L’Umbria pur tra luci e ombre si colloca nella fascia alta dei report regionali «BesT» dell’Istat, i dossier che misurano il benessere equo e sostenibile nei territori. Questi ultimi vengono esaminati sotto vari aspetti: la posizione nel contesto nazionale ed europeo, i punti di forza, gli svantaggi, le disparità territoriali, le evoluzioni recenti per un totale di 70 indicatori analizzati.
Le classi Secondo i dati diffusi mercoledì dall’Istituto di statistica, classificando le province italiane in cinque classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta), nell’ultimo anno di riferimento dei dati (2020-2022) il 12,3 per cento delle misure disponibili colloca le province umbre nella classe alta, il 51,6 per cento le assegna alle classi medio-alta e alta (la media delle province del Centro Italia è 17,1 e 48,7 per cento).
I risultati Tra i risultati migliori l’Istituto sottolinea quelli relativi a istruzione e formazione, ambito nel quale «l’Umbria – spiega Istat – detiene i vantaggi più diffusi»; nel complesso, quasi l’80 per cento degli indicatori relativi a questi settori che si collocano nella fascia alta o medio alta. Tra i punti deboli il report indica innovazione, ricerca e creatività, per i quali le province umbre collocano il 25 per cento delle misure nelle classi medio-bassa mentre nessuna nelle classi medio-alta e alta, concentrando tutto il restante 75 per cento nella classe media.
Squilibri A proposito di squilibri territoriali, su salute, sicurezza, ambiente e qualità dei servizi la provincia di Terni ha più indicatori nelle classi inferiori. A livello provinciale, nell’ultimo anno quella di Perugia presenta un leggero vantaggio rispetto a Terni collocandosi nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta per il 54,1 per cento degli indicatori (sono il 49,2 per cento nella provincia di Terni).
I dati Nel complesso, il 18,1 per cento delle misure si concentra nelle due classi di benessere relativo più basse (la media delle province del centro è 26,6 per cento, 33,9 quella dell’Italia). In particolare nella classe bassa si collocano solo il 3,3 per cento degli indicatori a fronte dell’8,7 per cento della media delle province del centro e del 15,1 per cento delle province. In Umbria, sul totale di 11 domini del benessere, nove non presentano indicatori nella classe bassa, risultando pertanto inferiori le situazioni di estremo svantaggio rispetto al resto del Paese.
Il confronto con l’UE Il rapporto pone in confronto le regioni anche con il quadro europeo. Per quanto riguarda l’Umbria, si colloca tra le regioni europee con i risultati migliori per tre indicatori su nove: speranza di vita (20esimo posto su 234), mortalità infantile (quinto posto) e partecipazione elettorale (17esimo posto). Per quanto riguarda invece istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, innovazione, ricerca e creatività e ambiente, la media è più bassa della media UE. Su brevetti e formazione continua infine la regione occupa la parte centrale della classifica (rispettivamente 94esimo e 102esimo posto).