E’ un attacco diretto alla magistratura quello del gruppo Facebook «Orfeo Goracci: siamo solidali» dopo la decisione del tribunale del Riesame di non liberare l’ex sindaco di Gubbio e gli altri presunti appartenenti all’associazione per delinquere che avrebbe gestito abusando del potere l’amministrazione eugubina. Il gruppo parla di una «caccia alle streghe maccartista». Il Pdl attacca la raccolta firme.
Reati immaginari «Dopo quattro giorni di ruminazioni – si legge in un comunicato ufficiale – il Tribunale del Riesame di Perugia ha confermato l’arresto per gli otto amministratori, ex amministratori e dipendenti comunali eugubini in carcere dallo scorso 14 febbraio». La decisione, secondo il Gruppo «va a colpire persone colpevoli solo di aver ben amministrato in nome di ideali comunisti e di sinistra e funzionari del tutto estranei ai fatti» ed è perciò «assolutamente incomprensibile, poiché si fonda su reati immaginari (il più immaginario di tutti è quello di aver gettato in un cestino una delibera presente sul sito internet del Comune!) e su accuse di pochi avversari politici e personali».
Persecuzione maccartista «Questa giustizia senza giustizia e senza senso del ridicolo – prosegue il comunicato -, che alimenta una persecuzione massmediatica maccartista, indegna di un paese civile, si concretizza in una sproporzione sconcertante e sconvolgente tra i capi di imputazione (e i poveri indizi esistenti) e le misure cautelari adottate, tra le quali è evidente un irragionevole abuso della carcerazione preventiva».
Cancellare la «primavera eugubina» «L’uso della custodia cautelare – si legge ancora – deve rispettare la presunzione giuridica e costituzionale di non colpevolezza degli indiziati e quella etica di innocenza degli stessi, altrimenti diviene (come in questo caso kafkiano) uno strumento di tortura medievale, fisica e psicologica. È perciò doveroso che le vittime di questa situazione insostenibile utilizzino i mezzi che l’ordinamento giuridico mette a disposizione: tra questi il ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, immune da suggestioni derivanti da un ambiente, come quello politico economico umbro, che presenta non poche situazioni malate e capaci di condizionare i giudizi per l’esistenza di poteri forti, economici e politici, interessati a cancellare la primavera che è stata la buona amministrazione eugubina della giunta Goracci».
Intervenga Napolitano Il gruppo Facebook «Orfeo Goracci: siamo solidali», «con tutti i sinceri democratici preoccupati per la degenerazione politico-giudiziaria in atto – conclude il comunicato – promuoverà iniziative di sensibilizzazione politica, sociale e culturale in ogni sede, e ritiene necessario un intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in qualità di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, della Corte di Giustizia Europea dei Diritti dell’Uomo e di Amnesty International».
Riccardini e le firme Contro la posizione dei «pro Goracci» si schiera Angelo Riccardini del capogruppo Pdl al Comune di Gubbio. «Ho resistito più che ho potuto – scrive – ma alla fine ho ceduto alla necessità e al dovere di dar voce a tanti che come me la pensano, a proposito della raccolta firme di solidarietà con gli arrestati. L’antipatico commento che mi accingo a scrivere non intacca i sinceri sentimenti di vicinanza e solidarietà espressa da tutti i consiglieri comunali (me compreso) agli arrestati ed alle loro famiglie sul piano personale ed umano. Considero legittimo, normale, scontato, che i familiari abbiano espresso tutto il loro sostegno agli arrestati ed avvisati ed abbiano raccolto attestati di solidarietà espressi da altri».
Macchine cerca firme «Non posso sottacere lo sconcerto – aggiunge – per la “macchina cerca firme” che anche in questa occasione i capocellula di partito hanno messo in atto. Quasi si trattasse della routine di una delle tante elezioni. Si potrebbe pensare ad una poco ragionata iniziativa presa da persone semplici o sempliciotte. Invece no, la frase che campeggia in testa alla raccolta firme, scomoda Voltaire e, stando al significato stretto, suona come accusa del solerte “partito cerca firme” di politicizzazione della azione giudiziaria».
La frase incriminata Per Riccardini la frase scelta «Non sono d’accordo con la tua idea ma darei la vita affinché tu la possa esprimere» con la vicenda c’entra «come i cavoli a merenda». «Risulterà alla fine – dice – un certo numero di firme apposte sotto la roboante frase che mette in mora e delegittima l’azione dei giudici, tende a costruire una aura di popolarità incondizionata attorno agli indagati, contando sul fatto che, la stragrande maggioranza degli eugubini, pur se disturbati dalla perseveranza di questo modo di fare, non se la sentiranno di esternare la loro disapprovazione. Quella frase si contrappone, tra l’altro, ad una parte consistente (sotto il profilo etico e morale) delle ipotesi di reato, ovvero quella riguardante l’accusa di prevaricazione, vessazione ed abuso di potere a fronte del mancato allineamento alle posizioni politiche degli indagati».
Con noi o contro di noi La raccolta firme, per Riccardini, «è stata molto pubblicizzata dai mass media locali. Una parte di quelle firme è stata apposta da amici e parenti. Gran parte delle firme raccolte è frutto del contatto individuale dei capocellula a persone di una lista buona per tutte le occasioni. Basta fare qualche innocente domanda per avere conferma che le persone sono state chiamate e sollecitate una ad una, per telefono, a casa, sul lavoro. Una di queste, riluttante a firmare, si è sentita dire dal solerte agit-prop : “firma cocco che ce dovremo anche contà!!!!” Della serie : O con noi o contro di noi!!!».