‘Natività e il vescovo san Biagio’

di Marco Torricelli

A volte sembrano storie marginali. Poi ci perdi un po’ di tempo e viene fuori che non lo sono manco per niente. Anzi. Prendi quella di Lugnano in Teverina, il piccolo centro tra Amelia e Orvieto, nel quale, nel 2010, la Fondazione nazionale della cultura ‘Gian Lorenzo Bernini’ si propone di recuperare l’ex convento dei Cappuccini. Bene, cioè male: adesso la fondazione denuncia che le furono chiesti «compensi extra». Tutti da chiarire.

La storia Umbria 24 aveva raccontato la vicenda, una delle tante che hanno caratterizzato la storia recente della Diocesi e che sono sotto la lente della magistratura, il 4 aprile scorso: la fondazione Bernini che prese in affitto il convento dalla Diocesi, i problemi che sorsero, la prima che arrivò a chiedere di ‘stracciare’ il contratto per le «gravissime irregolarità edilizie, in precedenza occultate dall’ente proprietario e perpetrate nel corso dei precedenti restauri realizzati dalla Diocesi».

Il racconto Il sindaco di Lugnano, Nadia Moretti aveva raccontato di aver sperato «che, forse, si poteva davvero fare del convento quel centro di attrazione, culturale ed anche turistica, che le misere finanze comunali non avrebbero mai permesso di realizzare» e che quando la faccenda si era messa male «io chiamai il vescovo Paglia – aveva detto – chiedendogli chi mi avesse mandato in casa, ma lui mi rispose che quella gente nemmeno la conosceva».

La fondazione La storia – non la ricostruzione fatta da Umbria 24, visto che «sottolinea, con tutta evidenza, i motivi che sono stati la causa del contenzioso» – non è piaciuta, per niente, alla fondazione Bernini. Che ha deciso di dire la sua. Mettendo in evidenza che il suo interessamento era derivato dal fatto che «monsignor Vincenzo Paglia aveva manifestato la preoccupazione sullo stato in cui versava l’ex convento dei Cappuccini, malamente gestito dall’associazione di assistenza diocesana», presieduta, dice la fondazione Bernini, da monsignor Francesco De Santis. La fondazione racconta di essersi resa «disponibile ad accogliere le richieste avanzate da monsignor Paglia», che poi «uscì di scena», affidando la trattativa a Luca Galletti e Paolo Zappelli, i due ex dipendenti della Diocesi oggi indagati dalla procura della repubblica.

Compensi extra E qui la fondazione Bernini inizia ad andarci giù davvero pesante, con affermazioni inquietanti: «Galletti si presentò quale referente della Diocesi, con poteri decisionali anche al di sopra del titolare della Diocesi stessa, sollecitando compensi extra che, a suo dire, sarebbero confluiti nelle casse di monsignor Paglia, per le sue necessità personali». Uno crede di aver capito male, poi rilegge e, no, è proprio quello di dice la Bernini. Nel frattempo, dice ancora la fondazione, le «furono presentati una serie di progetti, attraverso i quali si sarebbe aperta la possibilità di una lunga e proficua collaborazione tra le due realtà». Tanto che «si era stabilita un’assidua frequentazione, suggellata da elargizioni economiche, da parte della fondazione Bernini, a sostegno di alcune attività culturali realizzate dall’ente diocesano».

Il sindaco Ma la fondazione Bernini ne ha anche per il sindaco di Lugnano, Nadia Moretti, che aveva detto: «Nessuno di noi è riuscito a capire bene cosa sia successo», ma alla quale viene ricordato che, proprio lei, «al signor Pirrottina (Pietro Paolo Pirrottina, che rappresentava la fondazione; ndr) richiese il diretto interessamento a progetti culturali, nonché alla stesura dei suoi discorsi personali». Ma, e qui il discorso si fa, di nuovo, inquietante, quello tra il sindaco di Lugnano e l’esponente della Bernini sarebbe stato un rapporto «anche di confidenza e amicizia, tale da richiedere il sostegno della ‘persona sconosciuta’ (della quale chi scrive non si azzarda ad ipotizzare l’identità; ndr) anche per la risoluzione di alcuni suoi interessi di carattere personale». Affermazioni pesanti, anche queste. Che, come le altre, la fondazione Bernini ha però deciso di mettere per iscritto.

L’affresco Una curiosità, poi nemmeno tanto, è relativa alla foto che correda anche questo articolo: si tratta di un affresco, la ‘Natività e il vescovo san Biagio’, precisa la fondazione Bernini «opera di grande valore artistico» di cui rivendica il recupero «in un locale adibito a magazzino del convento» e «lasciato in stato di completo abbandono dalla proprietà, nella completa indifferenza e irresponsabile incuria di quanti ne avevano la custodia, subendo gravissimi danni».

La magistratura Dopo aver ricordato di «aver lottato fino all’ultimo allo scopo di salvare il complesso» del convento dei Cappuccini, anche se «la Diocesi aveva in realtà indirizzato i propri interessi in altre direzioni», la Bernini dice che «l’ultima parola spetta alla magistratura», alla quale il caso sarebbe stato sottoposto e «presso la quale pendono procedimenti di carattere civile e penale». Che anche da queste esternazioni, come pure monsignor Ernesto Vecchi, l’amministratore apostolico alle prese con un groviglio di questioni che riservano sempre nuove sorprese, potrà trarre qualche elemento utile.

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