di Daniele Bovi e Ivano Porfiri

Da qui alla fine dell’anno strologare su chi saranno gli otto nominati sarà il gioco di società preferito da tutto quel mondo regionale a cavallo tra sanità, politica e informazione. Fino al 31 dicembre c’è chi si macererà nell’attesa e chi proverà a giocare tutte le carte a propria disposizione. La triangolazione da tenere sotto controllo per capire da qui alle prossime settimane la piega che prenderà quella che alcuni negli uffici della Regione chiamano «la partita», quella più importante per i futuri assetti della sanità regionale, è quella che ha come vertici le stanze di palazzo Donini, quelle dell’assessorato alla sanità e quelle dei vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere. Proprio questi ultimi, entro il 31 dicembre, andranno rinnovati: le nomine, come noto, spettano alla giunta che in poco più di due mesi dovrà trovare un accordo politico al proprio interno sui nomi dei quattro direttori generali e dei quattro direttori sanitari.

BARBERINI PRESENTA IL NUOVO PIANO SOCIALE

La partita Posti strategici, di stretta fiducia politica, all’interno di uno scacchiere, quello della sanità, sul quale ogni anno viene impiegato circa il 70 per cento del bilancio regionale. I direttori saranno scelti a discrezione della giunta all’interno di un albo al quale si sono iscritte, come spiega a Umbria24 l’assessore alla Sanità Luca Barberini, oltre cento persone, anche da fuori regione. L’assessore salta a piè pari il giochino sui nomi ma un messaggio chiaro lo manda: «Quanto sarà importante il fattore cambiamento nel fare le scelte? Lo metto al primo posto». «Noi – aggiunge – come ci ha confermato nei giorni scorsi anche il rapporto Agenas, abbiamo una buona sanità ma dobbiamo anche dirci che, per quanto mi riguarda, il cambiamento è un valore oggi irrinunciabile: non possiamo chiedere alla politica di cambiare e poi lasciare le persone irrigidirsi in un ruolo. Poi andrà giudicata la storia di ognuno, gli obiettivi raggiunti e l’ambizione di costruire il modello socio-sanitario dei prossimi 20 anni».

VIDEO: INTERVISTA A BARBERINI

Criteri Tra i criteri che Barberini spiega di voler usare ci sono «novità, competenza, merito, capacità di fare gioco di squadra e di saper lasciare il testimone; in molti pensano “dopo di me il diluvio”». «I direttori generali – continua – hanno un ruolo strategico e dobbiamo mettere in campo figure professionali e competenti, in grado di dialogare tra loro mentre oggi ho la sensazione che si guardi solo all’interno delle singole aziende». Un errore secondo Barberini dato che «siamo una regione piccola e pensando alla programmazione occorrerà creare meccanismi che facilitino il dialogo. I direttori non devono essere in competizione: loro, tutti insieme, devono dare risposte alla comunità regionale». Barberini giura che ancora in giunta non si è discusso del tema ma è conscio che in questa partita molto conterà ovviamente la politica e la battaglia, o il dibattito se si vuol usare un termine più edulcorato, all’interno del Pd.

La politica Barberini, che guida l’assessorato più ambito e importante, è uomo vicino Gianpiero Bocci, e così nello strologare tutti si chiedono non se, ma come, il sottosegretario vorrà giocare questa partita e che faranno quelli dall’altra parte. Di sicuro, specialmente dopo regionali che hanno messo in evidenza la fine delle rendite di posizione per il Pd, si vorrà evitare di dilaniarsi sui nomi nella pubblica piazza. «Negare il ruolo della politica – risponde sul punto Barberini – sarebbe dire una bugia, ma la politica deve anche fare scelte coraggiose. Quanto al Pd, dobbiamo abbandonare la battaglia interna e lanciare un messaggio che suoni più o meno così: “Terremo in giusta considerazione il merito e non l’appartenenza”. In questo modo saremo in grado di far fare uno scatto alla comunità regionale». Vada come vada,  tutto si deciderà all’ultimo minuto o al massimo all’89esimo.

La riorganizzazione Dopo i direttori nel 2016 ci sarà da pensare anche alla riorganizzazione della rete ospedaliera, partendo dall’assunto «che tutto e dappertutto non si può fare, e che se diminuiscono le risorse allora bisogna dare più efficienza al sistema. Dobbiamo scommettere su una forte organizzazione della rete, specializzare le singole strutture facendo capire ai cittadini che non c’è bisogno di una cattiva sanità sotto casa ma di una buona magari un po’ più lontana». Guardando infine al territorio dal quale proviene, Barberini a proposito della delicata partita legata all’integrazione degli ospedali di Foligno e Spoleto dice di immaginarseli come «due strutture con un bel corridoio in mezzo, peraltro a quattro corsie. Anche qui, dovremo spiegare cosa si fa e dove, mettendo ben in chiaro che non c’è alcuna diminuito bensì un’assegnazione di ruoli».

Twitter @DanieleBovi
Twitter @irvine76

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