di Daniele Bovi
Numero di posti, suddivisione degli spazi, logistica, tipo di offerta culturale, sostenibilità economica e proposte alternative. Per quasi tre ore al centro del consiglio comunale aperto che si è tenuto lunedì pomeriggio a Palazzo dei Priori c’è stato il futuro del teatro Turreno. Ad aprire i lavori l’assessore comunale allo sviluppo economico Michele Fioroni, quello regionale Antonio Bartolini, 12 tra rappresentanti di associazioni e semplici cittadini (alcuni hanno rinunciato a parlare) e tre consiglieri comunali. Fioroni ha rivelato che sul passaggio di proprietà dalla Fondazione Cassa di risparmio a Comune e Regione è arrivato il via libera della Soprintendenza, e ha ribadito poi come fatto in più di un’occasione che al centro del progetto dovrà esserci la sostenibilità economica. Insomma il gestore «deve fare a meno di un contributo pubblico, una stagione questa ormai finita perché siamo in epoca di ristrettezze economiche. Turreno deve e può diventare un modello di creatività cittadina nel quale si deve esprimere non solo un tipo di cultura».
FOTOGALLERY: IL CONSIGLIO COMUNALE APERTO
Fioroni e Bartolini Secondo Fioroni la polemica sul numero di posti «è paradossale, tra l’ipotesi minima e massima ballano 200 posti, 1.210 invece che mille», due opzioni tra le quali ballano anche 600 mila euro di differenza. «Abbiamo – dice – 3,1 milioni euro che dobbiamo spendere per uno stralcio funzionale. Ipotesi più ampia vale 4,6, milioni, la più piccola 4,1 mentre lo stralcio funzionale per platea e palcoscenico 3,1». Di «dibattito fondamentale per capire gli orientamenti della città» ha parlato Bartolini, che ha rimarcato il ruolo del capoluogo e si è detto «un po’ preoccupato perché l’intento che c’era tra le parti era quello di arrivare al massimo del finanziamento, e quindi servirebbe individuare l’ulteriore quota sulla quale occorrerebbero dei chiarimenti. La Regione non vuole decidere le linee dell’amministrazione comunale ma sarà partner attento. Dal nostro punto di vista alcuni elementi vanno chiariti: il Turreno deve essere fattore di sviluppo o deve trovare le risorse al suo interno?».
L’ASSEMBLEA-SHOW AL POSTMODERNISSIMO
VIDEO: VIAGGIO DENTRO IL TURRENO
Liberali e Croce Fondamentalmente la linea di frattura che ha attraversato il dibattito, quello in consiglio comunale come quello che va avanti da mesi in città è tra chi pensa a un contenitore votato quasi esclusivamente ai «grandi eventi» e chi pensa a soluzioni e offerte più flessibili. Uno schema al quale Gianluca Liberali della Stagione Umbria musica d’autore si sottrae: per quanto grande il Turreno secondo Liberali non potrebbe mai ospitare ad esempio Luciano Ligabue o Giorgia, che infatti saliranno sul palco di quel Palaevangelisti per il quale chiede adeguamenti anche in quest’ottica e una gestione non esclusivamente orientata alla pallavolo. «Se facciamo passare gli anni e perdiamo i grandi eventi – dice – al Turreno quando sarà pronto faremo solo teatro elitario o di provincia». Fabrizio «Fofo» Croce dalla sua mette sul tavolo, oltre a una serie di problemi logistici e di inquinamento acustico che riguarderebbero l’area di piazza Danti, l’opzione dell’ex carcere: «Ci sono – dice – 24 mila metri quadrati di superficie, quanti ne servono per un auditorium da 1.000-1.500 posti? Tremila o forse meno, un decimo dell’ex carcere e vicinissimo alla stazione dei bus e a quella di Sant’Anna, oltre che al parcheggio. Turreno sia casa della musica e centro di cultura contemporanea, con un piccolo auditorium».
A PERUGIA RIAPRE «L’ALTRA LIBRERIA»
Biselli e Ambroglini Roberto Biselli del Teatro di Sacco ha invitato a guardare a un Turreno integrato con tutti gli altri contenitori cittadini, ha posto dubbi sul progetto della cittadella giudiziaria e ha invitato a «sciogliere certi sistemi di potere» a proposito del fare cultura in città: «Oggi tutti siamo in grado di fare le cose». A un Turreno da 1.400 posti guarda invece, e non è una novità, la Fondazione Sergioperlamusica di Virgilio Ambroglini. «Non vogliamo – ha detto – uno spazio monotematico ma uno aperto tutto il giorno tutto l’anno, una casa della musica, uno spazio per Umbria Jazz alla Turrenetta, un cinema, congressi, teatro, danza e cibo e bevande nel bar che già c’è». E la gestione? secondo Ambroglini «dovrà essere di un pool di soggetti perugini, quelli che usufruiscono della struttura». Diversificazione dell’offerta e flessibilità degli spazi sono invece le parole d’ordine di Luca Borrelli, uno di quelli che ha contribuito alla realizzazione dello studio di fattibilità commissionato dal Comune: «I rischi – ha detto – vanno minimizzati mentre le potenzialità dello spazio massimizzate».
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L’ACCORDO REGIONE-COMUNE-FONDAZIONE
IL NODO CAPIENZA
Il consorzio Abn Tra le proposte concrete per la gestione c’è quella del consorzio di coop sociali della città Abn. Il presidente Massimiliano Calesini immagina «uno spazio pieno delle tante diverse energie che incontriamo a Perugia e in Umbria. Una struttura che deve immaginarsi su diversi livelli, con offerte in grado di portare risorse e altre solo in grado probabilmente di spenderle. Vorremmo una sorta di piazza cittadina coperta». C’è poi chi come Angela Giorgi dell’associazione Start punta sui grandi eventi: «Perché – chiede – dobbiamo continuare ad andare a vedere, per esempio, Tom Waits a Firenze? Le teste per fare grandi contenuti ci sono. La questione dei posti è legata a quello che si vuole fare in termini culturali». Giorgi punta su un gruppo di gestori locali e si immagina il nuovo Turreno come «la punta di diamante della proposta culturale del territorio, ma qual è la proposta culturale?». Stare con i piedi per terra è invece il messaggio lanciato da Gianluca Laurenzi, che ricorda il lento declino del Turreno: «È vero che servono spazi adeguati ma il problema è la sostenibilità economica. Se non siamo riusciti a sostenere un certo modello in tempi di vacche grasse come faremmo ora?».
Ambizione e panini Essere «ambiziosi» è l’invito che ha fatto alla giunta Vanni Capoccia, che punta su una capienza grande, che permetterebbe agli organizzatori degli eventi di poter rischiare, e che chiede «rispetto per l’anima popolare di Perugia. Non siamo consumatori di merce, non dovete offrirci pizzette ma la cultura, di questo abbiamo fame; per i panini e la porchetta andiamo dove vogliamo. Dobbiamo essere ambiziosi». La soluzione proposta da Ambroglini è quella che piace a Primo Tenca della Società operaia di mutuo soccorso, che però sottolinea come la vicenda Turreno debba essere inserita in un contesto di politiche omogenee in grado di puntare «al risanamento di questa bellissima città d’arte». Sul tavolo della giunta l’ex consigliere comunale del Pd Nicola Mariuccini ha messo un’altra proposta, ovvero quella di verificare se la modularità degli spazi sia un’opzione percorribile anche in uno scenario da 1.200 posti. L’ultimo a prendere la parola, infine, è stato l’ingegner Fabio Maria Ciuffini, per anni colonna portante del Comune: «Il Turreno – ha detto – sia un primo passo per la rigenerazione dell’intera città, e tutto deve essere coordinato». Un Ciuffini che non ha risparmiato bordate alle vecchie amministrazioni: «Il problema – spiega – non è che i cittadini hanno lasciato Perugia ma che le funzioni hanno lasciato il centro di Perugia, che era un polo di attrazione. Il primo errore fu Collestrada, poi pensiamo a quella mostruosità di Corciano dove i centri commerciali si stanno cannibalizzando».
