Il distributore assaltato (foto U24)

di Daniele Bovi ed Enzo Beretta

Un piano studiato nei minimi dettagli, ad alto tasso di spettacolarità ma bassa resa in termini di bottino. Più che una banda di professionisti quella che durante la notte tra domenica e lunedì ha assaltato il distributore Total lungo via Pievaiola, a due passi dall’ospedale di Perugia, per scappare con neanche cinquemila euro presi dalla colonnina del self-service assomiglia a una banda di pasticcioni. Tra cassonetti date alle fiamme, trattori a bloccare un’arteria fondamentale della città e recinzioni divelte, troppo rumore per un risultato tutto sommato modesto. Il lavoro della banda inizia a meno di tre km di distanza dal distributore, cioè alla Maip di via Settevalli, storica azienda perugina che dal 1947 vende trattori.

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Il colpo Qui ci sono in tutto 22 telecamere e un complesso sistema di sorveglianza perimetrale. I malviventi però non hanno bisogno di entrare nella sede dell’azienda e sanno dove sono le antenne del sistema di allarme. Nel piazzale retrostante scelgono tre vecchi trattori (il più potente ha 80 cavalli), con dei cavi riescono in qualche modo ad accenderli e poi fuggono, rischiando non poco. Per scappare infatti devono prima superare un ripidissimo cumulo di terra che delimita in quell’area il piazzale della Maip; una volta portati i mezzi dall’altra parte, costeggiano il Genna, sbucano probabilmente dalle parti del cimitero e da lì salgono verso il distributore. A metà di via Pievaiola con due trattori legati da una catena bloccano la quattro corsie, poi prendono tre cassonetti a lato dell’impianto, li piazzano lungo uno degli ingressi e li incendiano.

 VIDEO: LE TESTIMONIANZE

La fuga Con un altro trattore salgono verso il retro del rivenditore di auto usate che si trova a fianco della Total; utilizzando delle corde sradicano la recinzione di ferro piantata nel cemento e la portano a qualche decina di metri di distanza. Una volta dentro con un piccone riescono ad aprire un container, dal quale prendono delle vecchie gomme e delle bici con cui chiudono, poco più su, la strada retrostante. Poi il trattore va verso il distributore per sradicare la colonna del bancomat con i soldi, svuotata l’ultima volta dalla vigilanza a mezzogiorno di sabato. Dentro ci sono fra i tre e i cinquemila euro (sempre più sono le persone che usano le tessere magnetiche per fare il pieno) e durante l’operazione fuoriesce anche parecchia benzina, tanto che di fronte alla pompa c’è un estintore. A quel punto il bancomat viene trascinato all’interno del piazzale del rivenditore di auto usate, forzato e depredato. Dopo pochi minuti la banda fugge con una macchina.

MAPPA INTERATTIVA: LA RICOSTRUZIONE DELL’ASSALTO

L’inchiesta Poco prima delle 3 scatta l’allarme e sul posto arrivano i vigili del fuoco per spegnere l’incendio e i poliziotti della squadra mobile di Perugia, che indagano sul caso insieme alla scientifica. Le indagini sono in pieno svolgimento per dare dei nomi e dei volti ai balordi: due di loro sono stati ripresi dalle telecamere a circuito chiuso della pompa ma non si vede granché: due uomini incappucciati impegnati, con il terzo trattore e una fune, a sradicare la cash-machine del rifornimento. Tanto rumore e un piano studiato nei minimi dettagli per un bottino modesto. Perché?

Il gestore «L’allarme – dice a Umbria24 Massimo Scappini, gestore del distributore – è scattato poco prima delle tre del mattino e quando sono arrivato c’erano già le forze dell’ordine. Ad agire sono state più persone, dei professionisti visto che hanno anche utilizzato gli estintori per proteggersi dagli eventuali rischi. Ma hanno rischiato grosso, tenuto conto del fatto che hanno completamente divelto il distributore di carburante. Non so esattamente quanto ci fosse in ‘cassa’ e a quanto ammontano i danni. Stiamo facendo tutte le verifiche del caso, compreso il monitoraggio delle telecamere».

Il proprietario dei trattori Alla Maip Franco Tortoioli si è accorto di tutto solo lunedì mattina, quando la polizia lo ha avvertito del furto. «Si tratta – racconta – di alcuni tra i mezzi più vecchi che teniamo in sosta nella zona posteriore dell’azienda, che non è completamente chiusa da una recinzione bensì delimitata da un cumulo di terra. Per salire su quel terrapieno e scendere si rischia davvero grosso. Tra l’altro uno dei mezzi ha solo la trazione posteriore e questo rende ancora più difficile la manovra. Comunque hanno studiato tutto alla perfezione a tavolino. Si tenga conto che i mezzi probabilmente neppure si accendevano, quindi c’è voluto del tempo. Abbiamo trovato cavi e batterie presi anche da altri mezzi». Sul posto nel corso della mattinata anche la Gesenu per ripulire la zona e sostituire i cassonetti incendiati.