di Marta Rosati

«Flavio e Gianluca sono morti per aver provato il metadone che gli ha venduto Aldo Maria Romboli che, continuandolo a ricevere dal Serd, ne aveva in abbondanza tanto da spacciarlo per fare cassa e comprarsi altre droghe. Provando quel metadone i due giovani, poveretti, credevano di vivere chissà quale sballo e invece, purtroppo, sono morti. La domanda è una: perché Romboli, nonostante abbia disertato più volte i controlli al Servizio per le dipendenze patologiche, continuava a ricevere tutto quel metadone? Non ci dimentichiamo che quando i carabinieri sono andati ad arrestarlo gli hanno sequestrato tre flaconi, due vuoti e uno pieno per metà». Così il procuratore della Repubblica di Terni Alberto Liguori a proposito del 41enne, condannato in primo grado lo scorso marzo a 7 anni e due mesi. Il magistrato, incalzato da Umbria24 si focalizza su quella tragica vicenda ripercorrendo i suoi cinque anni di attività in città. I reati di droga senza dubbio quelli per i quali la procura ha coordinato più indagini. Al netto dei dati recentemente raccolti al Serd dell’Usl Umbria2 non è difficile crederlo.

Droga a Terni E a proposito di Romboli, il procuratore insiste: «L’altra quantità di metadone che aveva in casa a chi era destinata? A mio figlio? A quello del mio medico? Se i tossicodipendenti in cura hanno diritto alla somministrazione del metadone perché i servizi sono chiusi nel fine settimana?». All’Usl2 – ebbe modo di spiegare all’epoca dei fatti il responsabile della struttura che si occupa di dipendenze  – il trattamento è quotidiano o settimanale o quindicinale in base all’affidabilità dell’utente, e se ci sono di mezzo giorni festivi la terapia di metadone deve coprire anche quel lasso di tempo. Ad ogni modo, quello che il procuratore intende fare con le sue parole, non c’è dubbio, è stimolare le coscienze e sensibilizzare la più ampia platea possibile di cittadini al tema del consumo di stupefacenti tra giovani e meno giovani: «Non voglio fare il politico» chiarisce a scanso di equivoci, ma chiaramente parla da persona che il polso della situazione sul traffico di droga, al netto di tanti fascicoli aperti, ce l’ha: «Terni è il principale crocevia della droga del centro Italia e i numeri di questa procura sul fenomeno sono superiori anche a Roma se rapportati a territorio e popolazione».

DROGA A TERNI: I NUMERI DEL SERD

LA MORTE DI MARIA CHIARA, DOPO FLAVIO E GIANLUCA

Il monito del procuratore Del consumo, a parlare sono i numeri: «Non possiamo attendere altre tragedie, c’è un sistema culturale che va rivoluzionato, dalla prevenzione alla cura, all’educazione dei ragazzi. Facciamo parlare loro prima di imporgli delle lezioncine. E le mamme e i papà – ammonisce – non aspettino altri morti per scendere in strada a fare una fiaccolata». Farlo un giorno qualunque, intende Liguori, sarebbe il segno della piena consapevolezza di un problema che esiste e il simbolo di una guerra che va combattuta tutti assieme fuori dall’individualismo nel quale spesso ci rintaniamo «talvolta – ammonisce – prestando il fianco ai delinquenti. Nel mio ufficio in quasi sei anni non ho mai visto ternani entrare per denunciare qualcosa, piuttosto ho scoperto di quelli che guidavano la macchina per organizzazioni criminali straniere e chi gli affittava casa o faceva da prestanome per attività commerciali. Di sicuro efficienza della procura condivisa col tribunale ci consente di avere un indice di prescrizioni tra i più bassi d’Italia e brevi tempi di dibattimento». Oltre la droga i reati di violenza domestica e stalking sono tra i più diffusi, poi ci sono quelli fiscali: «Tutelare le fasce deboli e le casse dello Stato -sottolinea – ci preme particolarmente». E a proposito di prostituzione, dopo l’operazione portata a termine giorni fa, avverte: «Ci saranno ulteriori sviluppi».