane. Niente. Si preferisce spostare l’attenzione del lettore su qualche centinaio di persone, di certo non rappresentative delle altre centinaia di migliaia.
Non ci si interroga mai quanto sarebbe necessario fare sulle ragioni che portano oggi miloni di persone in piazza, dalla Grecia alla Spagna, dall’Italia agli Stati Uniti d’America.
Troppo spesso siamo bravi a commentare, molto ma molto meno, a mettersi in gioco. Avremo una società di osservatori, commentatori, opinionisti, sociologi ed analisti…arriverà il giorno che non ci sarà più nessuno da osservare, perchè tutti saranno osservatori!
Queste le ultime parole dell’attuale presidente del consiglio, emerse dalle intercettazioni dell’inchiesta di Pescara: “Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c’è un’alternativa…”.
E poi ancora: “Poi quando in Parlamento decidono qualcosa che alla sinistra non va, interviene il presidente della Repubblica che intanto non te la fa fare prima… come quella delle intercettazioni… e poi passa tutto alla Consulta, che hanno occupato, e con undici giudici la bocciano (…)”
Potete verificare quì’:
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/17/news/berlusconi_lavitola-23345546/?ref=HREA-1
Ora io vi chiedo, le forze dell’ordine sono a difesa dello Stato, giusto? E cos’è lo Stato oggi? Da chi è rappresentato il governo italiano?
Se le parole del presidente del consiglio le avesse pronunciate qualcuno di noi – voi che scrivete su questo giornale, ad esempio – che cosa ci sarebbe accaduto? Come minimo ci avrebbero accusato di essere degli eversori e probabilmente ci avrebbero già arrestato senza darci nemmeno il tempo di fiatare. Viviamo uno Stato, quello rappresentato dalle istituzioni, che non solo non è in grado di garantire più la sicurezza di una pacifica manifestazione, ma ci toglie giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, la possibilità di lavorare, studiare, vivere un presente ed un futuro dignitosi. Poi viviamo un altro stato, ma sarebbe più giusto dire un altro paese, fatto di milioni di persone in difficoltà, licenziate, ricattate, sfruttate, senza prospettive, in grado di avere un’occupazione stabile solo oltre i 40 anni, quando circa la metà della nostra vita l’abbiamo già vissuta, ma che nonostante tutto, quando occorre, alzano ancora la testa e fanno sentire la loro voce. E allora?
Allora in questo quadro si riempiono i giornali, tutti, solo ed unicamente con i resoconti degli scontri di piazza e degli arresti, avvenuti per altro non solo a Roma
(http://www.corriere.it/esteri/11_ottobre_16/times-quare-incidenti-indignati_751ccd16-f7dd-11e0-8d07-8d98f96385a3.shtml)
per non parlare di quelli avvenuti fino ad oggi in Grecia – a testimonianza che il disagio per la vita che facciamo è ormai emerso in tutte le sue forme, in qualche caso, putroppo, anche violente. Sulla stampa cartacea e on line di questi giorni ho trovato veramente poche righe sui contenuti della manifestazione di Sabato, e sulle centinaia di migliaia di persone scese a Roma da tutta Italia. I giornali nazionali soprattutto, fanno a gara nel delineare un profilo dei “violenti”. Nessuno fa a gara invece a delineare un profilo dei manifestanti: la loro età, il loro lavoro, le loro provenienze, le loro difficoltà quotidiane. Niente. Si preferisce spostare l’attenzione del lettore su qualche centinaio di persone, di certo non rappresentative delle altre centinaia di migliaia.
Non ci si interroga mai quanto sarebbe necessario fare sulle ragioni che portano oggi miloni di persone in piazza, dalla Grecia alla Spagna, dall’Italia agli Stati Uniti d’America.
Troppo spesso siamo bravi a commentare, molto ma molto meno, a mettersi in gioco. Avremo una società di osservatori, commentatori, opinionisti, sociologi ed analisti…arriverà il giorno che non ci sarà più nessuno da osservare, perchè tutti saranno osservatori!
Di chi sono le responsabilità di ciò:
http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_16/poverta-italia-giovani-caritas_919e796a-f816-11e0-8d07-8d98f96385a3.shtml
dei black bloc?!