di Marco Torricelli
Una difesa a tutto campo. Peraltro già espressa a più riprese. Le forze politiche che, a Narni, sostengono la giunta comunale, parlano di «opposizione che strumentalizza una vicenda giudiziaria, quando ancora non solo non c’è stata nessuna condanna, ma neppure nessun processo, dimostrando di voler condannare le persone sostituendosi ai tribunali».
La difesa Si parla dell’inchiesta sulla vendita del castello di San Girolamo e «le forze politiche di maggioranza (Pd, Psi, Sinistra per Narni e Sel; ndr) esprimono la profonda convinzione che le motivazioni che hanno guidato l’operato dell’amministrazione comunale siano esclusivamente riconducibili alla volontà di dare soluzione a un problema cittadino grave e annoso. Lo stato del castello di San Girolamo è da molto tempo sotto gli occhi di tutti e la volontà dell’amministrazione è stata sempre quella di creare le condizioni per bloccarne il degrado e valorizzarlo a fini turistici ricettivi».
L’inchiesta Sul terreno giudiziario, peraltro, la maggioranza non entra. Limitandosi a ribadire il «rispetto della magistratura» e la certezza «che la verità emergerà». Ma intanto «rigetta con forza sul piano politico le strumentalizzazioni di chi fa finta di non conoscere la storia del castello e nega ciò che è palese, ovvero che l’amministrazione comunale abbia seguito con responsabilità e perseveranza soltanto il concreto e non semplice obiettivo della messa a valore di un bene del patrimonio comunale a vantaggio della comunità e della città».
La storia Fin dal 1993 «si è più volte tentato di alienare il bene attraverso gare pubbliche, ma senza riuscire a trovare compratori, l’ultima andata deserta nel 2005. Segno che nel tempo e anche in contesti economici diversi il castello presentava estrema difficoltà a essere collocato sul mercato». Ma anche i tentativi dell’amministrazione «di reperire fondi pubblici per la ristrutturazione si sono rivelati vani, come il progetto presentato nell’ambito del Giubileo del 2000».
I tentativi Verificata l’impossibilità, «sia di alienarlo, sia di reperire finanziamenti pubblici per il restauro, nel 2007 si tentò anche la strada della Società di trasformazione urbana (Stu) in cui il Comune di Narni avrebbe messo il bene a disposizione dei privati, differendo nel tempo la cessione di proprietà, per favorire l’investimento di soggetti interessati nel progetto d’uso, tuttavia anche questo tentativo alla fine si rivelò impraticabile per il disinteresse concreto dei possibili partners privati».
La vendita Con questa storia e in questo contesto, che dimostrano come da molti anni si inseguisse con tenacia la soluzione del problema, si arriva alla decisione dell’amministrazione di compiere un ulteriore tentativo di alienare il castello nel 2010. Questa volta, com’è noto, finalmente c’è stato un compratore che, come stabilito nel bando pubblico, ha versato nelle casse dell’ente l’intera somma di un milione e 760mila euro, più gli interessi maturati per la proroga concessa sul pagamento».
La sentenza Per la politica narnese, insomma – almeno per quella di maggioranza – sembra di capire che la questione è chiusa. Castello venduto per ‘valorizzarlo’, soldi incassati e amen. Il problema, però, non è proprio così semplice e questo lo sanno bene anche i politici di maggioranza: della valorizzazione del castello, infatti, non c’è traccia e, in buona sostanza, la parola ‘fine’ non possono essere loro a metterla, su un film che, invece, è ancora ben lungi dall’essere terminato.