Un'area danneggiata a Pietralunga (foto F.Troccoli)

di Giorgia Olivieri

Dei danni subiti nella zona di Pietralunga nella notte tra giovedì e venerdì non sono responsabili solo le forti precipitazioni. Umbria24 ha intervistato due docenti dell’Università degli studi di Perugia per spiegare, tra acqua e suolo, cosa ha contribuito al disastro, le cui ragioni vanno cercate indietro fino a sessant’anni fa. Fondamentale per la ripartenza dei territori colpiti le misure di prevenzione e la consapevolezza dei cittadini.

PIETRALUNGA IN GINOCCHIO DOPO L’ALLUVIONE

Non è una «bomba d’acqua» Lo hanno definito un «temporale autorigenerante» i fisici del Cnr, quello che si è abbattuto su Pietralunga e sulla provincia di Ancona. Chiamato anche V-shaped per la sua forma, questo tipo di precipitazione di forte intensità, attraverso fasi successive, riesce a mantenere sulla stessa zona un’elevata quantità di pioggia. L’effetto di questo tipo di temporali, unito «al cambiamento climatico, agisce sulla vulnerabilità del nostro territorio mostrando i suoi estremi, nel giro di poche ore si passa da un deficit di acqua a un’alluvione», spiega il fisico Massimiliano Pasqui al Tg1. Non si tratta quindi di una «bomba d’acqua», come precisa Corrado Cencetti, professore di Geologia applicata intervistato da Umbria24. Nel territorio di Pietralunga, però, è stata «l’erronea pianificazione territoriale» ad aver tradito i cittadini, secondo Cencetti.

LA LUNGA NOTTE DI PIETRALUNGA VIDEO

FOTOREPORTAGE UNA NOTTATA IN MEZZO AL FANGO

Gli esperti Il professor Renato Morbidelli, docente di costruzioni idrauliche e marittime e idrologia, che, insieme al gruppo di Idrologia, ha studiato questo tipo di piogge nel Centro Italia. «Queste precipitazioni dalla durata maggiore di un’ora – spiega – sono le uniche su cui è possibile fare dei confronti con il passato e analisi legate al cambiamento climatico: secondo i nostri studi, rispetto a cento anni fa, le loro caratteristiche non sono cambiate nel tempo». Ad aver provocato l’alluvione di Pietralunga, quindi, non è stato un temporale diverso, in termini qualitativi, da quelli visti in passato, ma è la conformazione del paese ad aver fatto la differenza. «Basta guardare una cartina di Pietralunga – continua il geologo – per notare come il centro storico sia posizionato in alto rispetto al fiume Carpinella, mentre l’area industriale, quella allagata, è stata costruita nelle vicinanze del corso d’acqua». Eventi di questo tipo «una volta allagavano un campo di grano, mentre oggi zone industriali e abitative», sottolinea l’ingegnere idraulico. Il consumo sempre maggiore di suolo iniziato negli anni ’60 ha condizionato la capacità di impermeabilizzazioni del suolo, così facendo l’acqua che cade durante le precipitazioni si infiltra meno nel sottosuolo e defluisce più rapidamente, raggiungendo prima i fiumi. «La colpa dell’uomo, in questi casi – spiega Cencetti – è duplice: la frequenza di questo tipo di eventi è legata al surriscaldamento globale, mentre dall’altra parte abbiamo reso il territorio sempre più debole e ora ne subiamo la vulnerabilità».

CADUTA IN POCHE ORE PIOGGIA CHE CADE IN UN MESE

FOTOGALLERY: DISAGI AL CONFINE TRA UMBRIA E MARCHE

La prevenzione Non sembrerebbero molte, a oggi, le possibili soluzioni da mettere in atto per prevenire il disastro. Secondo il geologo, le uniche manovre efficaci sono quelle volte a «impedire che l’acqua arrivi rapidamente ai fiumi e ai torrenti, attraverso la realizzazione di opere idrauliche». È compito, quindi, delle autorità di distretto «promuovere progetti che cerchino di mettere in sicurezza aree che presentano un territorio vulnerabile». Altro aspetto da non sottovalutare è la pulizia dei corsi d’acqua: «Quando ci sono alberi che nascono lungo l’alveo dei fiumi, l’acqua non transita bene – spiega Morbidelli – è necessario togliere dai corsi d’acqua i detriti vegetali, non toccandone però i sedimenti». Il pericolo che si corre privando i fiumi dei loro sedimenti non è da poco: «Si rischia di avere dei corsi d’acqua con portate esagerate – continua Cencetti – cosa già successa negli anni ’60, e i fiumi hanno reagito approfondendo il loro canale».

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VIDEO: ALLUVIONE A CANTIANO

Come proteggersi Dal punto di vista della cittadinanza i consigli per mettersi al sicuro durante questo tipo di emergenze sono pochi. «Può sembrare banale ma chiudersi ai piani più alti della casa è fondamentale», spiega Morbidelli. Le cantine e gli scantinati, infatti, «vengono sempre invasi per primi – continua Cencetti – e, se possibile, bisogna allontanarsi dalle prossimità dei corsi d’acqua, anche i ruscelli di montagna possono diventare pericolosi». L’ingegnere, invece, consiglia a chi abita in località a rischio, di «non tenere cose importanti al pian terreno», per non subire ingenti perdite economiche. I cittadini possono verificare il livello di rischio idrogeologico della zona in cui abitano sui siti internet della Protezione civile. Le aree a rischio sono state rilevate negli anni ’90 attraverso i piani ‘Pai’ e sono suddivise in tre fasce. Morbidelli precisa, inoltre, che «con le conoscenze che ci sono attualmente, non si potrà mai dire se una pioggia sarà brusca o un disastro, per questo gli allarmi vanno dati anche a rischio di fare dei falsi allarmi». I cittadini, una volta informati del possibile pericolo, possono così adattare i loro comportamenti, magari parcheggiando la macchina in un punto in alto. «La Protezione civile – conclude il docente – emette continuamente dei bollettini che non vanno ignorati o sottovalutati; vale la pena di gridare al lupo anche se poi non avviene il disastro».