Con foto di belle donne in qualche profilo social creato appositamente, madre e figlio adescavano uomini soli fingendo l’inizio di una relazione amorosa, intanto virtuale, riuscendo a sfilare loro migliaia di euro a più riprese. Sin qui tre le vittime accertate dei due indagati, originari del Viterbese, sottoposti alla misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. La misura restrittiva è scattata mercoledì, l’ordinanza del Gip, su richiesta della Procura di Viterbo è stata eseguita mercoledì mattina nell’Amerino, in provincia di Terni.
I soldi persi e il pensiero al suicidio L’attività d’indagine a carico dei due arrestati era stata avviata l’estate scorsa a seguito della denuncia di scomparsa di un cinquantenne residente in un paese della bassa Tuscia. La madre aveva allertato le forze dell’ordine poiché nell’allontanarsi, il figlio, convivente con i genitori, aveva chiaramente minacciato il suicidio a seguito di alcune telefonate di un sedicente avvocato e di un altrettanto giudice. L’uomo era stato ritrovato dopo poche ore di ricerche, quando gli investigatori scoprivano subito che era vittima di richieste estorsive, tali da spingerlo a pensare di togliersi la vita. Gli autori delle minacce, viterbesi già noti con diversi precedenti penali, avevano conosciuto virtualmente la vittima ad inizio 2022 tramite Facebook, facendogli credere di aver intrecciato una relazione sentimentale con una donna avvenente, ma in realtà inesistente.
Storia social Attraverso il profilo fake opportunamente creato, i due avevano avanzato continue richieste di denaro con le più svariate scuse, diventate via via sempre più insistenti. Di fronte al diniego di versare ulteriori somme di denaro i due sono passati a minacce di azioni di giudiziarie nei suoi confronti, accusandolo pretestuosamente di aver costretto alla prostituzione la donna immaginaria; per tal motivo il giorno stesso della scomparsa avevano contattavano la vittima sul telefono di casa spacciandosi prima per un avvocato e poi per un giudice, mettendo in comprensibile agitazione gli anziani genitori con cui avevano interloquito, ai quali avevano fatto credere falsamente che il figlio si fosse reso responsabile di qualche azione criminosa. Durante le indagini è stato inoltre scoperto che i due arrestati, dopo essersi resi conto che la vittima non si era più piegata ai loro ricatti, erano riusciti a rivolgere le loro attenzioni con il medesimo modus operandi nei confronti di altri due cinquantenni, sempre della Tuscia, cui con le stesse modalità e, minacciandoli anche di divulgare foto compromettenti, avevano iniziato ad estorcere del denaro.
Estorsione In entrambi i casi le persone arrestate hanno scelto vittime che per la loro peculiare situazione affettiva erano al momento sole, ritenendole particolarmente vulnerabili; approfittando della loro momentanea solitudine e debolezza, avrebbero dapprima carpito della loro buona fede per farsi versare del denaro (attualmente sono state accertate dazioni indebite per circa 25.000 euro), inventando stati di bisogno ed indigenza; successivamente, quando si rendevano conto che le vittime non erano più propense ad elargire, cambiavano registro e passavano alle minacce, ponendo quindi in essere vere e proprie estorsioni, simulando anche interventi di autorità immaginarie per incutere maggiore timore. Il sospetto ad oggi è che vi siano altre persone adescate dai due indagati, soprattutto nel periodo immediatamente successivo alla pandemia, che per moltissimi mesi ha reso più difficili i contatti tra le persone, approfittando della solitudine di molti e della paura e della vergogna che possano aver ingenerato nelle loro malcapitate vittime.