di Enzo Beretta 

«Corri, corri, Davide si è tirato una schioppettata…». Sono queste le parole registrate dalla GoPro di Davide Piampiano mentre era in corso da parte di Piero Fabbri il depistaggio sulle indagini della morte del 24enne di Assisi. «Davide si è dato una schioppettata», ripete agitato ‘Il Biondo’ all’amico Alessandro Preziotti, il quale contatta i soccorsi quando ormai, però, è troppo tardi.

A caccia nei boschi Quel dannato 11 gennaio – secondo la ricostruzione – Davide imbraccia il fucile insieme all’amico Alessandro sui monti del Subasio, sopra Assisi. È un mercoledì pomeriggio. Soffia vento di tramontana in mezzo ai boschi. I due continuano a passeggiare con il fucile a tracolla in un’area protetta in un giorno in cui la caccia è vietata. Finché, a un certo punto, imboccano sentieri diversi alla ricerca di qualche preda. Davide si trova da solo quando impugna il cellulare e telefona a Piero Fabbri, professione muratore, che abita soltanto a trecento metri di distanza rispetto alla sua posizione. Agli atti dell’indagine c’è il tabulato: non può esserci il contenuto della conversazione, che, sulle prime, quando il cadavere di Davide è riverso a terra per via di un colpo di fucile che lo ha trapassato fino a perforargli il fegato, Fabbri riassume così con gli investigatori: «Davide è un mio amico, mi aveva telefonato per dirmi che si era perso il cane».

Il video della GoPro Fabbri, però, non sapeva che la GoPro aveva registrato l’ìomicidio in diretta. Il video è drammatico. Chi ha potuto visionarlo – il filmato è stato acquisito come prova dagli investigatori – ammette sconsolato: «Sembra di vedere un film, invece purtroppo è tutto vero». Nelle immagini ecco Davide che si accascia, si sentono delle urla, Piero si avvicina, crede si stia trattando di uno scherzo da parte dell’amico che invece, sotto il giubbetto tecnico, inizia a perdere sangue. «Pensavo fossi il cinghiale», ammette. Fabbri si mette paura, va nel pallone, e anziché chiamare i soccorsi lascia morire Davide davanti ai suoi occhi mentre quest’ultimo con un filo di voce continua a implorare aiuto. Solo in un secondo momento chiama Alessandro a gran voce: «Corri, corri, Davide si è dato una schioppettata». Quando intervengono i soccorsi e gli investigatori Fabbri – contrariamente a quanto registrato dalla GoPro – non indossa più il giacchetto e non ha più il suo fucile. In compenso, dalle immagini, si nota che ha scaricato l’arma di Davide, con ogni probabilità per metterla in sicurezza, dato che aveva il colpo in canna: l’ulteriore prova del fatto che a sparare non è stato il fucile di Davide.

Lo Stub e le armi sequestrate Piero Fabbri era ai funerali di Davide Piampiano in quel triste e piovoso 15 gennaio quando l’autopsia ha già messo in luce i primi dubbi a proposito del colpo mortale non esploso a bruciapelo. Versione del tutto incompatibile rispetto a quella frase buttata lì per mescolare le carte («Davide si è dato una schioppettata») e indirizzare il tutto verso un incidente autonomo avvenuto durante una caduta accidentale. Il colpo che ha centrato Davide, però, è entrato dritto per dritto, l’ipotesi dell’incidente autonomo è inverosimile. Non lo attesta ancora la balistica, lo assicura la logica. Gli inquirenti, diretti nelle indagini dal pubblico ministero Mara Pucci, sequestrano le armi ed eseguono gli esami dello Stub a tutti: i risultati dell’esame che raccoglie tracce di esplosivo sulle mani di chi ha usato da poco un’arma da fuoco, devono ancora arrivare.

IL VIDEO DEL FUNERALE DI DAVIDE PIAMPIANO AD ASSISI

LE FOTO NEL GIORNO DELL’ULTIMO SALUTO

Il comportamento di Fabbri dopo il delitto In questi giorni Fabbri si reca a casa dei genitori del giovane 24enne per portare loro una parola di conforto. Siede sulla panca della chiesa in occasione della messa di suffragio che i familiari hanno voluto celebrare nella memoria del loro ragazzo che adesso è al centro di un’indagine silenziosa e pronta a rivelare particolari inquietanti. Alle 18.59 di venerdì la notizia viene resa pubblica dalla Procura della Repubblica di Perugia: Fabbri è in carcere con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo il gip i presupposti ci sono tutti: gravi indizi, pericolo di inquinamento delle prove e reiterazione del reato. Martedì, al più tardi, si svolgerà in cella l’interrogatorio di garanzia.