di Daniele Bovi
Spendere di più per cercare di salvare più vite e offrire un servizio migliore. La giunta regionale nei giorni scorsi ha dato l’ok alla costituzione di un gruppo di lavoro che, entro l’inizio di marzo, dovrà mettere nero su bianco il progetto per dotare l’Umbria di un elisoccorso autonomo, mettendo così fine all’accordo con le Marche che va avanti dal 2014. Quest’ultimo è scaduto a gennaio ma nel frattempo Palazzo Donini ha deciso di stipulare una convenzione con le Marche che durerà sei mesi, prorogabili per un identico periodo di tempo.
ELISOCCORSO, MERCATO DOMINATO DA UNA SOLA SOCIETÀ
Studio di fattibilità In più verrà utilizzato un servizio ‘a chiamata’, tramite accordo con le regioni vicine, per coprire tutta l’Umbria in caso l’elicottero marchigiano non possa intervenire; il che, come si vedrà più avanti, rappresenta uno dei problemi dell’attuale servizio. Del gruppo di lavoro che scriverà lo studio di fattibilità farà parte il personale di due Direzioni regionali (Salute e Governo del territorio), della società Umbria salute e altri esperti. Insieme al Molise l’Umbria è l’unica regione a non avere un servizio autonomo e del dossier si parla ormai da qualche mese: in estate, quasi all’unanimità, il consiglio regionale ha approvato una mozione mentre a dicembre l’assessore regionale, Luca Coletto, ha spiegato che a breve sarebbe arrivato il bando di gara.
I DOCUMENTI: L’ACCORDO DEL 2014 E IL RINNOVO
I numeri Attualmente l’Umbria paga un fisso di 1,2 milioni all’anno più un costo orario di 1.424,13 euro. Secondo i dati della centrale operativa del 118 regionale, nel triennio 2018-2020 l’elicottero marchigiano ha effettuato in tutto 122 interventi; in particolare si parla di 47 trasferimenti verso ospedali di altre regioni, 33 interventi di «soccorso primario» e 42 recuperi o soccorsi in zone impervie. In media cinque operazioni ogni 100 mila abitanti, mentre in altre regioni si viaggia intorno alle 60. Nel 2018 la spesa è stata pari a 1,241 milioni di euro, 51 mila euro in più l’anno seguente e una cifra simile nel 2020, per un costo medio di 30 mila euro a intervento. A questi numeri andrebbero aggiunti anche quelli delle richieste rifiutate (tra le 6 e le 8 ogni anno) per condizioni meteo avverse o per indisponibilità dell’elicottero.
LA MOZIONE APPROVATA IN CONSIGLIO
I problemi Collocazione logistica, vento e nebbia in inverno e mezzo già impegnato in altri interventi rappresentano alcune delle criticità attuali del servizio, e la media di interventi ogni 100 mila abitanti fa ipotizzare a Palazzo Donini un potenziale e una domanda attualmente non soddisfatti. L’elisoccorso è cruciale per alcuni casi «tempo dipendenti» come gravi traumi, problemi cardiocircolatori o neurologici. In Umbria nel 2019 i codici rossi sono stati 5.774, dei quali 1.119 per traumi gravi, 2.729 per cause cardiocircolatorie e 1.926 per quelle neurologiche (oltre 11.400 invece i codici gialli).
Fattore tempo Casi in cui accorciare i tempi di intervento potrebbe significare salvare vite: attualmente dalla chiamata dell’elisoccorso all’arrivo in ospedale passano in media un’ora e 50 minuti per i traumi gravi, nove minuti in meno per le cause cardiocircolatorie e un’ora e 45 minuti per quelle neurologiche. E secondo alcune analisi, ogni cinque minuti passati vedono diminuire le possibilità di sopravvivenza del 10%. Ma quanto costerebbe il nuovo servizio alle casse della Regione dalle quali, ogni anno, escono circa 1,6 miliardi per la sanità umbra? Le cifre variano a seconda delle categorie di elicottero (leggeri, medi o pesanti) e del servizio (diurno o H24).
Costi e Antitrust Per mezzi leggeri (come un Airbus H145) e 12 ore al giorno si va dai 170/180 mila euro al mese più 1.500-1.600 euro all’ora, che lievitano a 240/250 mila per l’H24. Per gli elicotteri medi (come un Augusta Westland 139) si va dai 220/230 mila euro al mese per il servizio diurno ai 290/300 mila per l’H24, più un costo orario che oscilla tra i 2mila e i 2.200 euro all’ora. Quello dei servizi Hems (l’Helicopter emergency medical services), Sar (Search and rescue) e Aib (l’antincendio boschivo) è un settore molto particolare viste le caratteristiche del mercato. Da un’indagine condotta dall’Antitrust nel 2017, per quanto riguarda l’Hems è emerso che si tratta di un mercato di fatto dominato da una sola società, quella Babcock che, secondo l’Antitrust, si è aggiudicata l’80% degli appalti tra il 2011 e il 2017.
Twitter @DanieleBovi