«Filippo è libero. Il tribunale di New york lo ha prosciolto dalle infamanti accuse mosse contro di lui. Un anno di sofferenze e preghiere si è risolto nel migliore dei modi. All’insegna di metodi e procedure che solo i grandi sistemi giuridici liberal democratici possono garantire. Un ringraziamento vivissimo a quanti si sono stretti intorno a noi, con sincerità, in momenti difficilissimi di angoscia e di frustrazione, ma anche di speranze. Un ringraziamento anche alla splendida e bravissima avvocato Hannah Mccrea ed al giudice McMahon. Molto presto riabbracceremo, finalmente, Filippo. Una nuova vita inizia». È con queste parole che il padre di Filippo Bernardini, Piero, di Amelia, saluta con gioia la notizia che arriva dagli Usa sul caso del figlio ‘il ladro di manoscritti’, il ‘Lupin della letteratura’, l’uomo dalle innumerevoli finte personalità dell’editoria che si è impossessato di numerosi inediti, imbrogliando, col linguaggio giusto, anche i più grandi del settore.
Lupin della letteratura Come previsto, il 30enne amerino è riuscito a evitare il carcere ma da aquanto si apprende dal New York times, a caro prezzo: è stato infatti condannato all’espulsione e a risarcire per 88 mila dollari Penguin Random House, per rimborsare la società delle spese legali e di esperti pagati a seguito del piano subito. Per più di cinque anni Bernardini ha impersonato professionisti dell’editoria alla ricerca di manoscritti inediti. Ad esempio, fingeva di essere un editore specifico e inviava un’e-mail agli autori di quella persona per chiedere le loro ultime bozze. Il governo ha detto che ha impersonato centinaia di persone. La sua motivazione era sempre misteriosa. Sarebbe stato difficile guadagnarci in qualche modo, ma la legge degli States lo ha punito comunque.