Almadori, presidente Ater (foto F. Troccoli)

di Mar.Ros.

C’erano i criteri di assegnazione delle case popolari al centro della seduta della seconda commissione, riunitasi martedì mattina a Palazzo Spada per affrontare la delicata questione, contando per l’occasione sul presidente dell’Ater, Alessandro Almadori.

Edilizia residenziale Il tema era già stato oggetto di discussione in consiglio comunale, vista la presentazione di vari atti d’indirizzo sulla gestione delle graduatorie di assegnazione alloggi. In particolare, dal consiglio erano emersi suggerimenti per l’individuazione dei così detti criteri di valutazione. Nello specifico era stato proposto di favorire, nella redazione della graduatoria di assegnazione, coloro che risiedono stabilmente sul territorio, ma anche di rimodulare i canoni di affitto e di controllare sistematicamente il persistere delle condizioni per avere diritto ad una casa popolare.

Almadori L’incontro con il presidente dell’Ater ha permesso di chiarire numerosi aspetti. Innanzi tutto – è emerso – quello della residenza stabile non può essere un criterio di valutazione. Già nel 2012, la regione dell’Umbria, che regola l’assegnazione degli alloggi popolari, aveva tentato una forzatura in questo senso, ma la legge fu dichiarata incostituzionale. L’unico modo che ha il comune per contravvenire a tale proposta dunque, è quella di adottare il criterio di residenza per l’assegnazione dei punti (da 1 a 4) che, per regolamento, sono a discrezione dell’ente.

L’atto La linea politica da adottare, dovrà comunque essere messa nero su bianco. «Per questo motivo, – spiega il presidente Filipponi -un ulteriore lavoro di confronto in sede di commissione dovrà condurre alla stesura di un atto unitario condiviso che tenga conto del parere dei consiglieri, ma anche delle normative vigenti e quindi dei ‘limiti di spazio di manovra’. In sede di commissione, intanto, Almadori ha formalizzato l’impegno ad ampliare la disponibilità di alloggi, incrementandoli di 300 unità. Di questi, 60 sono già pronti, 35 lo saranno a breve.

Numeri Attualmente – è stato spiegato da Almadori – gli alloggi popolari presenti sul territorio provinciale sono 8500; di questi, 7500 sono affittati a canone sociale (vale a dire una quota mensile che varia da 30 a 350 €), un trattamento riservato agli inquilini che dichiarano un isee complessivo non superiore ai 24 mila euro. Per gli altri 1000 alloggi, vale il canone di locazione concordato, ovvero una quota di affitto che varia a seconda di: caratteristiche dell’edificio, valore di mercato, dotazioni infrastrutturali, pertinenze dell’alloggio, presenza di spazi comuni e dotazione di servizi tecnici. 4 milioni di euro è invece la spesa che l’azienda è in grado di sostenere annualmente per i lavori di manutenzione. Una quota di patrimonio – è stato detto infine – è in vendita per il diritto di riscatto. Chi risiede da anni in un alloggio popolare, cioè, potrebbe acquistare l’immobile e quindi diventarne proprietario.

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