Un detenuto italiano si è tolto la vita sabato sera nel carcere di Vocabolo Sabbione a Terni. A darne notizia i sindacati Sarap e Sappe. «L’uomo, detenuto siciliano ad alta sicurezza – spiega il Sindacato autonomo polizia penitenziaria – era rimasto coinvolto nel pomeriggio in una rissa con alcuni detenuti campani dopo che a uno di questi era stato rinvenuto, in un pacco pervenuto dai familiari, un telefonino. Le ragioni della rissa non si conoscono, ma in serata il detenuto siciliano si è tolto la vita in cella. Purtroppo il pur tempestivo intervento degli agenti non ha potuto evitare che il ristretto riuscisse a togliersi la vita».

Il garante «È ora di porre fine a questa mattanza nelle carceri umbre» scrive l’avvocato Giuseppe Caforio, Garante dei detenuti in Umbria. «È sulla coscienza di ognuno di noi questo stillicidio di detenuti che allo stremo decidono di compiere atti di autolesionismo fino a quello estremo della morte» aggiunge. Caforio ricorda come “all’inaugurazione dell’anno giudiziario il procuratore generale Sergio Sottani ha chiesto ancora una volta la realizzazione di Rems dove accogliere i detenuti con deficit psichiatrici ora nelle carceri ordinarie, spesso in quelli di massima sicurezza». «Nel carcere di Terni – ha ricordato Caforio – su circa 550 detenuti ve ne sono circa 150 con problemi psichiatrici seri non adeguatamente assistiti sul piano sanitario che poi danno luogo a episodi di violenza e autolesionismo». «Adesso basta – ha sottolineato ancora il Garante -, questa situazione di imbarbarimento non è degna di una società civile e l’Umbria con tutte le sue istituzioni deve dare risposte immediate che devono partire dalla tempestiva realizzazione di almeno due Rems e dal reclutamento straordinario di psichiatri e psicologi da porre al servizio delle carceri umbre».

Appello dei sindacati «La grave carenza di personale che quotidianamente vive la polizia penitenziaria – spiega in una nota il segretario nazionale Sarap Roberto Esposito – porta a una gestione preoccupante e poco attenta dell’utenza, nonostante i tanti sacrifici messi in atto dal personale durante l’espletamento dei propri compiti istituzionale, nella stragrande maggioranza dei casi rende impossibilitato il personale a sventare tali eventi critici. Piena solidarietà al collega che si è trovato a gestire tale situazione».

Una sconfitta «Come sapete – commenta amareggiato Donato Capece, segretario generale del Sappe – abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni». Il leader del Sappe si appella quindi al ministro della Giustizia Carlo Nordio: «Chiedo al ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese».