di Daniele Bovi
Paesi altamente sviluppati che, per un così lungo periodo di tempo, sperimentano la chiusura di scuole e università è uno scenario senza precedenti almeno da decenni; e non si tratta del solito attacco a effetto per catturare l’attenzione del lettore, bensì soltanto di una semplice constatazione. Lunedì sera il governo ha ufficializzato quello che tutti da ore avevano capito, e cioè che scuole e università rimarranno chiuse fino a lunedì 3 aprile; ma dato che dal giovedì seguente inizieranno le vacanze di Pasqua, è chiaro che gli studenti, sempre che la situazione lo permetta, torneranno tra i banchi martedì 14. Per dirigenti, professori e studenti si tratta di una sfida nuova, con ripercussioni su più livelli interamente da valutare e ognuno, singoli e istituzioni, prova ad affrontarla sulla base dei mezzi a disposizione che ha.
Un surrogato Chi ha investito in nuove tecnologie si trova avvantaggiato ma la situazione, inevitabilmente, è a macchia di leopardo e molto differente, da professore a professore, è la capacità di gestire i nuovi strumenti, nella maggior parte dei casi in realtà semplici e intuitivi. Al di là di usability e preparazione va però subito sgombrato il campo da un luogo comune, e cioè che le lezioni a distanza sostituiscano in tutto e per tutto la scuola e che sia questo l’inevitabile e auspicato futuro. Senza contatto e relazione fisica, per oltre un mese ragazzi e docenti sperimenteranno solo un surrogato della scuola. Il professor Roberto Contu da qualche mese ha pubblicato un bellissimo e necessario libro in cui racconta la sua esperienza di docente («Insegnanti, il più e il meglio», edito da Aguaplano, lettura consigliata in questi giorni).
LE DUE UNIVERSITÀ ATTIVANO LEZIONI A DISTANZA
La mancanza Contu insegna Lettere al liceo classico «Properzio» di Assisi, dove lunedì sono partite le lezioni con Gsuite: «Negli ultimi tre anni – racconta a Umbria24 – questa scuola ha investito molto sul digitale; già da stamattina sono state attivate le lezioni con i ragazzi tutti presenti e dal punto di vista infrastrutturale abbiamo retto bene». Il problema è il resto: «I ragazzi arrivano nella classe virtuale anche con 10 minuti di anticipo perché sentono la mancanza reciproca; una studentessa, facendo una battuta, ha chiesto a qualcuno di prestargli una penna. Tutti hanno riso ma la scuola è relazione e fisicità, è stare insieme; senza questi elementi è un surrogato».
Una nuova consapevolezza Ognuno prova a dare il meglio ma «tutti non vedono l’ora di tornare a scuola, ovviamente nelle migliori condizioni possibili». I ragazzi durante le ore lezioni erano tranquilli, hanno riso e scherzato ma è chiaro che questa esperienza «servirà – prosegue Contu – per riacquisire un senso di scuola che davamo per scontato». Nessun professore è stato lasciato solo e a tutti è stato offerto aiuto e tutoraggio, mentre tra gli studenti dopo i primi due giorni di ‘festa’ per la chiusura dell’istituto, si è diffusa una nuova consapevolezza della gravità della situazione, frutto anche delle misure prese dal governo nelle ultime ore: «I ragazzi – racconta Contu – si sono fatti via via più seri dopo l’”ubriacatura” dei primi giorni; ora anche tra loro c’è sconcerto».
Rilassatezza Elena Giugliarelli frequenta la III C del liceo scientifico «Galilei» di Perugia; per lei lunedì sono iniziate le lezioni a distanza anche se la mattina non è stata piena come da programma: «Su sei ore – racconta – ne abbiamo fatte quattro». La scuola utilizza Classroom e anche Elena ha avvertito sensazioni nuove: «È stata un’esperienza particolare. Le lezioni sono più rilassate, lente e tranquille; tutto sommato i professori se spegni webcam e microfono non se ne accorgono. È stato tutto più strano anche se i professori sono stati bravi a spiegare e a far capire». Elena spiega che è proprio «rilassatezza» l’aggettivo più adeguato e che tra i suoi amici la consapevolezza di quello che sta accadendo nel paese è differente: «Ho amici di diverse fasce d’età. Tra i miei coetanei – dice – alcuni stanno prendendo le cose sottogamba, mentre i più grandi hanno capito che la situazione è seria e che bisogna stare attenti; per quelli del quinto i cento giorni (quelli che mancano all’esame di maturità, ndr) sono stati annullati e non si vedono più per studiare o stare insieme. Si sono barricati in casa e lì restano».
Al «Volta» Rita Coccia guida l’Itts «Volta» di Piscille, considerata da più parti una delle vere punte di diamante dell’istruzione regionale. «Noi usiamo la piattaforma Moodle e ClasseViva – racconta – e oggi erano collegati in circa 800 studenti circa». «Il momento è difficile, ma l’istituto – è detto nel sito – c’è con la professionalità e la lungimiranza che lo caratterizzano». Le due piattaforme sono parte del piano di offerta formativa ormai da sei anni: su Moodle i docenti caricano i materiali ma la scuola ha attivato anche altri strumenti come Flipped classroom e Debate. «Questa è una situazione di emergenza – spiega l’istituto – ma anche una grande occasione per sperimentare la didattica digitale nel quotidiano. Lavoriamo da anni in questo senso e possiamo essere d’aiuto, con buone pratiche da diffondere, per le scuole del territorio e per chiunque volesse il nostro supporto».
Twitter @DanieleBovi