La sala del consiglio (foto U24)

di Francesca Mancosu

Il 12 marzo, alle 16, si terrà la sua prima seduta ufficiale, ma per la Consulta per l’integrazione eletta lo scorso gennaio è già tempo di mugugni e divisioni interne. Sulle modalità di elezione del presidente, sulla scarsa rappresentanza dei cittadini comunitari e, ancora una volta, sulla sua reale efficacia, politica e non solo.

Come scegliere il presidente? La prima seduta, come da regolamento, servirà soprattutto per affrontare le cosiddette ‘questioni burocratiche’: la scelta dei cinque membri del comitato direttivo, composto da presidente, vicepresidente e tre consiglieri. Una mera formalità che però nasconde le prime insidie, le stesse che fecero naufragare la precedente Consulta per l’immigrazione nel 2006: con quali criteri eleggere il presidente? Deve essere quello che ha preso più voti, o il più ‘capace’? Un dubbio che sta già provocando le prime divisioni interne in seno all’associazione Anziani e immigrati per l’integrazione, che più di tutti ha spinto per le elezioni della nuova Consulta, e che soprattutto testimonia la sostanziale ‘ignoranza’ del suo regolamento interno.

Mera questione politica A chiamarlo in causa è l’assessore alle Politiche sociali Stefano Bucari.«In primis, va eletto il consiglio direttivo, composto dagli eletti (uno per continente) che hanno registrato il maggior numero di preferenze. Fra questi cinque, a scrutinio segreto, l’assemblea elegge il presidente». Apparentemente, quindi, un problema di facile soluzione, a cui però si sommano i dubbi di alcuni sulla reale operatività dell’organismo espressi da alcuni immigrati. «Dietro questa nuova Consulta ci sono persone che da tempo cercano di mantenere il controllo degli immigrati a Terni, e hanno avuto tutto l’interesse a metterci dentro persone con poca esperienza, senza un reale ascolto delle comunità e senza il coinvolgimento delle associazioni e delle cooperative sociali che da anni lavorano in questo campo. Una cosa politica per ‘far vedere’ che ci si occupa del problema».

I problemi sul tavolo In attesa di constatare la reale efficacia del nuovo organo consultivo – 25 membri, almeno due riunioni obbligatorie l’anno oppure su convocazione del consiglio comunale, e un presidente che parteciperà alle sedute del consiglio comunale, senza diritto di voto, ma con diritto di parola – sul piatto ci sono già alcune questioni da affrontare. «In primis la mancanza di abitazioni – ricordano all’associazione Anziani e immigrati per l’integrazione – e le mancate o difficili comunicazioni sui bandi per la casa dell’Ater o la disponibilità di alloggi temporanei forniti dalla Caritas, per fare solo due esempi. Poi il lavoro: la Regione Umbria stanzia fior di contributi per formare i cittadini, ma poi non li aiuta ad inserirsi, e intanto scadono i bandi del Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi senza che nessuno lo sappia».

Penalizzati i cittadini comunitari Mancanze e rimostranze a cui si affiancano piccole guerre intestine, che in qualche modo sembrano riprodurre quelle che riecheggiano dal nostro Parlamento. Ad essere penalizzati, secondo la Federazione associazione immigrati della provincia di Terni, sono invece i cittadini dell’Unione Europea, che in città costituiscono il gruppo più numeroso. «Finora, nelle politiche sull’immigrazione c’è stata poca attenzione verso i progetti di cooperazione fra paesi comunitari: in Comune non se ne occupa nessuno. Per ovviare a questo, a  fine marzo organizzeremo un incontro con gli immigrati europei, per raccogliere le loro istanze e lavorare su una strategia comune».

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.