di Daniele Bovi
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E’ una «agenda ambiziosa» quella con la quale si presenta Giovanni Paciullo, professore di diritto privato all’Università per stranieri di Perugia che lunedì mattina, di fronte ad una aula magna senza quasi più posti a sedere, ha illustrato le linee guida con le quali si candida a diventare rettore per il triennio 2013-2016. L’aspirante successore di Astorre Lupattelli, il primo rettore dal 1925 al 1944 e della neo-senatrice Stefania Giannini (ringraziata «in modo profondo» da Paciullo per il lavoro svolto), l’ultimo in ordine di tempo, sfiderà il 22 aprile la professoressa Lidia Costamagna. In palio ci sono 78 voti e mercoledì verranno eletti sette grandi elettori. L’unico accenno polemico di Paciullo arriva in chiusura di intervento e diretto, spiegano a palazzo Gallenga, a chi va a spiegare che tra i suoi obiettivi ci sarebbe quello di una fusione con lo Studium perugino: «Non c’è – ha detto – nessun obiettivo di fusione» con l’Università di Perugia.
FOTOGALLERY: LA PRESENTAZIONE ALL’AULA MAGNA
Platea affollata Nelle prime file molti esponenti pd (tra gli altri Anna Rita Fioroni, Giampiero Giulietti, Valeria Cardinali e l’ex segretario provinciale nonché ordinario di Storia contemporanea Alberto Stramaccioni, considerato tra i grandi sponsor di Paciullo), alcuni pdl (Pietro Laffranco e Maria Rosi) e i rappresentanti delle istituzioni come il presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi (assente Catiuscia Marini per la riunione con Anas) e quello della Camera di commercio di Perugia Giorgio Mencaroni. Di fronte a questi e a tante altre persone tra docenti e personale amministrativo Paciullo ha letto i passaggi salienti del suo programma condensato in 15 pagine e intitolato «Dentro Perugia, aperti al mondo». Una proposta alla base di un’elezione considerata «un viaggio da fare insieme, in cui ha senso non solo la meta ma anche il cammino».
La sfida del nuovo Il punto di partenza di Paciullo è quello di una Università «che sappia assumersi la sfida del nuovo, coniugando gli obiettivi della politica universitaria con quelli di una politica di sviluppo». Il giurista, classe 1948, a Perugia da quando aveva 18 anni e con alle spalle una lunga esperienza parlamentare (dal ’92 al ’94 con Dc e Ppi), amministrativa e politica, promette poi che «un metodo guiderà l’azione», ovvero «la collegialità e la condivisione delle responsabilità». Una collegialità che non sarà «solo consultiva» bensì sarà «fondata sulla condivisione delle analisi e delle soluzioni proposte». Il primo tema affrontato è quello delle «scelte di bilancio»: in un quadro dove le risorse sono scarse la Stranieri deve, oltre che razionalizzare le spese, «accrescere la quota di finanziamenti esterni» da bandi, contratti e azioni promozionali «presso fondazioni e charities» e, accanto al bilancio tradizionale pubblicare un documento «di agevole lettura».
Ricerca e lingua italiana Al centro c’è poi «la ricerca di base alla quale dovrà essere dato il massimo sostegno possibile», più spazio all’area dottorale e la centralità dell’alta scuola di lingua che rimane «la fondamentale articolazione del nostro Ateneo: diffondere la lingua italiana è una missione fondamentale ma serve una rete adeguata di diffusione». Nella proposta di governo di Paciullo però si nota anche l’attenzione al dialogo con il mondo dell’economia e agli sbocchi professionali degli studenti, ai quali va offerta anche una biblioteca potenziata sotto il piano delle risorse e dei volumi. In un passaggio infatti l’aspirante rettore spiega che occorrerà «coniugare l’offerta con gli sbocchi occupazionali, innanzitutto intervenendo sulla formazione post-lauream» e cercando di proseguire sulla strada dei master, assecondare l’autoimprenditorialità e poi la partnership formativa con un mondo delle piccole e medie imprese che deve sempre più puntare sull’internazionalizzazione.
Docenti e amministrativi Nella Stranieri immaginata da Paciullo, un Ateneo che dovrà dialogare con le istituzioni del territorio, politiche ed economiche, un ruolo decisivo lo ricoprono ovviamente i docenti, specialmente quelli di lingua e cultura italiana. Ai professori-elettori (tra i 78 c’è anche il corpo docente) Paciullo propone «forme premiali innovative anche con l’obiettivo di correggere un indirizzo nazionale che sposta la valutazione ai fini della carriera sulla produzione scientifica». Per i ricercatori invece «si pone la necessità di apprezzare il tempo sottratto all’attività di ricerca e quindi la definizione di un piano di incentivazione per attività didattiche extracurriculari». Per quanto riguarda invece il personale amministrativo, Paciullo propone «un nuovo patto che premi competenza ed impegno» e una «rimodulazione del trattamento accessorio relativo alle indennità di posizione e di risultato operando una ricertificazione dei relativi fondi».