I consiglieri Punti che ha sottolineato anche il consigliere comunale di Ncd Emanuele Scarponi: «Adesso – ha detto – le cose devono cambiare, a partire dall’offerta culturale adeguata, capace di richiamatre persone da fuori». Un no secco «ad altri bar, ristoranti e locali dei quali il centro non ha bisogno» lo ha detto il pd Tommaso Bori, secondo il quale «le risorse il Comune le deve trovare, nell’ottica di un Turreno considerato non come un altro problema del centro, ma piuttosto come una soluzione ai problemi del centro». Una «gestione diretta del pubblico», magari attraverso gli introiti della tassa di soggiorno, è invece l’auspicio del pentastellato Stefano Giaffreda. Convinto della polifunzionalità del nuovo Turreno è il capogruppo di FI Massimo Perari, che ha richiamato anche l’intervento di Liberali e l’attenzione sulla mancanza di spazi ancora più grandi per progetti più ambiziosi. Per il capogruppo forzista, infine, la diatriba pubblico o privato deve essere superata perché «quello che conta è il servizio che si dà ai cittadini».
LA SINTESI DEGLI INTERVENTI
MICHELE FIORONI (assessore comunale sviluppo economico): Il Turreno è uno dei contenitori più importanti della città, ancora di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, quindi non è nelle disponibilità di Comune e Regione, mentre la Soprintendenza ha dato il via libera al passaggio di proprietà. Non abbiamo voluto come amministrazione procedere alla cieca, per questo abbiamo finanziato uno studio di fattibilità. Modello economico finanziario deve avere una sua sostenibilità e deve fare a meno di un contributo pubblico, una stagione questa ormai finita perché siamo in epoca di ristrettezze economiche. Turreno deve e può diventare un modello di creatività cittadina nel quale si deve esprimere non solo un tipo di cultura. Dallo studio di fattibilità sono emerse due visioni: un grande contenitore per il quale è necessario un contributo pubblico e l’altro che prevede più spazi modulari per una maggiore varietà di offerta; non possiamo pensare che vada avanti con i soldi pubblici. In città si è innescato un dibattito sui posti, invece dovrebbe essere su luoghi e spazi. Occorre superare un modello culturale classico. La polemica la trovo paradossale, tra l’ipotesi minima e massima ballano 200 posti, 1.210 invece che mille. Il jazz? potrebbero tenersi Clinics Berklee non solo a luglio, spazi per giovani artisti, la stagione invernale del jazz club. Servono molti modi di fare cultura e molti soggetti, guardando ai modelli che ci sono in Europa. Tra le due opzioni poi ci sono 600 mila euro di differenza per quanto riguarda i lavori. Ci troviamo a dover fare una scelta, abbiamo 3,1 milioni euro che dobbiamo spendere per uno stralcio funzionale. Ipotesi più ampia vale 4,6, milioni, la più piccola 4,1 mentre lo stralcio funzionale per platea e palcoscenico 3,1. Poi un soggetto sarà chiamato a gestirlo.
ANTONIO BARTOLINI (assessore regionale riforme): La questione va inquadrata in un quadro più ampio, Perugia non solo capoluogo ma sede delle due Università e degli altri istituti di alta cultura. Da sempre il centro di importanti manifestazioni e quindi la città è un attrattore culturale. Dibattito fondamentale per capire gli orientamenti della città. Sono un po’ preoccupato perché l’intento che c’era tra le parti era quello di arrivare al massimo del finanziamento, e quindi servirebbe individuare l’ulteriore quota sulla quale occorrerebbero dei chiarimenti. La Regione non vuole decidere le linee dell’amministrazione comunale ma sarà partner attento. Dal nostro punto di vista alcuni elementi vanno chiariti: Turreno deve essere fattore di sviluppo o deve trovare le risorse al suo interno?
