di Maurizio Troccoli
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Ceneri di risulta di lignite e, poi, rifiuti solidi urbani e, infine, l’incidenza e mortalità dei tumori, con un tasso al di sopra della media. Non è certo che l’una sia collegata all’altra, ma il sospetto è fondato.
L’inchiesta Lo sanno tutti, nella Valnestore, ma ora la denuncia di un cittadino che racconta di aver visto, e l’occhio lungo di una cronista, Sara Minciaroni che, sulle colonne del Corriere dell’Umbria e di Tuttoggi ha pubblicato una dettagliata inchiesta, accendono i riflettori su una realtà, a lungo, lasciata ‘sotto la cenere’. L’ipotesi è quella di un disastro ambientale, nell’area della centrale di Pietrafitta, in un periodo a cavallo degli anni 80 e 90, in un contesto di assenza di regole e di perpetrato sfruttamento del suolo, non soltanto per l’estrazione di lignite. Da quanto si legge, il silenzio di molti e la complicità di alcuni, avrebbe acconsentito all’insabbiamento, o meglio, all’interramento di rifiuti solidi urbani, coperti poi dalle ceneri di risulta della combustione di lignite, nascosti in superficie dalla vegetazione. Oggi piccole frane sono come telecamere sotto terra, restituendo scorci che raccontano più delle tante bocche cucite che, per anni, avrebbero visto senza denunciare.
A strati Le fette di terreno sembrano farcite a strari: in superficie ciuffi d’erba, scendendo ciottoli di pietre, poi rifiuti, pezzi e buste di plastica, sopra un fondo di impasto nero. Sarebbe la prova – secondo chi dice di avere visto in quell’area scaricare camion di rifiuti – che qui insisteva una discarica, mai segnalata, sia per i rifiuti solidi che per gli scarti di cenere. L’area interessata – secondo l’inchiesta – è di un paio di chilometri, mentre il periodo di riversamento delle polveri sfiorerebbe i 30 anni. Quella polvere sarebbe anche servita per realizzare, un composto utile alla costruzione di «argini, strade e consolidamenti». Oggi, in molti cantieri, la terra viene mista a calce, per ottenere lo stesso risultato in termini di solidità. Alcuni testimoni hanno raccontato che avrebbero visto i camion della nettezza urbana andare a scaricare proprio in quelle aree tra il Comune di Piegaro e quello di Panicale, destinate a discarica di cenere. Secondo queste testimonianze i rifiuti venivano scaricati a fianco alle montagne di cenere, poi le ruspe ne prelevavano a palate e la cospargevano sopra. A strati.
Cosa resta Oggi, sopra queste discariche e in quella che viene definita la ‘Valle dei fuochi’, ci sono terreni coltivati e vegetazione. Chissà quanto il silenzio di un territorio così ampio possa trovare ragione in quel legame «inscindibile» tra i redditi delle famiglie del luogo e la centrale di lignite, che diede «calore alle acciaierie ternane» e fu all’origine della «centrale termoelettrica che nel 1958 erogava 48 megawatt». Nel 2001 la lignite è finita, la centrale ha cessato le attività e non restano che le ceneri, probabilmente miste a spazzatura, oltre che le inchieste attivate dalle stesse amministrazioni, dall’Arpa e, dalla procura della Repubblica che, a giorni, «potrebbe aprire un fascicolo».
Leonelli Intanto sono numerose le dichiarazioni che arrivano dalla politica umbra. Giacomo Leonelli, segretario regionale del Pd annuncia «la presentazione di una mozione sulla Valnestore con la quale chiede alla Giunta di ‘verificare la situazione’». Per Leonelli «destano preoccupazione le notizie riportate dalla stampa riguardo all’anomalo rinvenimento di rifiuti solidi urbani e ceneri da combustione nella zona ed eventuali collegati rischi per la salute dei cittadini del luogo».
Squarta Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Marco Squarta, esprime soddisfazione per l’audizione della prossima settimana, in Terza commissione, con i responsabili della direzione regionale Sanità e di quella Ambiente, oltre ai responsabili dell’Arpa, sulla «pericolosità dell’area della centrale di Pietrafitta, soprattutto rispetto all’alta percentuale delle patologie oncologiche riscontrate». Squarta chiede di conoscere «i dati epidemiologici relativi all’incidenza delle patologie oncologiche nell’area negli ultimi dieci anni, nonché i dati relativi ai monitoraggi ambientali».
I comuni interessati I Comuni di Panicale e Piegaro, attraverso una nota spiegano che «le Amministrazioni sono da diverso tempo impegnate nelle ricerche della documentazione archivistica che ha riguardato a vario titolo l’interramento di ceneri nei territori dei due comuni. Non da ultimo i sindaci Cherubini e Ferricelli hanno anche preso in carico l’appello di un cittadino della Valnestore che, colpito personalmente nei suoi affetti, ha chiesto un ulteriore allargamento dell’indagine, fornendo utili informazioni al riguardo. La nostra è una comunità segnata da un momento storico nel quale la gestione dei rifiuti e la pressione ambientale delle attività generate dalla centrale a lignite allora in attività hanno portato ad una complessiva rimozione di ciò che è successo, in questo territorio come in molti altri, quando ancora le normative e la sensibilità pubblica su questo tema non si erano del tutto sviluppate».
Casciari e Solinas I consiglieri regionali Casciari e Solinas credono «sia inopportuno lanciare segnali di allarme affermando che c’è un incremento della prevalenza e dell’incidenza di tumori in un determinato territorio collegata all’inquinamento del terreno. È necessaria un’analisi approfondita su quanto è stato depositato nel terreno, in particolare per quanto concerne la lignite, il materiale estratto dalla cava per decenni, potenziale fattore di rischio ma sul quale va rilevata l’effettiva cancerogenicità e tossicità in generale. Bisogna poi considerare possibili altri elementi rilevabili nell’analisi scientifica del terreno, che deve essere molto dettagliata, con la finalità di rilevare eventuali fattori tossici o cancerogeni».
Dorillo Alessia Dorillo esponente del Pd del Trasimeno e membro della segreteria regionale ha detto: «Non posso che mutuare le parole di Papa Francesco per definire lo sgomento che si prova nel leggere l’inchiesta relativa ai rifiuti e ceneri in Val Nestore, la mia terra: ‘Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi’. (Enciclica Laudato si’). Ci auguriamo che gli accertamenti facciano quanto prima chiarezza affinché si possano comprendere tutte le responsabilità al riguardo, ma che soprattutto ci possano quanto prima portare alle azioni di contrasto per limitare gli eventuali danni ambientali e sperando che non ci siano ripercussioni per la salute delle persone.