di Daniele Bovi
«Se le regole del gioco rimangono queste, vendere tutto, non cedere niente oppure solo un pezzo non ha alcun senso. Prima bisogna capire cosa si vuol fare di questa azienda». A parlare è il presidente di Gesenu Luca Marconi che venerdì, a palazzo dei Priori, ha partecipato alla seduta della commissione Bilancio dove sono stati discussi quattro ordini del giorno (due del M5S, uno del Pd e uno di Ncd) relativi proprio all’azienda e al suo futuro; un futuro tutto da tracciare e sul quale al momento una linea precisa non c’è, dato che nella maggioranza, così come nell’opposizione, i punti di vista sono molti e differenti. Tutto ruota intorno a due questioni centrali: lo statuto e la partecipazione azionaria (il Comune detiene il 45 per cento).
Più poteri Scarponi, Ncd (partito vicino al presidente Marconi), con il suo odg chiede sostanzialmente che il 45 per cento del Comune pesi di più riguardo alla determinazione delle scelte. Un assist servito a Marconi che spiega: «È interessante e opportuno – ha detto – studiare un adeguamento dello statuto aziendale, il chiedersi se risponde ancora alle esigenze. Ricordo che il potere del presidente si riduce a quello di mettere una firma, peraltro la seconda, sull’assunzione o il licenziamento di un dirigente». Questo punto, i poteri in mano alla parte pubblica, viene prima del ragionamento sulle quote. Secondo Marconi al momento «il nostro valore è pari a zero. Poniamo pure che dalla vendita di un 15 per cento o del tutto incassiate 500 mila euro, un milione o tre: poi che si fa?».
Psi contro Nilo Arcudi, socialista ed ex vice sindaco con delega alle partecipate, boccia in toto l’odg di Scarponi: «La partecipazione – dice – è da valorizzare, l’assetto societario è da superare e bisogna puntare su un nuovo soggetto privato, non su quello attuale. Se le nostre quote diminuiscono non è un problema, avevamo anche costruito un percorso con Hera, ma poi con la nuova amministrazione non se ne è fatto niente». Arcudi parla di un odg «scivoloso e azzardato», vede all’orizzonte il rischio di una «politicizzazione dell’azienda» e quindi promette: «Contrasteremo questo piano fino in fondo, e quanto a eventuali modifiche dello statuto, le prospettive di fondo sono inaccettabili e ricordo che il privato ha la maggioranza all’interno dell’assemblea dei soci». Come a dire che la strada, anche volendo, è molto in salita.
Cambiare strada Marconi risponde per le rime: «Avere creato – dice – un regolamento per la trasparenza degli acquisti o uno per il personale è politicizzare l’azienda? Quanto al cambio di soggetto privato, sarebbe inutile se prima non si attualizzano le regole del gioco». Scarponi gli fa eco e spiega che al di là della decisione sulle quote il tema è come riuscire a far sì che il Comune pesi di più dentro Gesenu. Che sia il momento «di cambiare strada» lo dice anche il capogruppo del M5S Cristina Rosetti, che ha firmato i due ordini del giorno e che non vorrebbe una vendita delle quote: «Come mai – chiede – la parte pubblica non riesce a esercitare il suo peso contrattuale?». Dai banchi di Forza Italia invece Piero Sorcini (che non ha gradito l’assenza di Urbano Barelli, impegnato con il sindaco nella riunione di insediamento dell’Auri), spiega che a suo avviso «dalle partecipare bisognerebbe uscire».
Piano industriale E la giunta? L’assessore al Bilancio Cristina Bertinelli sottolinea che l’orientamento del governo è quello di ‘alleggerire’ gli enti locali dal peso delle partecipate, ma da qui a prendere una decisione su Gesenu ce ne passa: «Sulla vendita – dice – stiamo ragionando, ma parlare di percentuale è prematuro». La scelta non c’è neppure a proposito di una spinta a favore di un maggior peso del Comune dentro Gesenu, mentre Marconi sul punto ribadisce che «serve una prospettiva perché oggi il mondo è cambiato». Il Pd invece con il suo ordine del giorno affronta la questione del piano industriale e di un suo eventuale aggiornamento alla luce del rientro dei crediti siciliani (40 su 53, ribadisce Marconi, con la prospettiva di incassare presto gli altri 13): il presidente «non vede una connessione» tra il rientro dei crediti e l’abbattimento dei costi, anche perché determinare le tariffe spetta al Comune.
Numeri «Grazie agli incassi – dice Marconi – possiamo però negoziare tariffe più vantaggiose coi fornitori e rendere l’azienda più efficiente». Da parte sua Bertinelli chiude sull’argomento così: «È una questione, quella della revisione del piano, che merita di essere approfondita». Quanto alla questione Viterbo ambiente, oggetto di un altro odg pentastellato, Marconi ha spiegato che le informazioni sono al momento quelle apparse sulla stampa e che è stato dato mandato all’ad di tutelare in ogni sede gli interessi di Gesenu. In commissione c’era anche il direttore amministrativo Vergari (assente l’ad Gentile, coinvolto nell’inchiesta sui rifiuti della procura di Perugia), che ha illustrato alcuni numeri relativi al bilancio 2014: 103 milioni di euro il valore della produzione, 11 del margine operativo lordo, utile netto a quota 1,034 milioni dagli 877 mila euro dell’anno precedente, debiti scesi da 87 a 77 milioni mentre quelli a breve termine sono stati azzerati grazie ai crediti siciliani. La seduta di giovedì è stata dedicata sollo alle audizioni, mentre la prossima volta si andrà al voto sugli odg.
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