«Recherà all’ecosistema Valnerina un grave danno, perché non rispetta i principi di precauzione, chiediamo l’immediata sospensione dei lavori». A parlare sono i membri del comitato No acquedotto che da tempo si oppongono a quella che il direttore generale del Sii Paolo Rueca ha definito «l’opera magna» per l’azienda e il territorio ternano-amerino, con garanzie di approvvigionamento idrico per tutti i Comuni interessati, in caso di necessità. Ora gli ambientalisti che alzano gli scudi sul fiume Nera pongono il problema terremoto: «Il campo pozzi e gran parte dell’acquedotto si trovano all’interno del cratere sismico, il progetto dell’acquedotto non ne tiene conto».
‘No acquedotto’ Il comitato avrebbe recentemente incontrato geologi, biologi e tecnici dei comuni interessati all’acquedotto e dal confronto sarebbero scaturite nuove preoccupazioni per l’ambiente: «È evidente – scrivono dal comitato a margine dell’assemblea – che i sistemi idrogeologici siano legati all’evoluzione delle faglie sismiche. Un terremoto ,come quello del 30 ottobre ,determina abbassamenti e innalzamenti delle falde e compromette la già difficilissima interpretazione del sistema di fagliatura del territorio in esame ,di per sé caotico e oggetto di studio all’università della Sapienza di Roma per le sue specificità. Le acque del torrente Torbidone – dicono a supporto della tesi – erano scomparse con il sisma del 79 e ora sono tornate a scorrere nel vecchio alveo, la sorgente di San Pellegrino che alimentava l’acquedotto di Norcia è ora prosciugata ,la parte alta del Nera vicina alle sorgenti nel territorio di Castel Sant’Angelo ,oggi in piena, invade il paese».
Difendere il fiume Nera Secondo alcuni dei professionisti intervenuti – stando a quanto riferiscono dal comitato – il progetto mancherebbe di un bilancio idrogeologico completo mentre considerato l’alto rischio sismico della Valnerina , l’interpretazione dei dati dovrebbe basarsi su accurati studi di superficie e indagini in profondità. «Fratture degli strati rocciosi, infiltrazioni nelle falde di acque contaminate più superficiali (non dimentichiamo la presenza di un ex discarica mai bonificata) e diminuzione o totale annullamento delle sorgenti in alveo che immettono attualmente acqua direttamente nel fiume sono i principali rischi». Tra i timori del comitato c’è anche quello che con i cambiamenti idrogeologici avvenuti dopo il sisma non si riuscirà ad assicurare all’acquedotto ternano un’alimentazione costante e durevole nel tempo come è nell’ordine dei calcoli del progetto. Per tutte queste ragioni, la richiesta degli attivisti è sempre la stessa: «Bloccare i lavori».