Una centralina Arpa

di Fra.Tor.

Lo strumento – l’osservatorio indipendente sulle esposizioni del polo di incenerimento di Terni – lo hanno presentato sabato scorso, ma il comitato ‘No inceneritori’, ‘Isde Umbria’, ‘Re:Common’ e altri soggetti, non si limitano a «riaffermare il diritto a vedere soddisfatto il bisogno di tutela della salute che è offeso e messo all’angolo».

La denuncia Secondo loro, infatti, esisterebbe un «ruolo di sudditanza delle agenzie di protezione e prevenzione agli interessi politici locali e la loro rinuncia al mandato istituzionale, in favore invece di un atteggiamento accomodante nei confronti dei soggetti economici che hanno accumulato ingenti profitti con l’incenerimento nella ‘conca’ ternana».

Le domande Chiedono come sia stato possibile che «nel 2006 ‘Arpa Umbria’, due imprese private e ‘Tecnocentro srl’, allora società proprietaria dell’inceneritore Printer, si fossero associate nel ‘Consorzio tecnologie energetiche e ambientali’, al fine di promuovere le attività delle consorziate e tra le altre la produzione di energia alternative. Com’è giustificabile che il controllore lavori per promuovere il controllato? Come è stato possibile, poi, che Arpa, negli stessi anni, svolgesse il monitoraggio sui tre impianti di incenerimento e commissionasse l’analisi delle diossine proprio ad Isrim, all’epoca di proprietà di ‘Tecnocentro’, del comune di Terni e di altri? E com’è possibile che gli stessi soggetti nel 2009, in sede di conferenza di servizi, abbiano dato parere favorevole una autorizzazione valida per 10 anni fino al 2019 allo stesso Printer?».

Conflitto di interessi Secondo gli ambientalisti «Arpa, avrebbe dovuto valutare l’opportunità di cadere in un così palese conflitto di interessi, nonché in un grave, secondo noi, venir meno al ruolo di garanzia nei confronti dei cittadini che peraltro pagano tali servizi con le tasse. Sarebbe stato preferibile perché no un partenariato con società e istituti di ricerca sulle tecnologie di campionamento, monitoraggio e controllo delle polveri sottili, per fare un esempio».

Gli amministratori Chi in quegli anni «ha ricoperto incarichi istituzionali, come il sindaco e gli assessori, sia comunali che provinciali, ha responsabilità politiche enormi». Ed insistono: «Gli esposti hanno preso la parola e riscriveranno la storia dell’incenerimento a Terni. La vulgata scientista e ambientalista ufficiale locale è troppo impegnata a produrre rapporti sullo stato di salute della ‘conca’ o classifiche sulla qualità della vita ad uso e consumo della classe dirigente. Pur non sottovalutando l’effetto negativo di fumo, traffico e alimentazione, non possiamo più accettare che diossine, pcb e altre sostanze cancerogene prodotte in grandi quantità nella nostra città, non abbiano un ruolo determinante di interferenza con l’organismo».

Parla l’Arpa Il direttore della sede ternana dell’agenzia, Adriano Rossi ha voluto sottolineare che «l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio dell’impianto di produzione di energia (Printer) è stata data alla fine degli anni ’90 dal ministero dell’industria». Per quanto riguarda, invece, le diossine «nonostante a Terni ci siano state attività che potenzialmente potevano emettere diossina, come l’industria siderurgica dal 1800, l’industria chimica dagli inizi del ‘900 e l’industria di trattamento dei rifiuti dagli anni ’70, nessuno prima di Arpa si era mai posto il problema di controllare le diossine».

I dati Dal 2002 Arpa «nell’ambito del sito di bonifica di interesse nazionale – continua Rossi – ha attivato i controlli sul suolo, avvalendosi dell’unica struttura sul territorio in grado di fare questa attività: l’Isrim. I dati forniti da Isrim sono stati regolarmente validati dall’Arpa Toscana. Successivamente Arpa si è impegnata a formare il proprio personale e attualmente è attrezzata per fare il controllo delle diossine su tutte le matrici ambientali (aria, acqua e suolo)». Arpa nel corso degli anni «oltre ad effettuare controlli e monitoraggi, si è fatta promotrice nella ricerca delle soluzioni alle problematiche, come le scorie dell’acciaieria da non collocare più in discarica ed effettuare bonifiche senza collocare il terreno in discarica, tese a trovare soluzioni indicative nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabili».

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.