Lo stabile dell'appartamento occupato

di Fabio Toni

La protesta di alcuni profughi nordafricani che martedì mattina, seduti in mezzo alla strada, hanno bloccato per qualche minuto il traffico di viale Brin, esce dai soliti schemi e svela retroscena che lasciano a bocca aperta.

Il primo motivo I profughi – cinque o sei per lo più di nazionalità somala – si sono presentati davanti alla sede dell’Arci di Terni per chiedere il sussidio (due euro e mezzo al giorno) che gli spetta in virtù del progetto ‘accoglienza Nord Africa’ di cui fanno parte. La protesta nasce dai ritardi nell’erogazione del contributo. Tutto discutibile, ma ancora con un senso.

Il vero motivo Il punto è che la protesta sarebbe legata anche ad un altro aspetto più serio e sconcertante. Da tempo i profughi coinvolti nel progetto umanitario, vivono in un appartamento di via Gian Battista Vico messo a disposizione dall’Arci che si fa carico dell’affitto. Loro sono sette e i posti letto dodici: i restanti cinque sarebbero liberi e utilizzabili per altre persone. Sarebbero, appunto.

PROFUGHI ‘ABUSIVI’: PARLA IL PRESIDENTE DELL’ARCI

Appartamento occupato Il condizionale è dovuto, visto che i cittadini nordafricani avrebbero utilizzato gli altri posti per amici, parenti e conoscenti, finendo per trasformare l’appartamento in una sorta di albergo a loro disposizione. Tanto che sarebbero arrivati al punto di togliere le serrature, sostituendole con dei lucchetti. Insomma un vero e proprio ‘giro’ di posti letto.

L’invito Due mesi fa l’Arci, attraverso il suo presidente Francesco Camuffo, ha invitato gli ‘occupanti’ a lasciare i posti liberi. Perché servono ad altre persone che, volenti o nolenti, ne hanno diritto in quanto rifugiati politici, dopo essere sbarcati in Italia e accolti in centri come quelli di Lampedusa e Pozzallo.

La reazione Ovviamente l’invito non ha trovato alcun riscontro e – anzi – ha fatto scattare la protesta rumorosa di martedì mattina. Non la prima a quanto pare. Tanto che anche un’associazione come l’Arci, che ruota attorno all’accoglienza e si rende disponibile all’ascolto e a risolvere i problemi quando possibile, ora punta i piedi.

L’Arci «Di fronte a questa situazione non possiamo fare altro che rivolgerci alle forze dell’ordine – afferma il presidente di Arci Terni, Francesco Camuffo -. Le regole valgono per tutti e devono essere rispettate. Purtroppo l’accoglienza impostata così, con progetti previsti per un anno che finiscono per durarne tre, non funziona. A differenza di altri profughi che abbiamo assistito, queste persone anziché costruirsi un’autonomia, cercare un lavoro dove questo si trova ancora, si sono stabilite e pensano che tutto gli sia dovuto. Ma non è così. E ora quei posti servono ad altri più bisognosi di loro e che non hanno avuto le stesse opportunità».

Il problema rimane Il problema sembra riguardare a un numero ristretto di persone: «Chi proviene dalla Siria, ad esempio, non rimane in Italia ma si sposta nel nord Europa per cercare un lavoro e costruirsi una vita. Altri ancora si impegnano e riescono a trovare opportunità, un punto di inizio in Italia. Poi ci sono le persone che vivono con il sussidio – e non solo, purtroppo, ndR – e che si sentono di avere solo diritti. Ma non è così e siamo decisi a farglielo capire». Intanto, però, sembra sia stato raggiunto una sorta di accordo per placare la protesta: i profughi avranno il loro sussidio ma dovranno liberare almeno tre dei cinque posti letto occupati. Una mediazione che non risolve in toto il problema-abusivismo nell’appartamento di via Vico. A meno che non ci pensi direttamente la polizia.