La discarica di Belladanza

di Daniele Bovi

Come smaltire i rifiuti prodotti nelle tantissime case in cui sono isolati gli umbri contagiati dal nuovo coronavirus? Intorno a questo tema si sta ragionando a Palazzo Donini per individuare la soluzione migliore. La giunta ha dato mandato all’Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) e alle due Usl di predisporre i pareri riguardanti i diversi scenari prospettati. Secondo i dati comunicati venerdì mattina dalla Regione, che nel corso di una videoconferenza ha presentato il piano per la rilevazione della positività, al momento sono 2.960 le persone in isolamento domiciliare.

TEST RAPIDI, IL PIANO DELLA REGIONE

Il quadro Per gestire i rifiuti prodotti all’interno delle abitazioni l’Iss, l’Istituto superiore di sanità, ha fornito a metà marzo un parere in cui si dice, in sostanza, che il virus in un rifiuto urbano potrebbe diventare innocuo in un intervallo di tempo che va dai pochi minuti ai 9 giorni, che l’immondizia deve essere trattata separatamente e che questi rifiuti non sono assimilabili a quelli sanitari, per i quali è previsto un percorso preciso. Insomma, per l’Iss serve un servizio di raccolta apposito e, laddove possibile, consiglia l’incenerimento così da ridurre al minimo le possibilità di contagio.

IL BOLLETTINO DI VENERDÌ

Le opzioni La stima è quella di dover trattare all’incirca 150 tonnellate mensili e gli scenari che la Regione ha davanti sono essenzialmente tre, e il primo è proprio l’incenerimento. Un impianto regionale però non c’è e non mancherebbero ostacoli tecnici in caso si volessero utilizzare i tre forni in cui questi rifiuti potrebbero essere bruciati (uno a Terni e i cementifici di Gubbio); se invece i sacchi venissero spediti fuori regione, c’è il rischio che quegli impianti siano saturi e in più, viste le limitate quantità, bisognerebbe anche stoccare i rifiuti. La seconda possibilità è trattarli in uno degli impianti di preselezione e Tmb (il Trattamento meccanico-biologico) presenti in Umbria, ma anche in questo caso le controindicazioni non mancherebbero, dai rischi per gli operatori alla necessità di dedicare allo scopo un impianto specifico, con tutte le conseguenze del caso sull’intero sistema.

Discariche La terza e ultima opzione, che alla fine potrebbe essere quella compatibile con l’emergenza, è quella del conferimento in discarica. Le quantità infatti sono limitate e compatibili con le volumetrie residue, e in questo caso non ci sarebbe neppure bisogno di fasi di selezione. Una volta arrivati i pareri di Arpa e Usl, la presidente Donatella Tesei firmerà l’ordinanza per disciplinare l’intero meccanismo, che prevede comunque un sistema di raccolta e di trasporto dedicato.

Twitter @DanieleBovi

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