Un momento della conferenza stampa

La Filcams Cgil denuncia «l’ennesima ingiustizia nel settore della vigilanza privata, attraverso il meccanismo perverso dei cambi di appalto»: in una conferenza stampa che si è tenuta mercoledì, i sindacalisti hanno raccontato la storia di due lavoratori lasciati a casa in un cambio d’appalto. I due lavoratori, per anni impegnati nei servizi di vigilanza e portierato in un’azienda metalmeccanica altotiberina, dallo scorso mese di maggio sono senza lavoro «per la mancata applicazione – è stato spiegato – della clausola sociale da parte della nuova società appaltatrice del servizio di portierato».

La vicenda «Questo è un caso emblematico del far west che è diventato ormai questo settore – hanno spiegato Marta Melelli e Vasco Cajarelli, della Filcams Cgil Perugia – settore tra i più poveri che sconta sfruttamento e paghe da fame, che non garantiscono una vita libera e dignitosa a chi ci lavora, quasi sempre costretto da uno stato di bisogno ad accettare condizioni altrimenti inaccettabili». «Ormai – hanno aggiunto i sindacalisti – il mancato rispetto della clausola sociale (quella che prevede il passaggio dei lavoratori dal vecchio al nuovo appalto) è diventato quasi la norma, sia negli appalti privati che in quelli pubblici. E questo nonostante le principali aziende del settore, colossi da migliaia di dipendenti con utili impressionanti, siano addirittura sotto commissariamento, proprio per le condizioni di sfruttamento imposte ai lavoratori».

Cosa servirebbe La richiesta della Filcams Cgil, in particolare per questi lavoratori, ma anche per tutto il settore, è quella di un ruolo più attivo dell’ispettorato del lavoro a difesa della legalità e del rispetto della clausola sociale e, soprattutto, di uno scatto di responsabilità da parte delle aziende, comprese quelle appaltanti. «Lasciamo ovviamente aperte tutte le possibilità per un incontro per poter risolvere questa situazione specifica e garantire questi due lavoratori. Ma siamo consapevoli che quello che serve è molto di più, a partire dalla legge sul salario minimo, che fissi un tetto di base alla contrattazione. Anche per questo la Cgil sarà in piazza a Roma il prossimo 7 ottobre, insieme a oltre cento associazioni e movimenti, per una grande manifestazione nazionale in difesa dei valori costituzionali, a partire da quello del lavoro».

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