di Valeria Piampiano*
È tempo di preparativi per la nuova stagione venatoria che è alle porte e la mente non può che ricordare come anche Davide in questo periodo fosse entusiasta, nonostante il parere contrario di tutta la famiglia, per l’imminente riapertura della caccia, che vedeva come momento di svago, di aggregazione e di condivisione di esperienze con quelli che riteneva essere suoi amici.
L’incidente che lo ha visto coinvolto ed in cui ha perso la vita ha avuto una risonanza mediatica rilevante non tanto per l’incidente in sé ma per il comportamento assunto da Piero Fabbri, l’uomo, cacciatore che, dopo aver sparato e colpito mortamente Davide, invece di chiamare i soccorsi si preoccupa di depistare le indagini, scaricando il fucile di Davide, nascondendo il proprio fucile e giacca e sostenendo al telefono che Davide, ancora vivo e cosciente, si era sparato da solo.
Le menzogne di Piero Fabbri sono continuate nei giorni successivi fino al momento del suo arresto e anche dopo, nonostante la videocamera di Davide avesse filmato quanto accaduto. Nei giorni successivi continuamente si è recato a casa dei genitori arrivando a dire “fortuna che sono arrivato io altrimenti sarebbe morto da solo”.
A fronte di un comportamento così grave, non solo non hanno preso alcuna posizione molti dei cacciatori della sua squadra, né le altre squadre, ma, circostanza ancora più grave, non vi è stata alcuna presa di posizione da parte delle diverse Associazioni dei cacciatori. Ciò nonostante che il comportamento di Piero Fabbri leda in maniera gravissima l’immagine di tutta la categoria che le associazioni medesime sono chiamate a rappresentare.
Un silenzio che dice molto, anzi moltissimo.
Invitiamo i rappresentanti delle associazioni medesime ad un’attenta riflessione sul comportamento tenuto, in considerazione del rispetto del ruolo e dell’etica che la caccia deve avere in un civile contesto sociale.
*sorella di Davide, ucciso l’11 gennaio 2023 ad Assisi
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