Armeni durante i funerali di Lucentini

di Francesca Marruco

Il 23 febbraio il gip di Spoleto deciderà se accogliere la richiesta di  rito abbreviato condizionato richiesto dalla difesa di Emanuele Armeni, il carabiniere arrestato lo scorso luglio con l’accusa di aver ucciso il collega Emanuele Lucentini nel piazzale della caserma di Foligno. Armeni, accusato di omicidio premeditato punta dunque a vedersi riconosciuto uno sconto di pena.

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Lo sconto di pena Il rito abbreviato prevede infatti lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Tuttavia, i legali del militare, hanno chiesto che il processo fosse condizionato ad un esperimento giudiziale: quello cioè di ricreare le condizioni di quella mattina nel piazzale della caserma e provare a sparare seguendo la versione dei fatti data da Armeni. Il carabiniere infatti ha sempre sostenuto di aver colpito il collega alla testa per sbaglio, perché cadendo dopo aver preso una storta, avrebbe inavvertitamente esploso un colpo della M12 del collega che aveva appena preso dall’auto di servizio.

La perizia La procura di Spoleto non gli ha mai creduto e anzi gli ha contestato la premeditazione. Per i magistrati infatti Armeni avrebbe sparato volontariamente. A sostenere l’accusa c’è la perizia balistica che esclude la teoria dell’incidente e invece sostiene che da quel particolare tipo di arma non possono uscire colpi per sbaglio e con quella traiettoria il colpo può essere partito solo da un’arma tenuta in posizione di sparo.

Sapeva dove mirava «Nessuno – avevano evidenziato i magistrati – lo sente urlare o gridare aiuto dal piazzale della caserma. Non si avvicina al corpo di Lucentini per soccorrerlo o anche solo per sincerarsi delle condizioni del collega in quel momento ancora vivo». «Se davvero avesse sparato mentre stava scivolando (come ha detto lui stesso, ndr) – scrivevano i giudici – non avrebbe potuto conoscere neppure la zona del corpo colpita», e in questo senso, «l’unica spiegazione possibile del comportamento è che Armeni sapesse bene di aver sparato alla testa di Lucentini, e che il collega, ferito così gravemente, non sarebbe sopravvissuto». Adesso sarà il gip a decidere.

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