ANGELA GIORGI (Associazione Start): Qual è la visione della città e dell’acropoli che dovrebbe avere un suo spazio di condivisione e confronto? Qui si deve parlare del ruolo della cultura a Perugia e della messa a sistema degli spazi. C’è una scena culturale viva in questa città. Perché dobbiamo continuare ad andare a vedere, per esempio, Tom Waits a Firenze? Le teste per fare grandi contenuti ci sono. Questione dei posti è legata a quello che si vuole fare in termini culturali: vogliamo continuare a vedere i concerti al Palasport? non credo, dovremmo pensare un po’ più in grande e di sicuro i costi sono cruciali. Il gestore come dovrebbe sopravvivere? I soggetti devono essere più di uno e locali e deve esserci un’idea di gestione. E non possiamo neanche pensare che dopo due o tre anni il gestore chiude perché ha due o tre milioni di debiti. Me l’immagino come la punta di diamante della proposta culturale del territorio, ma qual è la proposta culturale?
ROBERTO BISELLI (Teatro di Sacco): Da 40 anni faccio l’operatore culturale a Perugia. Turreno è grandissima opportunità da inserire in un quadro complessivo della Perugia del futuro. Città abbandonata dai suoi abitanti, l’hanno desertificata lucrandoci sopra quindi i primi responsabili siamo noi. Città che fa della cultura il suo elemento portante, ma gestire cultura è impossibile senza l’intervento pubblico. O ricominciamo tutti insieme a gestire con una sinergia intelligente oppure non dobbiamo mischiare le carte: il Turreno non può essere separato dal Morlacchi, dal Pavone e dall’ex carcere, sul quale bisogna riflettere prima di dare per scontate alcune decisioni; è in stato di completo disastro, quindi va ristrutturato e servono molti soldi. Riappropriamoci del centro storico come luogo di eccellenza, i cittadini tornino a viverci, i commercianti ne facciano un centro commerciale naturale di eccellenze. Io sono a disposizione ed è il caso che certi sistemi di potere vengano sciolti, oggi tutti siamo in grado di fare le cose, perché abbiamo esperienze ed energie. Questo deve essere l’inizio di un ragionamento.
LUCA BORRELLI: Gli spazi in primis devono creare valore culturale, efficienza organizzativa e sostenibilità di gestione. I gestori vanno messi nelle migliori condizioni di avere successo, cioè occorre orientarsi su due principi: diversificazione dell’offerta e flessibilità degli spazi. Casi molto interessanti in Italia ce ne sono, si pensi al teatro Parenti di Milano dove si fanno molte cose, a Roma il lanificio; in Europa c’è uno spazio ad Amburgo dove c’è forte identità teatrale ma anche altre attività. Rischi vanno minimizzati e le potenzialità dello spazio massimizzate .
MASSIMILIANO CALESINI (Consorzio ABN): siamo il più grande consorzio di cooperative sociali dell’Umbria e facciamo molte attività, da questa prospettiva abbiamo immaginato uno spazio pieno delle tante diverse energie che incontriamo a Perugia e in Umbria. Serve processo che metta insieme tutte le energie. Guardando il Turreno immaginiamo portale per esprimersi, organizzare grossi eventi non è alla portata di tutti. Ci siamo immaginati spazio che possa accogliere ad esempio museo multimediale, una struttura che deve immaginarsi su diversi livelli con offerte in grado di portare risorse e altre solo in grado probabilmente di spendere. Vorremmo una sorta di piazza cittadina coperta dove poter fare tutto ciò. Punto di partenza è la piattaforma, uno spazio inclusivo dove poter portare contenuti.
