di M.T.

Sono 6 i punti nascita in Umbria, considerati con un’esperienza insufficiente, da parte del ministero della Salute per fare fronte, compiutamente, a tutte le complicazioni che possono derivare da un parto. Un quadro regionale che va aggiornato alla luce di quanto accaduto in questi mesi. Ad esempio il punto nascita di Assisi non è nell’elenco del ministero e ha conosciuto la chiusura del punto nascita, mentre quello di Castiglione del Lago e quello di Narni, sono presenti nell’elenco del ministero, ma in realtà hanno appeso ‘l’ultimo fiocco’.

CHIUSURA PUNTI NASCITA IN UMBRIA

Gli standard minimi Tuttavia era il 2010 quando le Regioni e il governo concordarono che i punti nascita con meno di 500 parti all’anno andavano chiusi. Non fosse per il fatto che, in linea di massima, non possono garantire 24 ore su 24 ostetriche, anestesisti, pediatri e ginecologi di cui c’è bisogno per fare fronte a ogni evenienza. Ma la soglia dei 500 parti l’anno, che in Umbria come in gran parte dell’Italia non è a tutt’oggi considerata elemento discriminante, è sottostimata rispetto agli standard internazionali. Insomma è convenzionalmente accettato, secondo le linee guida dei paesi europei, che la soglia minima per potere tenere aperti i punti nascita, che significa poi garantire standard di sicurezza adeguati, è quello delle mille nascite all’anno.

Le resistenze L’Umbria non è dissimile da un modello italiano che non favorisce la mobilità nonostante le conseguenze di insufficienti standard di sicurezza. E la mappa dei punti nascita con cifre annuali di gran lunga al di sotto degli standard minimi ‘all’italiana’, registrano situazioni da record nel Meridione, mentre una diffusa resistenza alla chiusura nel resto del Paese. Se si dovesse rispettare la soglia delle mille nascite all’anno – scrive La Stampa – oltre la metà degli ospedali italiani dovrebbe chiudere i punti nascita. Comunque il ministero della Salute traccia la lista di quelli al di sotto della soglia dei 500 parti l’anno individuandone 6 in Umbria.

L’elenco dell’Umbria Nell’elenco del ministero, tra i 6 ospedali umbri sotto standard, risultano anche quelli già destinatari della decisione di chiusura come lo Stabilimento ospedaliero di Castiglione del Lago (con all’attivo 259 nascite l’anno, stando ai dati del ministero) e il presidio ospedaliero di Narni con 394 nascite l’anno. Quindi lo stabilimento ospedaliero della Media Valle del Tevere con 328 nascite l’anno, ovvero l’ospedale di Pantalla, poi l’ospedale di Spoleto con 428 nascite e dove nei giorni scorsi è stata eseguita una manovra salvavita con taglio cesareo in tre minuti, l’ospedale di Orvieto, il Santa Maria della Stella con 491 nascite l’anno (meno di dieci nascituri per raggiungere quota 500) e il presidio ospedaliero Alto Chiascio, di Gubbio con 425 nascite l’anno.

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Scenari Nelle Marche vengono chiusi tre punti nascita, con San Severino Marche che conta all’attivo 550 parti e ha presentato ricorso. In Umbria, stando agli scenari attuali, rischiano in primo luogo l’ospedale di Spoleto e poi quello di Pantalla (Todi). Sono sul tavolo considerazioni di carattere geografico, prima fra tutte le distanze dai centri importanti dotati di unità di terapia intensiva neonatale. Sull’ospedale di Spoleto si fa strada l’ipotesi di accorpamento con l’ospedale di Foligno, a circa 2o chilometri di distanza, con collegamento della superstrada. All’ospedale di Perugia, le nascite del 2015 sono 150 in più rispetto all’anno precedente.