di Enzo Beretta
Giornata di interrogatori al tribunale di Perugia: il giudice Margherita Amodeo ha incontrato i tre operatori del Centro psichiatrico Forabosco nel quale venivano maltrattati ragazzi disabili affetti da problemi di autismo. Con l’accusa di averli «aggrediti fisicamente, intimiditi, umiliati, offesi, tormentati e sottoposti a trattamenti degradanti» il pubblico ministero Mario Formisano ha indagato tre educatori di 34, 44 e 54 anni, tutti detenuti agli arresti domiciliari.
Procedimento disciplinare Il primo, difeso dagli avvocati Gabriele Brindisi e Michele Morena, si è avvalso della facoltà di non rispondere: non ha chiesto al gip la revoca della misura e non ha neppure rassegnato le dimissioni (questione che dal punto di vista giudiziario alleggerisce la posizione in quanto scongiura il pericolo di reiterazione del reato, facendo venire meno uno dei presupposti per l’applicazione e la conferma della misura cautelare). In compenso è già stato avviato contro di lui il procedimento disciplinare.
Dimissionario L’avvocato Giuseppe Berellini che, invece, difende il secondo, quello di 44 anni, gioca la partita in maniera diversa: intanto ha fatto dimettere l’indagato dall’incarico nella struttura dove le forze dell’ordine hanno piazzato ‘cimici’ e telecamere che hanno registrato calci, schiaffoni, cazzotti e ginocchiate difficili da smentire. In più ha fatto rispondere il suo cliente alle domande del giudice, con il quale si è congedato chiedendo l’annullamento immediato dello stato di detenzione. Uscendo dal Palazzo di Giustizia il legale ha parlato con i giornalisti di «esigenze di contenimento» da adottare «in alcune circostanze» da parte degli operatori nei confronti di «ospiti pericolosi»: «È capitato che il mio cliente sia tornato a casa con segni di morsi e graffi. Alcuni ragazzi, per i problemi che hanno, non gliene faccio certo una colpa, alcune volte divengono maneschi. Per questo motivo il richiamo a certi comportamenti passa anche attraverso una certa fisicità da parte degli operatori. Tengo a precisare, in ogni modo, che gli episodi di maggiore intensità indicati nell’ordinanza di custodia cautelare non riguardano il mio cliente». Sull’istanza di revoca della miusura si attende, a questo punto, il parere del pm.
Mini-permesso L’ultimo a comparire davanti al gip è stato il 54enne, assistito dall’avvocato Luca Gentili. Anche lui ha risposto alle domande – in parole povere ha raccontato che quello dell’educatore è un lavoro molto duro, che lui fa da vent’anni – e ha fatto sapere al magistrato di aver chiesto di cambiare mansione all’interno della struttura. Nessuna richiesta di revoca. Più semplicemente, vivendo da solo, il giudice gli ha concesso di potersi recare al supermercato o dal medico: insomma potrà uscire al massimo un paio d’ore per le «esigenze personali».