di Elle Biscarini
Alla vigilia del Consiglio grande sulla sanità umbra, l’opposizione pubblica un documento unitario in cui sottolinea lo stato del servizio sanitario nella regione, con attacchi diretti all’amministrazione regionale e comunale. «La sanità, – si legge nel documento – in Umbria e a Perugia, è stata ridotta ad una condizione di dissesto totale».
Diritto fondamentale «Il servizio sanitario nazionale pubblico e universale – ricordano le forze di centrosinistra – rappresenta una conquista di civiltà e di democrazia». Un bene che, secondo i firmatari del documento, si troverebbe sotto attacco da parte della destra «al governo, in Italia, in Umbria e a Perugia». Queste starebbero «perseguendo un disegno deliberato di smantellamento della sanità pubblica e delle politiche di welfare».
Dissesto e peggioramento Dito puntato verso la gestione dei conti. Si parla di «dissesto sul piano economico-finanziario», ma soprattutto «dei servizi ai cittadini e alle cittadine con il progressivo e drammatico smantellamento delle strutture e la riduzione e precarizzazione del personale». Un progetto, secondo le opposizioni, con un obbiettivo ben preciso: «indebolire la sanità pubblica per favorire quella privata». Obbiettivo che non favorirebbe le fasce di popolazione più fragili. Queste, infatti, si ritroverebbero «costrette a indebitarsi o a rinunciare alle cure e alla medicina di prevenzione, provocando così non solo una grave lesione dei loro diritti, ma, nel medio-lungo periodo, un aggravio del carico sul sistema sanitario pubblico».
Fallimento Un fallimento, secondo le opposizioni, una «spirale perversa che chi governa regione e città ha costruito». Nessun investimento per potenziare il personale allo stremo, liste di attesa infinite che non si smaltiscono mai nonostante i 4-5 cosiddetti ‘Piani di rientro’ degli ultimi anni. Tempi di attesa «disumani che negano il diritto all’accesso ai servizi e alle cure». Inoltre, si legge sempre nel documento, «la vergogna dei cosiddetti “viaggi della salute” che costringono i cittadini – quelli che possono – a spostarsi da un capo all’altro dell’Umbria per ricevere le prestazioni». E ancora tagli alla spesa sanitaria e ai servizi, «l’ultimo solo pochi giorni fa per ulteriori 28 milioni di euro da effettuare entro quest’anno». Avvicendamenti ai «vertici delle Aziende sanitarie e ospedaliere, con la quasi totalità delle posizioni di vertice oggi coperte da “facenti funzione”, producendo di fatto una situazione di totale immobilità».
Comune Non si salva nemmeno il Comune di Perugia dalla valanga di critiche. L’amministrazione comunale, si legge, avrebbe giocato «un ruolo centrale nelle scelte che hanno caratterizzato le politiche sanitarie in Umbria e a Perugia». Le opposizioni denunciano un assordante silenzio da parte di Palazzo dei Priori per quanto riguarda l’Usl Umbria 1, e il subire «in maniera passiva – quando non complice – le decisioni che andavano a penalizzare i cittadini e tollerando in silenzio il degrado progressivo dei servizi sanitari territoriali». Il Comune di Perugia, sarebbe anche reo di non aver mai fatto «uno sforzo tangibile per ascoltare i propri cittadini». Avrebbe «mancando di avviare una seria indagine di gradimento su qualità, modi e tempi dei servizi sanitari erogati al fine di proporre miglioramenti o correzioni.»
Criticità e mancanze Il documento elenca poi una serie di criticità e mancanze nella sanità umbra e perugina in particolare. Degrado delle strutture, alcune delle quali estremamente evidenti come il distretto sanitario di via XIV settembre, Madonna alta e Belocchio. L’indebolimento del servizio di neuropsichiatria infantile presso il centro servizi Grocco a causa della pandemia e che non ha più ripreso il regime ordinario. Tempi di attesa e prolungamenti dei tempi delle prestazioni, che spesso comportano il trasferimento in strutture private, anche per coloro in regime di degenza. Bassi standard di efficienza, con il mancato utilizzo di sale operatorie e macchinari. Malagestione della Centrale operativa territoriale (C.o.t.) per la presa in carico multidisciplinare di pazienti critici. E ancora, impoverimento dei servizi alla persona e assistenza sanitaria domiciliare, consultorio, screening, cura dei senza tetto e degli immigrati.
Trasporto pubblico e servizi Una situazione questa, che non riguarda prettamente la sola sanità pubblica. Nel documento si accenna anche alla mancanza di servizio pubblico potenziato, parcheggi riorganizzati, orari adeguati, forze dell’ordine formate adeguatamente per far fronte a disagio sanitario e/o psichiatrico, potenziamento delle unità di strada e dei centri a bassa soglia, programmi di riabilitazione e reinserimento nella società. Una malagestione che, secondo le opposizioni, spingono i cittadini a rinunciare alle cure, o, per chi può permetterselo, verso il “turismo sanitario” interno alla regione. Un fenomeno quest’ultimo, dicono nel documento, che costringe gli abitanti a spostarsi anche da un lato all’altro della regione, per ottenere attenzioni medico-sanitarie. Un fatto «tanto più grave se si considera che un perugino su quattro ha più di 64 anni». In definitiva, si legge ancora, «risulta gravemente compromessa la possibilità per i cittadini di accedere ai servizi sanitari, alla diagnostica e alle cure».
Impegno politico Le forze politiche firmatarie si impegnano dunque «per costruire una grande campagna di mobilitazione a difesa della sanità pubblica». Obbiettivo che passa necessariamente per il rilancio del Servizio sanitario regionale attraverso investimenti in personale, strutture e strumentazioni. «Chiediamo con forza un repentino cambio di rotta alle forze politiche che hanno il compito di governare Perugia e l’Umbria per riaffermare la centralità della salute come bene pubblico e diritto universale».