La qualità dell’aria in Umbria è migliorata nel corso della Fase 1 del lockdown. È quanto emerso dallo studio di Arpa Umbria presentato venerdì presso la Sala Convegni dell’Agenzia a Terni. I tecnici hanno analizzato il rapporto fra il blocco delle attività antropiche e la sua incidenza sui livelli di inquinamento. I risultati ottenuti – è stato spiegato – hanno evidenziato una drastica diminuzione di metalli nella Conca ternana, dove le concentrazioni di Cromo, Nichel, Piombo, Rame e Molibdeno, hanno seguito le varie fasi di attività del sito siderurgico. Nell’arco temporale immediatamente successiva al blocco dell’area a caldo e di parte dell’area a freddo (11/03), il livello dei metalli si abbassa notevolmente. Dal 6 di aprile, con la riapertura dell’area a freddo e successivamente, anche se in modo discontinuo, dell’area a caldo, le concentrazioni cominciano a risalire per poi stabilizzarsi su valori prossimi alla media 2015-2019. Nulla di nuovo sotto il sole: i dati confermano la correlazione diretta e immediata tra alcuni metalli nel PM10 e l’attività siderurgica. Nel resto della regione, dove le concentrazioni sono di media molto più basse, assistiamo a un decremento più contenuto dei metalli e in particolare del rame elemento spesso associato alla sorgente traffico.

Polveri sottili Nel periodo di sospensione delle attività scolastiche, dei servizi, delle attività commerciali e produttive non essenziali con notevoli limitazioni negli spostamenti sia a livello locale che nazionale previste dalle misure di contenimento del contagio durante l’emergenza Covid-19, l’indagine di Arpa Umbria ha messo in relazione condizioni meteorologiche, determinanti per la qualità dell’aria, (il passaggio inverno-primavera è solitamente favorevole alla dispersione degli inquinanti), i vari provvedimenti di blocco delle attività e i dati emersi dalle centraline fisse di monitoraggio e dalle analisi di laboratorio. È emerso che le polveri sottili (PM10 e PM2,5) non hanno risentito in maniera evidente del blocco delle attività. Come già anticipato da Umbria24, è stato ribadito che le medie sono influenzate, oltre che dalle emissioni, dalle condizioni meteo e allora la riduzione significativa dei valori, dal 22 al 27 marzo va associata all’irruzione sull’Umbria della Tramontana, così come i picchi registrati alla fine di marzo (28–31 marzo) della parte nord dell’Umbria sono influenzati da una irruzione di aria dall’Asia centrale, con un marcato contenuto di polveri a cui è seguito un innalzamento anomalo del PM10. Fino al 31 maggio i dati sono rimasti su valori bassi, mediamente al di sotto della norma, a eccezione della settimana 6 -13 aprile e nei giorni 14 e 15 maggio, quando si sono verificate leggere intrusioni sahariane con maggiore prevalenza nella parte sud dell’Umbria.

Traffico veicolare Il Biossido di Azoto (NO2), ha evidenziato una notevole riduzione nelle postazioni più influenzate dal traffico come Perugia Ponte San Giovanni, Foligno e Terni Carrara (dove la riduzione rispetto al corrispondente periodo del 2019 è pari al 70%). Anche per questo inquinante è possibile notare una correlazione con i fenomeni meteorologici. Benzene e Toluene si trovano nei prodotti derivati dal petrolio, quali la benzina. Nel periodo marzo-aprile 2020, le misure anti-Covid hanno ridotto sensibilmente l’inquinamento da traffico con diminuzioni anche del 60% dei livelli di Toluene nelle stazioni più influenzate da questa sorgente. Nel mese di maggio con il riprendere graduale delle varie attività tali parametri sono risaliti parallelamente al traffico veicolare. Confrontando comunque le concentrazioni media dei mesi marzo-maggio degli anni 2015-2019 con le concentrazioni medie del 2020 negli stessi mesi, si registra una notevole diminuzione dei parametri, soprattutto nelle stazioni urbane da traffico. Questi i principali dati raccolti da Arpa. Ad aprire la presentazione con la stampa è stato il Direttore Generale di Arpa Umbria, Luca Proietti che ha fatto riferimento anche allo scorso anno: «La situazione dell’aria in Umbria nel 2019 – ha detto – è stata buona. Per la prima volta, dopo tanti anni, siamo rimasti nel range dei 35 superamenti. Il monitoraggio relativo allo scorso anno ha confermato poi l’assenza di criticità e il pieno rispetto dei valori limite per il piombo, arsenico, nichel e cadmio. Lo studio invece effettuato da Arpa Umbria nel periodo di lockdown ha rappresentato un momento irripetibile (purtroppo, per le circostanze) per valutare l’impatto diretto che alcune attività antropiche hanno sulla qualità dell’aria». «Noi siamo definiti come il Cuore Verde d’Italia, ma questo non deve essere solo uno slogan deve diventare un tratto identitario che deve trovare un puntuale riscontro. Come Giunta – ha spiegato l’assessore alle politiche agricole e agroalimentari e alla tutela e valorizzazione ambientale dell’Umbria, Roberto Morroni – vogliamo intraprendere un percorso verso la piena sostenibilità ambientale che sarà lungo e comporterà anche scelte in controtendenza». «I dati di Arpa Umbria relativi alla città di Terni ci confortano ma è necessario lavorare ancora sui fattori critici che investono la Conca», ha spiegato il Sindaco di Terni, Leonardo Latini.

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