Tatiane Herder (Photo by Pexels)

di Enzo Beretta 

La Procura di Perugia ha chiesto di processare tredici persone ritenute risponsabili di essersi «associate tra loro allo scopo di commettere numerosi furti» sull’asse Umbria-Toscana tra il 2019 e il 2020. Dall’abitazione di uno degli indagati – è stato ricostruito – il gruppo si muoveva per svaligiare abitazioni e ville dell’alta Umbria e della vicina Toscana, il bersaglio preferito erano le zone di collina tra il lago Trasimeno e le province di Arezzo e Siena. Raid sono stati commessi anche a Lisciano Niccone, Castiglione del lago, Anghiari, Passignano sul Trasimeno, e poi ancora Cortona, Bettona, Assisi, Valfabbrica e Montepulciano.

Dagli arresti al processo Nel settembre 2021 nove indagati, tutti di etnia sinti, erano stati arrestati. Ora il pm Mario Formisano vuol portarli davanti al giudice con l’obiettivo di farli condannare. Nelle carte giudiziarie vengono descritti decine di furti. L’elenco è lungo: orologi Eberhard, Rolex, Hamilton e Patek Philippe, scarpe Hogan, tv anche con schermi extralarge da 49 pollici, computer portatili, fedi nuziali, braccialetti, gemelli e fermacravatta in oro, stivali griffati e scarpe da donna, bottiglie di Sassicaia e di Dom Perignon. Ma anche salami, detersivi, navigatori da bici e contanti. Non si perde tempo. Si attaccano a tutto. Sotto Natale rubano perfino un panettone artigianale. Quindi argenteria, una formaggiera, set sale e pepe, assegni, zuccheriere, bricchi di latte, portaghiaccio in silver, un prezioso Trinity della Cartier. Una donna irrompe in un relais di Assisi e scappa con una macchina fotografica, la carta d’identità di un poveretto e lo zainetto con i libri scolastici del figlio. Spunta anche la ricettazione di un pony.

L’ordinanza Sono «un gruppo familiare e coeso che si dedica a commettere delitti contro il patrimonio per procurarsi il sostentamento» – scriveva il gip di Perugia nell’ordinanza di custodia cautelare -. Sanno «fronteggiare le situazioni di crisi», come ad esempio gli arresti accidentali, «l’attività illecita non è programmata in vista dell’esecuzione di uno o più specifici reati ma c’è un programma criminoso che unisce gli indagati ed è destinato a proiettarsi indefinitamente nel tempo, dal momento che tali compagini familiari vivono con questi delitti».