Gambe e braccia amputate per le complicanze delle operazioni subite per una diagnosi errata di tumore. Alla 50enne di Terni Anna Leonori hanno asportato d’urgenza, nel 2014, in una clinica romana, ovaie, utero e vescica per un carcinoma del quarto grado. I successivi esami istologici però rivelarono che non c’era nessun cancro. Iniziava così il suo calvario fatto di infezioni, complicazioni, dolori. Nell’ottobre del 2017, profondamente sofferente – come racconta al TgR dell’Umbria in un’intervista – l’arrivo all’ospedale di Terni: «Arrivai al pronto soccorso urlando come un cane, poi ho perso i sensi e sono entrata in coma». Quindi il trasferimento a Cesena e l’incubo di ritrovarsi con braccia e gambe amputate.
Il tumore non c’è mai stato Anna, mamma di due figli, non riusciva a vedere altro che il buio davanti a sé, fin quando negli occhi dell’atleta paralimpica di scherma Bebe Vio (a Terni nel 2018) non ha notato la scintilla di una seconda possibilità. Oggi grazie a delle protesi ottenute anche con l’aiuto dell’atleta azzurra, ma anche della sua città, cerca di condurre una vita normale, che però non è più la stessa. Ha bisogno di assistenza, anche quella dei propri figli adolescenti e da mamma, fa male. In corso una battaglia legale per vedersi riconoscere almeno un risarcimento. Presto si aprirà il processo e l’ospedale Santa Maria rimette ogni considerazione sul caso proprio all’iter giudiziario che seguirà. Chiamati in causa anche l’ospedale Regina Elena di Roma e l’Ausl Romagna.