I vaccini, per il momento, non ci sono e, mentre si aspetta che arrivino, si cercherà almeno di sapere con precisione come stanno le cose.
‘Lingua blu’ La malattia infettiva che colpisce i ruminanti – che, stando alle rassicurazioni degli organismi sanitari, non è trasmissibile agli umani – è stata segnalata in un allevamento di pecore di Acquasparta e il sindaco di Terni ha emesso un’ordinanza che prevede la realizzazione di un censimento per individuare tutte le aziende all’interno delle quali vi siano animali ‘a rischio contagio’ – ovini, caprini e bovini – anche al fine di organizzare visite periodiche di controllo in quelle che si trovano in un’area compresa entro i quattro chilometri dal caso segnalato.
L’ordinanza Il provvedimento del sindaco, peraltro, prevede anche il divieto di spostamento degli animali verso «aree indenni del Paese o del resto
del territorio comunitario», anche se sono previste delle eccezioni, rappresentate da «animali destinati alla macellazione o di animali da vita di età superiore ai 90 giorni».
I focolai L’Asl2 ha specificato che in provincia di Terni sono 59 i focolai registrati e che tutti i casi sono riferiti alla specie ovine, la più a rischio: la campagna di vaccinazione sarà avviata appena arriveranno i farmaci richiesti.
In Parlamento Il deputato Filippo Gallinella, insieme ad altri quattro colleghi del Movimento 5 Stelle cinque stelle, ha depositato un’interrogazione rivolta al ministro della salute e al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali: «Un atto dovuto – spiega il parlamentare umbro – dopo l’ultima segnalazione di un focolaio in un allevamento di ovini ad Acquasparta. Gli allevatori italiani di ovini stanno subendo dei danni gravissimi, con perdite di migliaia di capi sia per morte naturale che per necessario abbattimento e con ricadute negative sulla produzione. Per limitare la diffusione della malattia e tutelare le aziende agricole da danni anche di carattere economico serve subito un’azione coordinata a livello centrale e omogeneamente distribuita all’interno dei territori coinvolti. Le Regioni si muovono in ordine sparso e alcune in ritardo sulla prevenzione, come nel caso dell’Umbria. Così non si può andare avanti».