Dopo la risposta del direttore al racconto della madre del ragazzo coinvolto in peripezie per un ascesso inguinale, la madre ritorna a precisare chiedendo chiarezza e interventi
«Vorrei fare un po’ di chiarezza perché il tentativo di delegittimazione da parte del dirigente dell’Usl mi convince ancora di più del fatto che non si sta cercando di andare a capire cosa non va, ma solo a coprire quelli che sono i disagi dell’utente, senza cercare una soluzione, con un atteggiamento di totale chiusura», così Valentina Laureti, la mamma del ragazzo di Spoleto che ha raccontato la storia di suo figlio, trasferito dall’ospedale spoletino a quello folignate per un ascesso inguinale. La madre risponde, punto su punto, alle contestazioni del direttore De Fino. E gli suggerisce di non soffermarsi a quello che c’è scritto sulle carte ma di chiedersi il perchè. Per poi risolverli, i perchè.
«Innanzitutto che io abbia formalmente firmato la rinuncia all’ambulanza è una cosa che io ho subito detto, bisogna peró vedere il perchè io sia giunta a questa decisione. Mio figlio – visto che si insiste tanto sulle formalità cartacee – invece non ha rinunciato a un bel niente perché la firma apposta sul documento è solo la mia e voglio ricordare che lui è maggiorenne. Quando ti viene detto che le ambulanze non ci sono e che ci vorrebbe una giornata per averne una, gli utenti questo fanno, firmano. Il dirigente dell’Usl dovrebbe, visto che ha tutti gli strumenti per farlo, indagare internamente e verificare quale sia il numero delle rinunce volontarie al servizio del 118 che poi hanno accesso poco dopo all’ospedale di Foligno…mi sembra un dato importante che potrebbe far capire molte cose».
Perdoni l’intromissione di chi scrive, ma approfitteremmo volentieri della disponibilità espressa dal direttore De Fino a interloquire con la stampa, per chiederle di rendere noti, se riesce a reperirli, proprio i dati richiesti da questa madre, ovvero la corrispondenza dei nominativi (diretti o parenti) tra chi firma l’uscita a Spoleto e risulta entrante a Foligno, tramite pronto soccorso o in ambulatorio.
«Si legge poi nella nota – continua ancora Laureti – che mio figlio abbia avuto la corretta diagnosi di ascesso già dalla prima ecografia e non ci si spiega quindi il perché sia tornato la mattina seguente a farne un’altra di approfondimento, invece di andare dallo specialista che avrebbe risolto prontamente il problema».
Quindi il rischio di infezione che il direttore ha smentito indicando una temperatura corporea non corrispondente a una simile ipotesi: «Che mio figlio non abbia rischiato una setticemia, è una cosa che il dirigente deve chiarire con l’urologo perchè è lui che ci ha comunicato questa cosa, dicendoci anche che “l’infezione stava per raggiungere la gamba”, io non ho di certo le competenze per dire una cosa del genere e a dirla tutta, le parole del medico non hanno fatto altro che gettarci ancora più nello sconforto, sensazione che in quel momento non ricercavamo davvero».
Ed ecco il punto dell’intervento: «Mi faccia poi un favore il dirigente – continua mamma Valentina – e visto che ci sta, chieda anche all’urologo se sia mai possibile, nel 2023, che un ragazzo, o qualsiasi altra persona, debba urlare come un animale per un drenaggio, senza essere spogliato, senza nemmeno un telo sopra che lo ripari dai flussi contenuti nell’ascesso, senza avere uno straccio di anestesia, ripeto, io non possiedo le competenze e magari il procedimento è questo, chi lo sa…»
Altri punti contestati: «Leggo poi di codice verde e a me risulta azzurro, leggo di peli rasati che a me non risultano se non per una battuta fatta alla dottoressa del pronto soccorso di Spoleto. Quello che posso infine dire in tutta onestà è che la mia non è una guerra, è una testimonianza, anche dolorosa e che mi costa fatica, che serva al dirigente come spunto per migliorare la situazione. Il disagio non è solo mio, è di tutti, tutti gli utenti stanno chiedendo aiuto e devono essere ascoltati».