VANNI CAPOCCIA: Turreno era rivolto all’intrattenimento popolare. Il suo futuro sarà determinato dalle scelte che si fanno ora. Qui si parla di soldi pubblici, nostri, facile fare il gestore coi soldi degli altri. Qual è il futuro del Turreno? Ce lo dice ad esempio la Sagra musicale umbra, quando era impossibile dopo poco tempo trovare un biglietto per il concerto di apertura e chiusura. Che vuol dire? che se ci fosse stato un luogo con più posti avremmo potuto ascoltarlo. Anche San Francesco al Prato ce lo dice, oppure la fila che vediamo al Festival del giornalismo. Se ci fosse un luogo più grande gli organizzatori potrebbero rischiare e chiamare persone in grado di portare pubblico. Occorre essere rispettosi con l’anima popolare della città, non siamo consumatori di merce, non dovete offrirci pizzette ma la cultura, di questo abbiamo fame; per i panini e la porchetta andiamo dove vogliamo. Dobbiamo essere ambiziosi. Auditorium dovrebbe essere la vostra vanità, che poi diventerà quella di tutti.
GIANLUCA LAURENZI: Serve uno spazio decente per questa città, anche 2.700 del Santa Cecilia di Roma. Il problema però è successivo e si chiama sostenibilità. Piano piano nel corso del tempo il Turreno ha perso pubblico e poi ha chiuso, e se non siamo riusciti a sostenerlo in tempi di vacche grasse come faremmo ora? Cosa ci fa pensare che sarebbe sostenibile? Tenendo bene e a mente la necessità di spazi adeguati bisogna pensare a soluzione sostenibile, senza dover arrivare a crisi e chiusure. Intrattenimento e cultura generale potrebbe essere una strada; la Casa del jazz di Roma apre e chiude di continuo, il futuro è una multivocazione all’interno di uno spazio grande, mille posti come il Lyrick. Ricordiamoci che siamo una regione di 800 mila abitanti.
VIRGILIO AMBROGLINI (Fondazione Sergioperlamusica): Pare che siamo ancora in alto mare, da due anni ne parliamo. Noi non abbiamo mai pensato a Turreno come a uno spazio monotematico ma a uno aperto tutto il giorno, 365 all’anno, con 1.400 posti per una casa della musica, alla Turrenetta uno spazio per Umbria Jazz, sala documentazione, museo storico, sala registrazione e per conservare tutto il patrimonio audio-video, un cinema, grandi eventi, congressi, danza, teatro e altro ancora, compreso cibo e bevande integrato nel bar. La gestione? Un pool di soggetti perugini, quelli che usufruiscono della struttura, insieme a conservatorio e Università. Che ne sarà di Perugia nei prossimi anni? Qual è il progetto? Noi vogliamo ricostruzione e rigenerazione, Perugia viene vissuta come una città in grande decadenza, triste e morta, ci vorrà tempo per riqualificarla.
ROBERTO GRASSO (Associazione Tangram): nostra piccola associazione da due anni fa cultura in via Bonfigli. Qualche giorno fa a Firenze ho visto un esperimento multimediale che si chiama Klimt experience; abbiamo indossato dei visori e ci siamo immersi in queste opere di Klimt in un ambiente tridimensionale, un qualcosa di divertente e coinvolgente. Nella nostra epoca l’arte deve essere multimediale. Al Turreno serve una platea libera, spazi per teatro, concerti e tutte le forme d’arte che si fanno in città.
