di Daniele Bovi
Meno potere ai direttori generali e, in generale, più trasparenza. Potrebbero essere sintetizzate così le nuove linee di indirizzo, approvate nelle scorse ore dalla giunta regionale, che riguardano «il conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa per la dirigenza medica, veterinaria e sanitaria nelle aziende ed enti del Servizio sanitario regionale dell’Umbria». Tradotto, le nuove regole per la nomina dei primari e che saranno valide anche per Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale) e Istituto zooprofilattico Umbria-Marche.
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La modifica In generale, l’applicazione mira a limitare l’influenza dei partiti (che attraverso le giunte scelgono i dg) in un ambito chiave, anche per il consenso e il potere, come quello della sanità. Le nuove regole rappresentano il recepimento dell’articolo 20 della cosiddetta «Legge concorrenza», approvata dal Parlamento nell’agosto scorso dopo lungo travaglio e molte pressioni. Con la riforma vengono sostituite le precedenti linee di indirizzo varate in Umbria nel 2013 sulla scorta di quanto stabilito dalla normativa nazionale, la nota legge 502 del 1992.
Cosa cambia Il percorso parte con l’individuazione, da parte del dg dell’azienda sanitaria od ospedaliera, del profilo di direttore di una struttura complessa in termini di competenze e caratteristiche. Poi viene pubblicato l’avviso con tutti i dettagli, mentre l’ulteriore passaggio prevede la nomina, da parte del dg, della commissione (tre dipendenti dell’azienda) che sorteggerà i tre componenti della commissione giudicatrice, formata da direttori di struttura complessa. E qui arriva la prima novità: i membri di fuori regione estratti dall’apposito elenco nel corso della procedura pubblica dovranno essere almeno due e non più uno. Oltre a ciò dovrà essere garantita la parità di genere.
Le nomine Altra novità riguarda il presidente della commissione, che sarà automaticamente il membro con più anzianità di servizio, mentre prima per sceglierlo era prevista l’elezione. L’organismo potrà assegnare un massimo di 80 punti: 50 saranno attribuiti al curriculum e 30 dopo il colloquio. A differenza di quanto accadeva in precedenza, ora sarà formata una graduatoria con i relativi punteggi e il dg dell’azienda sarà obbligato a nominare il primo classificato; prima, invece, la commissione offriva una terna di nomi lasciando l’ultima parola al direttore generale. In caso di parità, l’incarico spetterà al candidato più giovane senza più la possibilità, come avveniva prima, di scegliere un altro nome. E se dovessero arrivare dimissioni o decadenza si procederà alla sostituzione tenendo conto della graduatoria.
Università Le linee di indirizzo si occupano anche dei reparti a direzione universitaria. Il dg dovrà procedere alla nomina d’intesa con il rettore e sentito il Dipartimento competente. Università e Regione in modo congiunto daranno vita alle procedure e, ovviamente, dovranno garantire il rispetto di principi basilari come quelli di imparzialità, buon andamento e trasparenza. In ballo, a proposito di Università, c’è ancora la piena applicazione della recente convenzione e l’istituzione delle aziende ospedaliero-universitarie; tema sul quale lunedì il rettore Maurizio Oliviero ha promesso, nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico, che a breve l’Ateneo darà il proprio contributo per arrivare a una completa definizione.