La locandina della manifestazione

di Letizia Biscarini

Time has come, ovvero il tempo è arrivato, questo il titolo della manifestazione organizzata dalla comunità iraniana di Perugia sabato primo ottobre alle 17 in piazza Matteotti, quando i cittadini residenti all’estero, ma originari di quel paese, si sono mobilitati in tutto il mondo per sostenere le proteste che agitano l’Iran dalla morte della ventiduenne curda Mahsa Amini. La giovane è deceduta il 16 settembre scorso in circostanze sospette dopo essere stata arrestata per aver indossato il velo in maniera giudicata non adeguata dalla polizia morale o religiosa. L’indomani, centinaia di donne, poi seguite da altrettanti uomini, sono scese in piazza tagliandosi i capelli e bruciando i propri hijab in segno di protesta contro il regime. Decine di città in tutto l’Iran sono messe a ferro e fuoco dagli scontri tra la popolazione civile e la polizia. Il regime ha risposto con violenza alle rivolte: nelle prime due settimane si sono contati oltre 80 morti, secondo la ong Iran human rights, tra cui moltissime donne e anche minori. Malgrado internet non sia disponibile in Iran, immagini e video delle proteste riescono comunque a diffondersi grazie all’aiuto degli attivisti informatici. La protesta si è allargata su scala globale e ha raggiunto anche l’Europa, dove molta gente ha cominciato a radunarsi di fronte alle ambasciate iraniane.

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La manifestazione Un folto gruppo di iraniani, ma anche di sostenitori, a Perugia ha dato vita a una lunga manifestazione, che ha richiamato l’attenzione di quanti si trovavano a transitare in quell’area. Al grido di libertà per l’Iran, ‘la donna è libera’ e ‘khamenei assassino’ donne e uomini hanno formato un cerchio attorno alle immagini della lotta. Poi i canti della protesta e gli applausi dei sostenitori. La manifestazione è continuata fino a sera, con momenti di commozione e alcune testimonianze di donne iraniane che hanno ripercorso la storia drammatica degli ultimi 40 anni di quel paese.

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