FOTO MONIA CANAVARI

di M.R.

«Mentre il mondo sta lavorando per porre nuovi obiettivi ambiziosi per il futuro del Pianeta e dei suoi abitanti durante la Cop26 a Glasgow, ci si domanda se la Regione Umbria è pronta ad affrontare le sfide di oggi contro i cambiamenti climatici». L’interrogativo è della senatrice umbra del M5s Emma Pavanelli e una risposta concreta, a ben vedere, non arriva dalla politica ma da tre associazioni ternane Federmanager, Pensare il domani e Cittadini liberi; le stesse che nell’ambito del Festival nazionale dello Sviluppo sostenibile hanno promosso la conferenza sul tema ‘Idrogeno a Terni’. A seguito di quella iniziativa hanno dato vita ad un gruppo di lavoro, cui è stato affidato il compito di elaborare una proposta organica per promuovere la produzione e l’uso dell’idrogeno nelle attività produttive e civili della realtà locale.

Idrogeno green Dalla recente Conferenza mondiale, Cop 26 di Glasgow, da cui è emersa l’urgenza di accelerare la transizione energetica indispensabile per tenere sotto controllo le alterazioni già in atto negli equilibri climatici, lo sviluppo impetuoso dell’idrogeno quale nuovo vettore energetico totalmente green è stato confermato come una scelta prioritaria, a livello globale, europeo e nazionale. A partire da questo i tre soggetti promotori del gruppo di lavoro, composto da propri rappresentanti e da competenze esterne di ‘energy expert’, ritengono che la Regione Umbria debba «darsi un programma strategico per la ricerca scientifica tecnologica, per la produzione, lo stoccaggio, la distribuzione e gli usi plurimi dell’idrogeno e che, in tale quadro, la realtà ternana abbia delle risorse e potenzialità uniche in tutta la regione ed anche nel quadro nazionale. Una storia di almeno 70 anni nella produzione ed uso industriale dell’idrogeno, la disponibilità di fonti di energia rinnovabile già utilizzabili, infrastrutture uniche come l’idrogenodotto Nera Montoro-Terni, esperienze come la produzione di fuel cells e ambiti di ricerca sperimentale, come i laboratori universitari di ingegneria energetica. I fabbisogni di produzione d’idrogeno da fonti rinnovabili, per rendere l’Umbria neutrale, dal punto di vista delle emissioni climalteranti, sono stimabili in circa 100.000 tonnellate di H2, all’anno».

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Terni «La piattaforma Prima, a Gualdo Cattaneo, inserita dalla Regione nel Pnrr, come unica iniziativa per accedere ai finanziamenti europei del ‘Next generation Eu’ – denunciano dalle associazioni ternane – non coprono che una parte minima di tale fabbisogno (2.000 tn/ a) e pertanto impongono un ripensamento delle scelte regionali e locali per lo sviluppo di una adeguata filiera produttiva e d’impiego dell’idrogeno, al fine di avere una visione non limitata ed asfittica e di operare su una prospettiva di medio lungo termine; con una piattaforma idrogeno basata su una rete di poli produttivi, capace di intercettare gli investimenti pubblici e privati del settore che vi saranno e che non potranno che vedere protagonista il territorio ternano per le sue risorse uniche ed anche per essere, in Umbria, quello con le maggiori emissioni per abitante di gas ad effetto serra». Il Gruppo di lavoro si è proposto l’obiettivo di predisporre un cronoprogramma di iniziative di coinvolgimento sia di parti economico-sociali che di agenzie o enti istituzionali al fine di approfondire alcuni specifici interventi con l’obiettivo di individuare i soggetti che possono essere interessati nonché favorire una progettazione di dettaglio che consenta anche l’accesso ai fondi del Pnrr ed ai finanziamenti europei e nazionali.

Confindustria nazionale Dire che il tema è ‘caldo’ è più che mai calzante. Se ne è parlato recentemente a Terni anche in occasione della visita dell’eurodeputata M5s Daniela Rondinelli ma soprattutto la questione è stata al centro del summit tra Confindustria nazionale, Bdi e Medef, associazioni industriali di Germania e Francia che hanno messo in evidenza come «i processi di decarbonizzazione devono salvaguardare la competitività delle aziende. La vera sfida sono i costi. Le transizioni hanno un costo economico e sociale». ‘Esortiamo i nostri leader – si legge nel documento condiviso e per stralci riportato da Il Sole 24 Ore – a definire politiche atte a rafforzare la base industriale dell’Europa; facilitare gli investimenti attraverso un’adeguata regolamentazione finanziaria; rafforzare la capacità delle imprese europee di far fronte ai rischi geopolitici. Le imprese europee non devono essere le vittime collaterali delle tensioni geopolitiche tra gli Usa e la Cina’. Il numero uno degli industriali italiani ha avuto anche modo di esprimersi sul nucleare; altro tema sul quale Umbria24 ha stimolato il dibattito con Rondinelli: «L’Italia scelse con un referendum, le tecnologie sono nel frattempo cambiate, l’approccio a tale soluzione non sia ideologico».

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