
di D.B.
Meredith Kercher, uccisa nel novembre 2007, ed Elisa Benedetti, trovata morta lunedì scorso in un bosco di Casa del Diavolo, e sullo sfondo una montagna di pasticche. Le foto delle due ragazze affiancate erano l’immagine scelta da Porta a Porta, in una delle sue ultime puntate, per descrivere il capoluogo dell’Umbria come il paradiso dello sballo. Sabato invece, con una paginata su un quotidiano nazionale, la città è stata trasfigurata nella «Disneyland della droga», copyright appartenente a un consigliere regionale del Pdl che, senza saperlo, offre al mondo dell’informazione il titolo perfetto per cavalcare il luogocomunismo.
Il prefetto convoca il Comitato per l’ordine e la sicurezza A tutto questo il sindaco della città Wladimiro Boccali dice basta, mentre il prefetto Enrico Laudanna convoca per lunedì alle 11 una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza anche alla luce «degli ultimi fatti di cronaca». Il meccanismo, ormai da tre anni, è rodato: attorno al grande fatto di cronaca nera si installa il circo mediatico, l’immagine della città in stile «Paura e delirio a Las Vegas» viene ribaltata sui network nazionali e le istituzioni, ognuna per le proprie competenze, reagiscono come possono.
Boccali: la droga è un problema Il sindaco della città Boccali, con una nota diffusa sabato mattina, non si nasconde dietro a un dito: «Che la droga a Perugia sia un problema è scontato. E’ uno dei punti principali, la lotta allo spaccio, su cui si fonda il Patto per la sicurezza che da alcuni anni la città ha stretto con lo Stato. Il ministro Maroni è venuto qui pochi giorni fa per firmarlo. Sul perché questo sia potuto accadere, nel giro di non molti anni, ci sono diverse tesi, non ultima quella che vuole proprio la tranquillità di Perugia una ottima motivazione per organizzazioni criminali che non dovevano sostenere nessuna guerra per bande per insediarsi».
La responsabilità di famiglie ed educatori Il ragionamento del sindaco poi tira in ballo con una sferzata le responsabilità di tutti, famiglie e educatori in primis: «C’è un’altra tesi. Il mercato c’è perché c’è la domanda. Ma perché c’è la domanda? E’ tanto doloroso ed impegnativo cercare di scavare nel fondo, magari per la paura di trovare una risposta? Le nostre famiglie, lo sanno come i ragazzi vivono le loro serate di sabato? Hanno mai fatto un giro nei locali in cui vanno, e non trovano nulla di strano se tornano a casa all’alba e poco “normali”? E nelle aule delle scuole, dove i ragazzi vivono tanta parte della giornata, davvero non si ha sentore di tante crisi che vengono nascoste nelle case? Perché a distanza di poco tempo due adolescenti cadono da una finestra? E davvero, cari narratori della Perugia noir, pensate che il disagio dei giovani e dei ragazzi sia un fenomeno che possa circoscriversi tra le mura etrusche o medievali di Perugia, e non sia un fenomeno con cui tutti, drammaticamente, dovremmo fare i conti?».
Una città con 40mila studenti La città poi deve fare i conti con la sua massiccia presenza di universitari, oltre 40 mila studenti che, come ricorda Boccali, «per la città sono una ricchezza» per la quale, però, occorre pagare un prezzo. Il prezzo è quello connesso alla presenza di migliaia di persone concentrate in pochissime vie e piazze del centro storico specialmente nel weekend. Piazze e vie dove trovare alcol e droga a poco prezzo è facile. La maggior parte di questi ragazzi però non abusano dell’alcol e non fanno uso di droga, altrimenti Perugia sarebbe una città di tossici e di alcolizzati. Per scoprirlo basta spegnere Porta a Porta e farsi un giro per le vie del centro il sabato sera. Tra qualche ubriaco o drogato di troppo e molti spacciatori riconoscibili perlopiù a occhio nudo, la maggior parte dei ragazzi passeggia, chiacchiera, si beve qualche bicchiere e se ne torna a casa sano e salvo. Negarlo è negare l’evidenza.
Non siamo un’isola felice «Non siamo un’isola felice. Certo che non lo siamo – ammette il sindaco -, perché oggi nel mondo non esistono “isole”. Siamo tutti impigliati nelle reti dei fenomeni globali, ed anche, purtroppo, tra le maglie della diffusa degenerazione dei valori, come non siamo fuori dai fenomeni del disagio e dell’emarginazione. Lo straniero trovato morto questa mattina a Piazza Italia lo dimostra. Ma se non rimettiamo al centro della nostra attenzione il tema del disagio, l’importanza della formazione, la centralità delle agenzie educative, prime tra tutte la famiglia e la scuola, l’urgenza di dare risposte ai ragazzi in tema di valori, speranze, prospettive, non possiamo pensare che il problema della domanda sia cancellato dalla lotta quotidiana allo spaccio».