GIANLUCA LIBERALI (Umbria eventi d’autore): Sono due le caratteristiche che fanno la forza di uno spazio, la capienza e la polifunzionalità. Va tenuto conto che sopra i 999 posti ci sono adempimenti che gravano moltissimo sulla gestione, e individuare un modello gestionale in grado di essere sostenibile è una vera sfida. Superare quella soglia significherebbe trovare oltre 100-150 mila euro all’anno per le spese, non a caso il Lyrick ha 999 posti. Intorno al Turreno c’è una aspettativa eccessiva, come un miraggio sul ruolo che avrebbe in questa città come capoluogo regionale degli eventi. Per quanto grande non sarà mai il principe degli eventi nella regione. C’è un abbaglio e si dimentica il Palaevangelisti, l’unico spazio in grado di ospitarli e che dovrebbe avere degli adeguamenti, non è possibile che in una città così ci siano solo due grandi eventi al Palasport quest’inverno, ovvero Ligabue e Giorgia. Al Turreno Cirque du soleil o Morricone non ci andranno mai, e si è consegnato legittimamente e giustamente alla Sir la gestione dimenticando però il palasport. Se facciamo passare gli anni e perdiamo i grandi eventi al Turreno quando sarà pronto faremo solo teatro elitario o di provincia.
PRIMO TENCA (Società operaia di mutuo soccorso): Qualsiasi politica in primis dovrebbe riportare le persone a vivere in centro. Abbiamo toccato il fondo quest’anno a livello turistico, la situazione è stata quella che è stata e risalire la china sarà dura. Ripartiamo dal concetto che la città è viva se è abitata. Politiche urbanistiche della vecchia giunta proseguono anche con questa, si continua a costruire fuori mentre ci sono spazi immensi all’interno delle mura da poter utilizzare. Alziamo lo sguardo e non guardiamo solo al Turreno. È vero che gli abitanti hanno abbandonato il centro, ma a quell’epoca servivano politiche di riqualificazione di quegli spazi. Il Turreno non sia solo contenitore per eventi, come stella polare dobbiamo avere il risanamento e la valorizzazione di questa bellissima città d’arte. Il Turreno inseriamolo in una politica omogenea, e la soluzione di Sergioperlamusica mi pare la più credibile.
FABRIZIO CROCE: Sono 30 anni che la città si interroga sulla necessità di avere uno spazio da 1.000-1.500 posti. Il Turreno è un luogo adeguato – mi chiedo – per ospitare questo numero di persone? Bisogna essere concreti: piazza Danti è diventato un luogo sensibile, con una via di fuga poco agevole, quindi c’è un problema di sicurezza esterno e uno di impatto ambientale; ci sarebbe anche un problema di inquinamento acustico, comprese le 1.000-1.500 che escono dalla sala. Si pensi poi all’accessibilità: ha molte barriere architettoniche e la città è difficilmente accessibile, c’è un problema legato ai parcheggi. Io dico che l’operazione va dimensionata allo spazio. La mia proposta, che guarda all’ex carcere di piazza Partigiani dove ben vengano le funzioni della giustizia, ma c’è lo spettro di un Broletto due. Ben venga la cittadella ma ragioniamo sugli spazi, ci sono 24 mila metri di superficie, quanto ne serve per auditorium per 1.000-1.500 posti? Tremila metri o forse meno, un decimo dell’ex carcere e vicinissimo a stazione bus e Sant’Anna, oltre al parcheggio. Turreno sia casa della musica e centro di cultura contemporanea legata alla musica, con un piccolo auditorium.
FABIO MARIA CIUFFINI: Una regione senza un capoluogo non ha futuro. Il punto più basso delle politiche urbanistiche in questa città è quando abbiamo scoperto che al Turreno si sarebbe voluto fare un parcheggio o un centro commerciale. Il problema non è che i cittadini hanno lasciato Perugia ma che le funzioni hanno lasciato il centro di Perugia, il primo errore fu Collestrada poi pensiamo a quella mostruosità di Corciano dove i centri commerciali si stanno cannibalizzando. Il centro era il polo di attrazione, dove c’erano le funzioni. Il Turreno sia un primo passo per la rigenerazione dell’intera città, e tutto deve essere coordinato. Per esempio, bene il centro congressi ma funziona se non risolviamo il problema dell’accessibilità? La concorrenza al centro l’abbiamo inventata noi stessi collocandola fuori dalla città. Dovrà essere una struttura in grado di servire in primis la città e la sua partecipazione.